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domenica 7 luglio 2013

MONTE DEL CUCA 2010 - Vino Bianco - Menti Giovanni


Se mi passate il termine un vino “punk”, nella sua forma più “underground”, dove conta l’impatto, il ruvido, la vibra... le sonorità meno pulite ma dirette. In secondo piano la tecnica dei musicisti, la precisione stilistica, la pulizia nel suono. Ma va bene così…


Chi ha letto il mio post dedicato alla prima edizione de “Gli estremi del vino”, sa che mi sono concentrato sui produttori lombardi, tralasciando il resto d’Italia e tornandomene a casa un po’ dispiaciuto per i tanti assaggi mancati… ma come a volte capita, quello che lasci poi ti ritorna…  così i primi bianchi stappati dopo la trasferta di Pisogne, sono proprio di due vignaioli presenti alla fiera e “saltati” dal sottoscritto… la Ribolla di Terpin, di cui ho già scritto e il Monte del Cuca di Giovanni Menti che vado ad assaggiare. 

Indubbiamente quando pensi al binomio Gambellara-vini naturali, il primo nome che ti viene in mente è quello del caposcuola Angiolino Maule, ma sicuramente gli appassionati del genere conoscono bene anche questa cantina, che ha legato il proprio nome al territorio vicentino e al suo vitigno autoctono per eccellenza, ovvero la Garganega. 

La cantina Menti con Stefano, é ormai giunta alla quarta generazione di vignaioli e prende il nome da Giovanni, che ne fu il fondatore. Si protrae quindi la conduzione familiare e ad oggi l'azienda conduce circa 7 ettari e mezzo di vigneti nella zona collinare di Gambellara, coltivati a Garganega e Durello, da cui si ricavano vini bianchi fermi, frizzanti, spumanti e passiti. La conduzione delle vigne é a regime biologico, con l'utilizzo del metodo biodinamico, senza utilizzo di prodotti chimici, a cui si associa una condotta senza trucchi in cantina con l’utilizzo dei soli lieviti indigeni e dosaggio di solforosa bassissimo. Vini (e vignaiolo) che vogliono esprimere in primis il terroir, caratterizzato da un sottosuolo di origini vulcaniche. 

L'attuale produzione si aggira sulle 40.000 bottiglie e sicuramente incuriosisce la dicitura riportata… "vino volutamente declassato", che sta ad esprimere la volontà di essere vignaioli liberi ed indipendenti da etichette, consorzi e disciplinari. Menti ha tutte le carte in regola per rientrare nelle disciplinari e ottenere le certificazioni, ma predilige lasciar parlare i suoi vini ed essere libero da un sistema burocratico ed economico svantaggioso, sia per il produttore che per il consumatore. Sicuramente Stefano é uno a cui piace uscire dagli schemi, fare esperienze nuove, evolversi… in vigna, in cantina, tra le scartoffie..

Provare per credere ecco il suo Monte del Cuca, che stando a quanto mi hanno riferito, é un po' il pezzo forte tra i Garganega proposti.. dal “Roncaie”, un frizzante naturale, al “Paiele”, diciamo il Garganega base, il “Riva Arsiglia” le cui uve provengono da vigneti con oltre 60 anni di età e il “Monte del Cuca”... che é un pò il cru del lotto, le cui uve provengono da un piccolo vigneto di mezzo ettaro situato in collina e da cui il vino prende il nome. Piante con circa 40 anni di età con resa di 80 ql/ha per una produzione limitata a 2000 bottiglie per questa annata 2010. Fermentazione con lieviti spontanei sulle bucce senza il controllo della temperatura. Ben due anni in acciaio con i propri lieviti a cui segue un periodo di affinamento in bottiglia. 

