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lunedì 28 dicembre 2015

3 PACCHE SULLA SPALLA!! STAPPATI 2015.... ECCO LA PLAYLIST!!

Uno sguardo al passato per affrontare il futuro. Il 2016 enoico a Simo diVino parte da qui, con i doverosi auguri di buon anno. Come ho già fatto negli anni passati, mi diverto a riassumere in un piccolo "The best of....", le più interessanti "stappate" dell'anno appena trascorso prendendo in considerazione solo le bottiglie recensite su questo blog. Non si tratta di una classifica e non ha pretese esaustive, non ho tenuto conto di assaggi volanti, fiere mercato e tavolate gogliardiche. Diciamo che si tratta di una selezione dei vini assaggiati dalla prima all'ultima goccia, vini di cui ho potuto farmi un'idea precisa e per molti di essi parlarne anche con i produttori. Probabilmente non si tratta nemmeno dei più buoni in assoluto (diciamo a livello organolettico), ma quelli che per un'insieme di motivazioni mi hanno maggiormente convinto e coinvolto. Eccovi la top ten dei migliori che hanno segnato l'anno appena trascorso. Alcuni di voi li conoscono molto bene, per tutti gli altri qualche buon consiglio per gli eno-acquisti del 2016 !!. (clicca sul nome del vino per leggere la recensione completa!!)

 

> VB1 VERMENTINO 2010 - Riviera Ligure di Ponente D.O.C. - Tenuta Selvadolce

Parto da una considerazione piuttosto banale e poco significativa, assolutamente soggettiva, ma altrettanto sincera e veritiera… credetemi sulla parola e datemi fiducia… i vini di Tenuta Selvadolce sono buonissimi, punto.  Ok siete diffidenti... E allora sappiate che questo Vermentino Ligure in purezza, nasce da vigneti di 40 anni affacciati sul mare e condotti con metodo biodinamico. Nessun "imbroglio" in cantina e solo 1800 bottiglie prodotte. Aris Blancardi "imbottiglia" la Liguria che profuma di macchia mediterranea, aromi come timo e salvia, pini marittimi, con salinità e sentori salmastri, note ossidative. La macerazione ne condiziona lo stile, ma senza forzature ed estremismi, senza snaturarne la forte identità territoriale. Ne esce un vino tridimensionale, originale e piacevole al sorso, ricco di sfumature e sfaccettature che si intrecciano e si scambiano di ruolo, mantenendo il tutto in un equilibrio perfetto che ne esalta il sorso. Un grande vino bianco...

Un salto in Slovenia per incontrare un poeta del vino, o ancor più semplicemente, un contadino innamorato del suo lavoro e del territorio su cui affonda radici robuste... Marko Fon dimostra ancora una volta, che i vini buoni sono fatti dalle belle persone. Cuore-Carso-Mani. La sintesi perfetta. Come la sua Malvazija, classe cristallina pura, eccellente nella complessità di un sorso senza troppe sovrastrutture, di un equilibrio perfetto tra fluidità e succosità, tanto buon nettare profumato da goderne dal primo all’ultimo sorso… E' il Carso delle giornate invernali, teso, verticale, che non fa mai mancare il suo apporto minerale, roccioso, salino, che profuma di agrumi, lime, salvia... ma è anche il Carso gentile e generoso che mostra il suo lato più solare, carico e profumato, estivo nei fiori di campo e il fieno, il miele e le albicocche.

Per la serie "ti piace vincere facile??" questo vino lo conoscete tutti e quasi tutti lo amate. Una di quelle etichette che non tradiscono mai, una garanzia. Niente enologo, niente concimi, approccio artigianale e tanta semplicità affinché il vino possa esprimere al meglio il territorio. Questo è il credo di Ciro Picariello da Summonte, un punto di riferimento assoluto per il Fiano. Non si discute. Colpito a freddo da una nota citrina piuttosto netta. Scorza di limone, lime, pompelmo, citronella, accompagnate da una vena minerale che rendono il vino affilato ed incisivo. Non mancano ad ogni "sniffata" le note dolci della frutta bianca e quelle più amarognole degli agrumi, il profumo dei fiori di campo e della macchia mediterranea. E ancora frutta secca tostata, suggestioni balsamiche e fumè. Vigoroso ma con eleganza, chiude lungo su note che sanno di agrumi e sale. Una beva precisa che gioca sull' equilibrio tra piacevole aromaticità e vibrante mineralità. 

