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martedì 25 settembre 2012

RUCHE' DI CASTAGNOLE MONFERRATO 2010 - D.O.C.G. - Az. Agr. Massimo Marengo

Può piacere o no, ma non lascerà indifferenti... potete amarlo oppure odiarlo, ma non scende a compromessi. Un vino sincero e con personalità.... e non dimenticate... a Castagnole si é soliti dire: "Se qualcuno vi offre un Ruchè é perché ha piacere di voi". Ecco io me lo sono comprato... ma se siete da quelle parti e una piacente signorina vi offre un calice di Ruchè... mmm... non siate timidi!!


Una cena al volo con un amico, dopo lavoro e ad ora tarda... abbiamo appena finito di lavorare all'allestimento del bellissimo chiostro di Voltorre (VA) per l'inaugurazione del centro ReMida (progetto dedicato al riciclaggio e recupero di scarti industriali per realizzare opere artistiche) che si terrà il giorno successivo... sono passate le 22.00 da un pezzo… ci fermiamo da me per una pizza al volo, un paio di birre e le ultime direttive per domani. Ebbene sappiatelo, quando si abita in un paesello di 5000 anime nelle prealpi varesine, é praticamente impossibile trovare una pizzeria d'asporto ad ora tarda, soprattutto in una serata infrasettimanale. 

Così un paio mollano il colpo e tornano a casa, pizzerie nelle vicinanze zero... rimaniamo in due più la mia compagna anche lei in dirittura d'arrivo verso casa... ok... "ghe pensi mi"... facciamo una pasta in cinque minuti... propongo la nazional-popolare aglio-olio e peperoncino, di quelle che vanno bene a qualsiasi ora e in qualsiasi circostanza. Poi ti ritrovi a casa bello affamato... il tuo amico-ospite é persona di buona forchetta e il giorno prima di ritorno dalla Costa Azzura ti ha portato una boccia di Bandol... che faccio il braccino corto con una misera aglio-olio e peperoncino? 

"Sentas giò...va"... meglio far tardi e rischiare di andare a letto "chini", ma facciamo le cose fatte come si deve, l’ospitalità è sacra… nel tempo più rapido possibile stappo una bottiglia di Ruchè , scanniamo un avanzo di pecorino sardo e metto in tavola due piattoni di pappardelle al ragù di fagiano. Forse un po' esagerato per uno spuntino delle 23.00?? Ragazzi... quando si ha fame, una buona compagnia e una boccia di rosso sul tavolo, credo sia doveroso non porsi problemi di salute, ciccia o digestione...

Così il nostro spuntino si trasforma nell'occasione per assaggiare e "ammazzare" questo Ruchè di Castagnole Monferrato, acquistato l'anno scorso alla fiera del tartufo di Moncalvo, direttamente dallo stand del sign. Marengo. I più attenti ricorderanno di aver già letto su queste pagine il nome dell'Az. Agr. Massimo Marengo, quando un anno fa vi ho raccontato della sua Barbera d'Asti... un'ottima bevuta, fresca e piacevole per una bottiglia pagata solo 4 euro e mezzo!!

Approccio quindi al Ruchè con grandi aspettative, vuoi per l'unicità di questo vitigno non famosissimo al di fuori del Piemonte… vuoi perché mi aveva piacevolmente sorpreso la Barbera… vuoi perché la cantina si trova proprio nel territorio di eccellenza del Ruchè, ovvero Castagnole Monferrato e questo vino rappresenta il "pezzo forte" della produzione vinicola dell' agricola Marengo. 

Vi rimando alla recensione della Barbera per le info relative a questa cantina (clicca qui) e sfrutto questo post per scrivere due righe in merito a questo vitigno poco diffuso, che qualche lettore "di passaggio" potrebbe non conoscere. Il Ruchè è un vitigno dalle origini piuttosto incerte, ma probabilmente arriva nel 18°sec. dalla Borgogna. Viene coltivato nel Monferrato Astigiano, inizialmente commercializzato come vino da tavola o venduta come uva da taglio. Solo con la vinificazione in purezza di questa uva, si sono definite le caratteristiche di questo vino, che si contraddistingueva dal resto dei vini bevuti abitualmente, tanto da essere definito dalla gente di Castagnole "il vino della festa". Nel 1987 viene così sancita questa piccola D.O.C. piemontese, che nel 2010 diventerà D.O.C.G. I numeri oggi parlano di 400.000 bottiglie commercializzate e una sessantina di ettari vitati, compresi nei comuni di Castagnole Monferrato, Grana, Montemagno, Portacomaro, Refrancore, Scurzolengo e Viarigi, tutti in prov. di Asti. La disciplinare prevede l'utilizzo di almeno il 90% di uve Ruché, "tagliabili" con un 10% di Brachetto e/o Barbera.