Quando si definisce un bianco “Orange wine”, per quanto il termine non mi faccia impazzire, l’immagine che si materializza nella mia testa è proprio quella di questo Monte del Cuca. Già la bottiglia è indicativa, vetro marrone ed etichetta arancione… il vino ovviamente è di un giallo oro scuro tendente al bronzo, decisamente denso e viscoso lungo le pareti… diciamo atteggiamento più da rosso che da bianco… per rendervi l’idea. Il naso è molto particolare, deciso, persistente e intenso, carico e ricco di note difficilmente identificabili e che poco hanno a che fare con quelle tipiche dei vini bianchi. Leggermente vinoso, quasi caldo tra le rotonde note di frutta stramatura macerata, accenni di frutta secca e le più pungenti note speziate, sentori fumè e boisè, ma soprattutto sensazioni “rocciose” che ne forgiano il carattere e la vena minerale, espressione “diretta” di quel suolo vulcanico su cui sorgono le vigne. Il palato è pieno e avvolto dalla densità del vino, leggero sentore alcolico (13%vol.) con tannino vivo, quasi ruvido e un po’ sgraziato, ma assai piacevole, dalla intrigante e particolare gamma gustativa, quasi tridimensionale nel saper coniugare sensazioni polpose e tendenzialmente dolciastre, con buona mineralità e un intrigante finale amarognolo che ricorda un po’ i vini liquorosi da lungo invecchiamento. Vino di corpo e struttura per un “aranciato” che può essere tranquillamente dimenticato in cantina. 

Volendo fare un paragone con il precedente vino macerato assaggiato (la Ribolla di Terpin), prendendo in considerazione le ovvie e marcate differenze di terroir e uvaggio (e quindi si… il paragone è decisamente azzardato), posso dire che mentre la macerazione di Terpin l’ho definita “perfetta”, perché ci consegna un vino di grande equilibrio, tecnicamente ineccepibile e di grande verticalità, quasi una via di mezzo tra un bianco classico e un macerato estremo.  Il Monte del Cuca, sembra decisamente più “marcato”, meno perfetto, più difficile alla beva, per chi è abituato ai bianchi classici. 

Decisamente più particolare, estremo e verace. Se mi passate il termine un vino “punk”, nella sua forma più “underground”, dove conta l’impatto, il ruvido, la vibra... le sonorità meno pulite ma dirette. In secondo piano la tecnica dei musicisti, la precisione stilistica, la pulizia nel suono. Ma va bene così… il punk rock quando è troppo patinato non è punk ma pop per riempire i palazzetti, non ti emoziona e ti stufa dopo pochi ascolti, perché perde la sua essenza. Spero di aver reso l’idea con questo paragone… sappiate comunque che da queste parti “culturalmente” il rock sporco e di strada è sempre piaciuto… é un vino che ti "acchiappa" e ti costringe a rimettere il naso nel bicchiere, a fare un sorso in più per comprenderlo il più possibile... ma alla fine non ci riesci fino in fondo... e ad ogni sorsata c'è sempre qualcosa da scoprire. 

Quindi anche il Monte del Cuca è riuscito a convincermi, schietto e carico, espressione senza compromessi di un territorio e di una DOC meno considerata, ma che se ben interpretata riesce ad esprimersi alla grande. 

Dall’underground di Gambellara vini estremi per emergere nei confronti dei più blasonati vicini di casa di Soave. Ovviamente non potevo non ironizzare un po’ sul nome della cantina… quindi come abbinamento… sparatevi a tutto volume “Tu Menti” dei CCCP, si tratta di un bianco piuttosto "punk"... quindi ci sta alla grande. Se vi ho incuriosito trovate i vini di Stefano Menti qui o se preferite su altre enoteche on-line. Prezzo più che adeguato tra le 13-15 euro e alla prossima macerazione…

5 commenti:

  1. Ciao Simone.

    Grazie per la recensione.

    Spero di aver occasione di incontrarti in futuro.

    Solo una piccola precisazione: il vetro di Monte del Cuca è verde come quello di Riva Arsiglia ma, il vino arancione ne dà da fuori un effetto marrone.

    A presto.

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    1. grazie a te Stefano per essere passato dal blog...
      alla prossima fiera non mancherò il tuo banco assaggi..
      comunque, la bottiglia mi sembrava proprio marrone.. effetto mistico da orange wine...!!! ciao

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  2. Assaggiata di recente quest'annata: godibile, convincente.
    Scheda esaustiva: valutazione numerica forse un po' troppo risicata...secondo me.

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    1. io sono sempre in accordo con rinaldo...

      non ti nego che ero indeciso sulla valutazione numerica... anche se ovviamente conta ben poco... volevo mettere 7.5... poi ho visto che avevo dato quel voto alla Ribolla di Terpin... vino altrettanto valido ma ancora più godibile, figlio di una macerazione meno carica e più elegante... ha più stile e così ho messo 7 al Monte del Cuca... ma spero si sia capito che é un gran vino... piaciuto :-)

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