...Skerk ha centrato l'obbiettivo, tanto questa Vitovska riesce a regalarci ventose suggestioni carsiche... una cartolina in bianco e nero spedita dall'Europa dell'est.
E’ inizio Agosto e stiamo affrontando il più “torrido” week-end dell’anno.. Anche qui in zona Prealpi, dove solitamente l’area è leggermente più fresca rispetto
alla pianura, si “schiatta” letteralmente dal caldo…
il cielo è terso e il sole picchia duro… Inganno il tempo, ascoltando i "Soviet Soviet" indie-band di Pesaro, tra la new wave e il
post punk… sound teso, video sgranati in bianco e nero… atmosfere da Patto di Varsavia… decisamente "invernali"...e decisamente poco "disco dell'estate", musica in controtendenza, così come l'assunzione di bevande alcoliche, fanno sudare e quindi disidratano... ma come fai ad affrontare una calda serata estiva e il branzino abbrustolito sul piatto senza stappare un buon vino bianco?? E allora mettiamo a rinfrescare una bottiglia di Vitovska... che con quel nome mi fa molto ska-rocksteady ma anche est-Europa... e con i Soviet Soviet che cantano "Lokomotiv" ci sta benone.
Può incuriosire il nome di questo vino che probabilmente non tutti conoscono... si tratta di un bianco il cui nome deriva da questa autoctona uva a bacca bianca del Carso, al confine tra Italia e Slovenia. Anche il nome del produttore é di chiare origini slovene, trattandosi di Skerk, che coltiva la vite in quel di Prepotto, in provincia di Trieste, a pochi chilometri dal confine.
Proprio in questa zona si concentrano alcune tra le più interessanti cantine del Carso, essendo un luogo unico da cui si ricavano vini molto espressivi, figli di un terreno carsico sassoso e arido, spazzato dalla bora ma ricco di ferro e calcare. Qui la famiglia Skerk, nella figura di Sandi, che oramai ne ha raccolto l'eredità di Boris, coltivano 6 ettari di vigna a conduzione naturale, con vitigni autoctoni come la Vitovska, la Malvasia e il Terrano in aggiunta agli internazionali Sauvignon e Pinot Grigio. La ricchezza minerale del terreno, abbinata alle condizioni climatiche paricolari, con estati calde ed inverni rigidi abbinati al vento che soffia dal mare, rendono l'altopiano una zona "eroica" per la coltivazione della vite, ma come spesso accade, in condizioni estreme spesso si ottengono i risultati migliori, soprattutto dalle piante più vecchie. La politica adottata da Skerk, ovvero intervenire il meno possibile sia in vigna che in cantina, da frutto ogni anno a 20.000 bottiglie di vini che sanno esprimere il carattere del territorio e la tipicità dell'annata.
Un approccio "natur" quindi, con impiego di rame e zolfo limitato, lieviti indigeni, nessuna chiarifica e filtrazione, con solforosa limitata all'imbottigliamento.
La Vitovska che vado a stappare é dell'annata 2010 e viene ricavata dall'omonimo vitigno in purezza, con fermentazione a contatto con le bucce e un anno di affinamento nelle fecce nobili, per concludere in vasche di acciaio prima dell'imbottigliamento.
Nel bicchiere troviamo un vino color giallo paglierino tendente all'ocra,
niente “orange wine” quindi, anche se consistenza e densità sono quelle tipiche
dei bianchi macerati, così come l’aspetto leggermente “intorbidito”, dovuto
alla non filtrazione. Al naso è più “leggero” di quanto mi aspettassi, per
nulla aggressivo ti coinvolge lentamente con suggestioni carsiche. C’è poco
spazio x dolci note fruttate e primaverili sensazioni floreali, qui si esprime
il territorio senza compromessi, mineralità rocciosa e polverosa, calcareo, erbe aromatiche (salvia e timo), buccia di agrumi…. Il palato mantiene e amplifica la linea
olfattiva… grazie ad una beva mai scontata. Di buona struttura, leggermente tannico e
consistente, dimostra subito carattere e nerbo, ma al contempo riesce ad essere piuttosto slanciato, grazie ad una bella acidità e una sapidità quasi marina. Il retrogusto amarognolo ricorda le note minerale e sensazioni
salmastre, con piccole divagazioni in dolce che ricordano nocciola e mandorle tostate. Finale piuttosto lungo, leggermente alcolico (12.5%vol), fresco e vibrante.
Da servire non troppo freddo affinché possa esprimere al meglio le sue caratteristiche, colpisce soprattutto lo stile diretto e senza compromessi, la capacità di racchiudere ed esprimere nel bicchiere, le suggestioni di un luogo unico ed estremo come quello del Carso. E’ un vino che parla e si mette a nudo, per essere testimonianza diretta del terroir e della sua annata. Qui si lavora per sottrazione, una forma di arte povera, un vino messo a nudo... prendere o lasciare, piaccia o no, questa è la Vitovska di Skerk. Se con il discusso termine di vino "naturale" non ci limitiamo al metodo di gestione della vigna senza chimica, ma ne consideriamo anche l'originalità e la capacità di esprimere il suo luogo di origine, allora Skerk ha centrato l'obbiettivo, tanto questa Vitovska riesce a regalarci ventose suggestioni carsiche... una cartolina in bianco e nero spedita dall'Europa dell'est.
Detto questo, se é giusto rimarcare l'etica "anti-interventista" di Skerk, l'essere a suo modo un "sovversivo del gusto", é altrettanto corretto rimarcare che i "gusti son gusti" e non tutti i vini "naturali" riescono ad esaltarmi alla stessa maniera... Credo sia corretto evitare di fare di tutta l'erba un fascio (già usare il termine "fascio" mi mette i brividi...) perché al di la del lavoro eticamente corretto, possono esserci vignaioli più o meno bravi, con annate più o meno riuscite... E allora se ripenso alla "macerazione perfetta" di Terpin e dei suoi vini che tanto mi entusiasmano (tenendo sempre conto delle diversità territoriali e di uvaggio), nella scelta stilistica di Skerk e della sua Vitovska ho trovato un vino a cui sicuramente manca
un po’ di solarità, di precisione ed equilibrio, per renderlo più
elegante e ricco di sfumature... diciamo (per fare il verso alla Nick Hornby) che non rientra nella mia "top five" di vini bianchi macerati, pur andandoci molto vicino...
Credo che questa Vitovska meriti un assaggio, soprattutto per chi non ha mai provato i vini di un'area vitivinicola tra le più estreme e ricche di fascino che abbiamo in Italia. Costo dell'operazione tra le 20-25 euro...non é un vino regalato, ma vale una bevuta.
Mi piace molto quest'azienda.
RispondiEliminaNote molto positive a suo tempo, in particolare da Vitovska '09 e Ograde '09; ma anche da Malvasia e Terrano.