Questa versione di Marengo ricavata da una vigna di circa 4 ettari a Castagnole Monferrato, dimostra subito un carattere piuttosto forte. Nel bicchiere si presenta scarsamente denso, con un colorito rosso rubino piuttosto scarico con sfumature violacee. Al naso non fa sconti, parte subito all’attacco e ti satura le narici. Intenso, persistente e vinoso con forte sentore alcolico (14%vol.), lasciando in secondo piano i sentori speziati e le note erbacee-floreali, con poco spazio per la frutta. Anche al palato conferma un carattere “tosto”… fluido e sapido, secco ed alcolico, ha tannini da vendere e si fanno sentire. E’ quasi un vino d’altri tempi, rustico e forte… ma notate bene… ho scritto “forte” e non “robusto” o “muscoloso”!

Se amate i vini concentrati e marmellatosi, se vi piace il taglio bordolese o il vino langarolo di eleganza e finezza, lasciate perdere questo Ruchè. Non è un vino moderno, ne tecnico, nemmeno possiamo definirlo equilibrato… diciamo pure che non è un vino facile… è per stomaci forti… ma al contempo ha caratteristiche ben delineate e sicuramente non assomiglia a nessun altro. Può piacere o no, ma non lascerà indifferenti... potete amarlo oppure odiarlo, ma non scende a compromessi. Un vino sincero e con personalità.

Onestamente questa versione di Massimo Marengo è un po’ troppo carica, sicuramente schietta, ma un filo di equilibrio in più non avrebbe guastato, manca quel tocco di finezza e morbidezza che avrebbe garantito maggior facilità e piacevolezza alla beva. A parziale scusante, ci metto l’annata 2010 non proprio favorevolissima causa maltempo, con frutti non del tutto maturi e quindi zuccheri non abbondanti. Ne risultano vini magri, poco polposi, poco profumati e piuttosto pungenti. Magari qualche anno in più di bottiglia, avrebbe giocato a suo favore…. ci metto anche la cena preparata al volo, la bottiglia stappata e bevuta… un vino con questa intensità alcolica richiede almeno un’oretta di ossigenazione per “tranquillizzarsi” un pochino.

Resta comunque un vino da scoprire, probabilmente non vi conquisterà al primo sorso, farete un po’ fatica ad assimilarlo e a capirlo, ma bicchiere dopo bicchiere, riesce a farsi apprezzare e a convincere.

Abbinamento gastronomico obbligatorio con selvaggina assai "selvaggia" (diciamo in salmì…) oppure con del formaggio stagionato e saporito. Per chi ama ascoltare musica mentre sbevazza, ci sono 2 strade percorribili. La prima (sconsigliata), è agire in contrapposizione alle caratteristiche del Ruchè di Marengo... il che significa equilibrare il tutto “jazzando” qualcosa di tranquillo in sottofondo. La seconda (consigliata) è andare in sintonia con il vino, per valorizzarne il carattere. A questo punto dovete alzare il volume di qualche decibel (quanto basta per rendere impossibile la conversazione) e sparare un cd che sappia suonare spigoloso, potente, allucinato e al contempo vintage... ma che abbia stoffa all’orecchio dell’ascoltatore più attento e preparato in materia… direi che il primo omonimo album dei Queen of the Stone Age ci sta alla perfezione! 

Non sarà per tutti i palati, ma se amate vini rustici, sinceri e non omologati, qui cascate a fagiolo… e vi bastono solo 7 euro…. Magari provate altre annate meglio riuscite... Non dimenticate... a Castagnole si é soliti dire: "Se qualcuno vi offre un Ruchè é perché ha piacere di voi". Ecco io me lo sono comprato... ma se siete da quelle parti e una piacente signorina vi offre un calice di Ruchè... mmm... non siate timidi!!

1 commento:

  1. buonissimo il ruche'!!!
    secondo me e' proprio cosi' che dovrebbe essere un vino
    pero' condivido appieno quello che hai scritto
    e' un vino particolare senza mezze misure
    o si ama o si odia

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