Nel comune di Prepotto, Benjamin Zidarich senza scendere a compromessi e sposando la filosofia “naturale”, sforna vini dal carattere distintivo che esprimono il legame tra l’uomo e il territorio, che raccontano un luogo, la sua storia, le sue tradizioni, la sua bellezza e il suo “grigio” fascino est-europeo. Il Prulke, assemblaggio di vitovska 20%, malvasia 20% e sauvignon 60% é vino intrigante e ricco di sfaccettature, originale… Naso e palato in simbiosi, conquistano a ritmo di rock… dimenticatevi le rotondità solari a base di frutti in salsa tropicalista... da queste parti il latino-americano risulta molto più che insopportabile… Qui il vino viaggia su ritmi tesi e sostenuti, chitarre elettriche, amplificatori valvolari, suoni dalla texture sgranata e dalle suggestioni vintage. Stoner sound, perché il Prulke suona letteralmente rock. Vino più che mai figlio delle pietre,  della roccia carsica, del vento e anche del mare. 

Non ho mai avuto un buon rapporto con i Rosè. Beata ignoranza e il momento in cui qualcuno mettendoci anima e cuore, riesce a farti aprire gli occhi, mettere nero su bianco e fa saltare il banco, dimostrando che eri solo un eno-snobbista traviato da bevute insignificanti e spaccastomaco, scaraffamenti vari da pizzeria e rosati da GDO. Ecco invece un rosè con i controcoglioni, cuore-sudore-natura, così come deve essere fatto un signor vino. Il Rosè da uve Gaglioppo di Sergio Arcuri è "semplicemente" splendido. Pulito, luminoso, fluido, estivo, fresco, fragrante, tonico e di spigliata acidità, di quella giusta, mai fastidiosa e ben integrata con la struttura di un vino che dimostra carattere e personalità, oltre ad una beva piacevole e rinfrescante. Teso ma soprattutto vivo ed energico, un sorso "gagliardo" che rincuora e gratifica, che lascia al suo passaggio una "dissetante" sensazione di freschezza e pulizia.


A Gattinara la famiglia Iaretti produce vino da generazioni, e Paride con sacrifici e tenacia, ma soprattutto tanta passione, riesce a realizzare il proprio sogno, diventando a tutti gli effetti un artigiano del vino. Al resto pensa il territorio unico dell'alto Piemonte e il suo "supervulcano" per un sorso che non tradisce i "tradizionalisti"… il colore granato scarico, tenue e magro, snello e leggero, i profumi fini e delicati ma persistenti, la struttura importante, il tannino affilato e un’acidità sostenuta, per un vino che avrà vita più lunga della mia. Un Gattinara autentico… il collegamento imprescindibile di vigna, uomo e terra.


I grandi dischi li metti su e ti emozioni dal primo all’ultimo pezzo…  Il Montevertine è perfetto così, dal primo all’ultimo sorso, inconfondibile nello stile. Alcune infelici uscite di Martino Manetti, non valgono punti simpatia qui a Simo diVino, ma di certo non scalfiscono il "mito" dei suoi vini. Bisognerebbe citare tutte le etichette, ma punto su questo Montevertine che è tra i migliori Chianti Classico in circolazione pur non essendo un Chianti Classico. Un Sangiovese nella sua forma più nobile. Un sorso impeccabile per fluidità, pulizia, equilibrio, finezza, senza esagerare in scarnificazione e sottrazione, mantenendo quei profumi e quel carattere verticale che punta l’ago della bussola dritto su Radda.  Semplicemente un grande vino, senza bisogno di esplicitarne il motivo, stoffa e personalità, emblema di sensualità, sa brillare di luce propria. Vino del cuore.

