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lunedì 22 ottobre 2012

VIGNA DELLA MADRE 2010 - Barbera d'Alba superiore D.O.C. - Az. Agr. Ettore Germano

...non posso che rimarcare rispetto e stima per Sergio e la sua Barbera, tecnicamente ben fatta senza mai risultare "costruita" o poco sincera.. Terroir+vigna+vignaiolo... la cantina Ettore Germano é sul pezzo!


Secondo stappato per la rubrica Passaggi Etilici in collaborazione con Avionblu... ecco a voi il vino simbolo dell'autunno (almeno per il sottoscritto), ovvero la Barbera. 

Come raccontavo nel post introduttivo di questa trilogia "Impressioni d'autunno", questo periodo dell'anno sa molto di Piemonte e visto che parliamo di Barbera d’Alba… sa molto di Langhe, terra autunnale per eccellenza.  Le ultime foglie verdi, quasi invisibili in un mare di tonalità calde e autunnali che rapiscono lo sguardo e gonfiano il cuore. Giallo, rosso, rame, ocra... per chi ama il vino é una suggestione che non ha paragoni. Si respira nell'aria un profumo langarolo, lo vedi, lo senti sulla pelle, ti entra nel naso quella sensazione unica di terra, uomini, vino, storia e cultura. Ci sono tante belle zone vitivinicole in Italia, ma le Langhe hanno un fascino e una storia che le rendono uniche. E' tutto un sali e scendi tra dolci colline, con le cascine e i borghi su in cima, a dominare un anfiteatro naturale di vigne variopinte. Nelle prime ore del mattino c’è una nebbiolina pungente e una sensazione di quiete che ti riappacifica con il mondo. Visivamente indescrivibile tanta bellezza mentre si scollina tra le varie sottozone, attraversando le innumerevoli vigne ormai vendemmiate ma cromaticamente ineccepibili. 

Queste le impressioni d'autunno nelle Langhe. E poi c’è la gente, il popolo "langarolo" che vive nel nome del vino e delle tradizioni, un popolo di contadini che amano e rispettano la loro nobile terra. Lo capisci dai loro racconti, le loro storie, osservandone i loro volti e le loro mani, il loro carattere tipicamente "piemontese". E' un popolo che tra queste colline ha fatto la resistenza e ancora oggi cerca di resistere, rimanendo ancorato alle proprie tradizioni. Forse in molti potranno contraddirmi, potranno dirmi che anche qui il vino è un grande business, che non è più come una volta ecc… ma lasciatemi la poesia e le suggestioni che questa terra mi trasmette ogni volta che la calpesto…

L'ultima cosa che mi passa per la mente quando penso alle Langhe é lo Sperss di Angelo Gaja, la cantina-capannone di Terre da Vino o l'acino futurista di Ceretto.
Questo significa ammirare e rispettare solo i langaroli intransigenti e tutti di un pezzo aggrappati al passato e alle tradizioni? Solo in parte, perché ci sono tanti viticoltori bravi, giovani ed eclettici che hanno saputo scrivere la loro personale storia nel presente, partendo e rispettando le tradizioni e la cultura vitivinicola che questo terroir ha tramandato loro da generazioni in generazioni. 

Per questo voglio elogiare un produttore a suo modo unico nella sua semplicità, nella sua capacità di essere un langarolo tradizionalista ma mai fermo o affossato nel passato, inarrestabile e mai domo, sempre pronto a mettersi in gioco ed accettare nuove sfide. Uno che sa il fatto suo, capace di intrecciare tecnica, passione e terroir... tradotto, gioia pura per il palato di ogni wine-lover. Lo chiamano il "gigante buono delle Langhe"... signore e signori ecco a voi Sergio Germano, vignaiolo in Serralunga di una cantina a conduzione familiare che porta il nome del padre Ettore. Viticoltori per tradizione e vocazione, a partire dal lontano 1856, con 6 ettari vitati sulla collina Ceretta, nel cuore del Barolo. 

Oggi con Sergio siamo alla quarta generazione, ed é proprio grazie a lui che la cantina si consolida... si acquistano nuovi appezzamenti, si lavora scrupolosamente in vigna, si punta ad una produzione di qualità e si iniziano ad ottenere i primi riconoscimenti. Come ho scritto sopra Sergio ama le sfide e non si limita alla tradizionale produzione di Serralunga (che nel frattempo é passata da 6 a 10 ettari), ma decide di investire in alta langa a Cigliè, acquistando 5 ettari destinati alla produzione di vini bianchi come Riesling Renano, Chardonnay e Pinot Nero per la produzione di spumante. Una vera e propria sfida in una terra celebre per la produzione di rossi. Sfida vinta con calma, saggezza, passione e lavoro, tanto che oggi il vino più "premiato" e decantato é nientemeno che il Riesling Herzu. Ma guai dire a Sergio Germano che i suoi bianchi "sperimentali" hanno superato i "rossi" di Serralunga! 

La scelta produttiva si basa sull'idea "borgognana" di produrre più varietà di vini molto caratteriali, partendo da piccoli appezzamenti. Un'azienda medio piccola con 15 ettari vitati e una produzione di 80.000 bottiglie, da cui si ricavano ben 15 tipologie di vino, con ben 4 cru di Barolo. Non siamo quindi al cospetto di una grande vigna, ma tanti piccoli appezzamenti, ognuno con le sue caratteristiche, i più grandi dei quali raggiungono "solo" i 2 ettari, mentre alcuni cru sono addirittura inferiori all'ettaro. 

La bottiglia che vado a stappare, ovvero una Barbera d'Alba superiore del 2010, denominata Vigna della Madre, che si contraddistingue dalla Barbera classica di Serralunga ricavata da vigne più giovani e affinata in solo acciaio. Di questa versione superiore ne vengono prodotte all'incirca 8-9.000 bottiglie l'anno, ricavate dall'uva della piccola e storica vigna di un ettaro su terreno calcareo, impiantata a Barbera nel 1978, con una resa di 63 hl/ha. La vendemmia avviene ad inizio ottobre, mentre la fermentazione ha una durata di 7-8 giorni sulle bucce e termina in piccole botti di rovere francese. L'invecchiamento proseguirà per 12 mesi, prima di concludere con 6 mesi di affinamento in bottiglia. 

Prima di raccontarvi del bevuto, voglio fare una premessa questo é un ottimo vino. Fatto veramente bene, sia da un punto di vista tecnico che emozionale. Lo voglio dire a scanso di equivoci, perché quando si parla di vini proveniente da un terroir "mito" come quello langarolo, c'è sempre chi punta il dito e storta il naso nei confronti dei vini elevati in barriques (e in parte mi ci metto dentro pure io!!). Vi dico solo di non essere prevenuti... almeno non con un sign. vignaiolo come Sergio Germano.

Andiamo... nel bicchiere é "bellissimo", fluido, pulito, elegante, un rosso rubino intenso con leggere sfumature granato. Al naso si dimostra da subito vino di bella complessità olfattiva. E' intenso e persistente con buona vena alcolica (14%vol.), senza però spingere esageratamente sull'acceleratore. Non é un vino timido ma nemmeno invasivo o "saturante" come capita con alcuni vini "alcolizzati". Qui c'è il giusto nerbo a sostenere un bouquet pieno e piacevole, dove a predominare sono le note di frutta rossa matura e sottobosco, accompagnate da sentori speziati più pungenti. In "sottofondo" ad avvolgere e addolcire il tutto, vaniglia e liquirizia. Al palato risulta asciutto e sapido, riempe bene la bocca e dimostra da subito una certa importanza. E' caldo e avvolgente, con buona struttura e corpo, una trama tannica fitta ma mai sopra le righe, il tutto equilibrato da una buona vena acida che conferisce freschezza e dinamicità. Penso sia il punto di forza di questa Barbera, ovvero un utilizzo intelligente del legno. A differenza di altri vini barricati, dove domina il legno, il muscolo e la polpa marmellatosa, qui (grazie anche alla spiccata acidità di quest'uva) la beva risulta assai piacevole e mai pesante, quasi croccante e con buona fragranza.. una bella apertura quindi, verso un finale fresco con un ricco e dolce retrogusto che richiama le sensazioni olfattive del naso. 

Un gran bel vino, nel suo essere semplice ma al contempo ben articolato... qui ci sono tutte le caratteristiche che si vanno a cercare in un buon vino, ma senza strafare.. un po' di tutto ma ben bilanciato. Forse, giusto per fare il bastian contrario e trovare il classico "pelo nell'uovo", da un vino "del popolo" come é sempre stata la Barbera (quello che si comprava in damigiana quando ero ragazzino...), questa "Vigna della Madre" é una versione quasi troppo ben fatta, perché da una Barbera ti aspetti sempre un tocco di rusticità e ruvidezza. E' più una suggestione personale che una critica... non dimentichiamo che siamo al cospetto di una signora Barbera d'Alba superiore elevata in barriques da 16 euro... quindi credo sia doveroso scegliere questo vino proprio perché ne rappresenta l'espressione più nobile ed elegante del vitigno.
 
Per concludere il vino  vale il prezzo del biglietto.. poi su queste cifre ci sono un sacco di vini in alternativa, quindi va a gusto personale la scelta della boccia giusta. Quindi il vino mi é piaciuto e mi aspetto ulteriori interessanti sviluppi in futuro, trattandosi di un vino con buona struttura e longevità. 

Nel consigliarvi un abbinamento gastronomico classico ( per me barbera=risotto con i funghi) vi rimando all'ascolto di un rock classico e tendente al folk, giusto per non alzare troppo il volume e rimanere in pace con il paesaggio langarolo, ecco... un songwriter come fù Elliott Smith potrebbe starci bene. In attesa di assaggiare i suoi "sperimentali" bianchi, non posso che rimarcare rispetto e stima per Sergio e la sua Barbera, tecnicamente ben fatta senza mai risultare "costruita" o poco sincera.. Terroir+vigna+vignaiolo... la cantina Ettore Germano é sul pezzo!

1 commento:

  1. dalla dscrizione deve essere un gran bel vino

    p.s Ceretto fa pagare 15 euro per visitare la sua tenuta!! :-)

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