Elisabetta Dalzocchio è sicura delle sue scelte, sa di aver intrapreso la strada giusta, é soddisfatta e orgogliosa del suo lavoro, del suo vino... ma non é stato facile per lei, entrare in sintonia con il territorio, acquisire quella sensibilità contadina che permette di interpretare la natura, assecondarla e viverla senza la pretesa di dominarla. Il suo Pint Nero è figlio delle sinergie tra uomo e natura... vino delicato, fine, elegante, grazioso. Un vino "semplicemente" complesso, dal carattere marcatamente femminile, che non nasconde nella sua naturalità, il territorio di provenienza e il suo animo contadino. I profumi della montagna sono qui concentrati... il calore umido di un bosco autunnale, una rinfrescante ventata invernale, i profumi dei campi in primavera, la solare dolcezza di un giorno d'estate. In continua evoluzione.


MassimoPenna viticoltore in Cascina Casanova, frazione Como comune di Alba, è produttore non conosciutissimo e mediaticamente sulla cresta dell'onda. Eppure con questo Barolo "La Serra" è un piacere perdersi dentro al bicchiere, in un'esplosione caleidoscopica “multicolor” in continua evoluzione, per niente timida e molto intrigante. Immaginate il vostro naso nel bicchiere come il vostro occhio che scruta il forellino del caleidoscopio… passate il tempo facendo roteare il tubo per lasciarvi coinvolgere ed emozionare dalla continua sequenza di colori mutanti che sfumano e si intrecciano l’uno dentro l’altro. Colori pieni, vivi, brillanti, carichi… Intenso, lungo, persistente… vigoroso. Vinoso, pungente, acuto, riscaldante… e poi via ad un “trip” tra frutti rossi, spezie piccanti, viole appassite, fino a quelli più eterei e balsamici, coinvolgente tra sensazioni “mentolate” e richiami autunnali. Vino piacevole, pulito, scivoloso, lungo, verticale, senza rinunciare ad una “textur” leggermente sgranata, un sussulto terroso e un po’ ruvido, per completare una bevuta degna del nome che porta. 


Perché raccomandarvi questo village, al cospetto dei più blasonati Gran Cru ? Perchè qui i conti si fanno anche con il portafogli e l’impronta stilistica di questo Domaine, che sposa l'agricoltura biodinamica, fa il caso nostro, con uno stile classico, che rappresenta esattamente quello che molti di noi amano del Borgogna-style, ovvero vini esili, eleganti, scoloriti, cristallini, altamente bevili e godibili, mantenendo quella grande espressività territoriale che ci si attente. Indubbiamente "stiloso", fine e scarico ma ricco al naso e al palato… liscio e setoso va giù che è una meraviglia, con un’acidità spiccata ma naturalmente integrata, quanto basta per rendere il vino lineare, un sorso che lascia il palato pulito e fresco, che disseta e soddisfa anche nelle calde giornate estive. Come giustamente riportato in etichetta, va servito a 14°C. Vino bibita con classe.



OUTSIDER 2015
Concludo menzionando una paio di vini che per i più svariati motivi hanno saputo convincere il mio palato, ma che ho dovuto escludere dalla lista, per non sforare... Devo partire come l'anno scorso da Alfiano Natta, dove ha sede Crealto, che mi ha convinto pienamente con quella bomba di Barbera che è la Vis 2011, la prima, unica ed inimitabile Barbera d'Asti affinata in anfora. Dolcemente morbida, tonda e calda, avvolgente, potente, profonda e ricca di richiami minerali. Grande stoffa. Rimango in Piemonte anche per il secondo vino escluso, spostandomi però da quegli eroi dei Produttori di Carema con la loro Riserva del 2009. Così ne scriveva Mario Soldati... "il vino di Carema, col suo gusto inimitabile di sole e di pietra, che si infila nella dolcezza amarognola del Nebbiolo". Beva struggente e nostalgica, mai piegata alle mode nella sua dinamica spigolosità, nel nerbo acido, nella trama tannica adolescenziale, nella freschezza del sorso. Rigoroso ma equilibrato, quasi saggio, a ricordare i gentiluomini piemontesi di una volta. Semplicemente una bontà.


Ora se ne avete le forze... riavvolgete il nastro e sfoderate la vostra playlist....
Leggi la top ten dell'anno scorso: