Pagine

lunedì 3 dicembre 2012

SOPHIA 2010 - Campania Fiano I.G.P. - Cantina Giardino



...ancora non credo di essere riuscito a farmi un'idea precisa su questo Sophia, ogni sera delle sensazioni nuove, nel bene e nel male sempre ricco di varianti e sfumature. 


Seconda puntata di Passaggi Etilici e primo vino da mettere sulla tavola per il nostro Natale biodinamico, un bianco che sicuramente metterà a dura prova i vostri commensali. Ecco se volete proporre un Natale enologicamente alternativo, posso consigliarvi questo Sophia di Cantina Giardino, un vino particolare che spaccherà in due la tavola, qualcuno si esalterà, ma molti altri vi chiederanno “che è sta roba?”… che é stata un po' anche la mia reazione iniziale. Quindi pronti e via con il pranzo di Natale biodinamico, un bicchiere di Sophia e in un solo colpo spazzerete tutti i prosecchini da aperitivo a cui eravate abituati!! 

Non posso raccontarvi di questo Sophia senza scrivere due parole su Cantina Giardino, una delle realtà più rappresentative nel circuito dei così detti produttori “naturali”. Per chi vuole scoprire questo mondo, i vini di Antonio di Gruttula, ne sono un ottimo esempio nella sua eccezione più completa, dove con questo termine non ci si limita all'approccio bio nella cura delle vigne o nel non pasticciare troppo i vini in cantina, ma si abbraccia tutto un insieme di aspetti “filosofico-culturali" che portano a produrre e vendere vino con una certa etica. 

Una definizione vera e propria di vino "naturale" non esiste, rimanendo termine liberamente interpretabile e associabile, ricco di sfaccettature. E' pur vero che le basi da cui partire, fanno riferimento alla "naturalezza del vino", quindi al mancato intervento in vigna e cantina con prodotti chimici di alcun genere, o comunque ridotti al minimo indispensabile. Partendo da questo primo indiscutibile presupposto, sono parecchie le cantine che oggi potrebbero far propria questa definizione… Non a caso sempre più spesso, con il mercato del bio in ascesa, capita di incontrare produttori che manifestano (scrivendolo anche in bella mostra sull'etichetta) la naturalità dei loro vini, finendo poi per commercializzare un prodotto che manca in personalità e originalità, che manca in approccio "culturale", finendo con l'essere indistinguibile rispetto a molti altri vini "industriali" e "costruiti". 

Personalmente con il termine “naturale” voglio quindi sotto intendere la parola "vero", ossia partire da un metodo di lavoro rispettoso per ambiente e consumatore, ma considerare anche fattori come originalità, artigianalità e autenticità. Il che non fa per forza rima con buono (nell'eccezione generalizzata che si può fare di questo termine), tutt’altro, molto spesso questi vini possono risultare "difficili" ed "esageratamente alternativi" rispetto alle abitudinarie bevute dei consumatori. 

Per quanto scritto sopra, Cantina Giardino é un produttore "naturale" a 360°, a partire dall'originaria idea di "progetto culturale" che a portato Antonio di Gruttula ed i suoi amici/soci, a recuperare e valorizzare alcune vecchie vigne autoctone nel cuore dell'Irpinia. La cantina nasce ad Ariano Irpino nel 2003, con un'idea "filosofica" di fare vino ben chiara in testa. Produrre vini provenienti da vigne autoctone della zona, con oltre 40 anni di età (Aglianico d'Irpinia, Fiano, Greco, Coda di Volpe bianca e rossa), vini senza trucchi, ne filtrati ne chiarificati, frutto di lunghe macerazioni, in grado di esprimere al meglio terroir e annata, vini caratteristici e mai omologati che potremmo riconoscere anche ad occhi chiusi. 

Al di là dei vini prodotti, giudicabili in base al gusto personale di ognuno, é proprio il progetto enoculturale il punto di forza e il valore aggiunto di Cantina Giardino, per cui ovviamente nutro profondo rispetto e stima. Prendiamo ad esempio questo Sophia 2010... si tratta di un vino a dir poco "originale" già dalla bella e artistica etichetta. Viene prodotto in meno di 900 bottiglie, con uva Coda di Volpe in purezza, pressate manualmente con un vecchio torchio di legno e fermentate e macerate in anfore di terra cotta da 200 litri per oltre un anno, prima di affinare in damigiana per 6 mesi. Nessun tipo di filtrazione e chiarifica, utilizzo di lieviti indigeni, contatto prolungato con le bucce ed utilizzo della solforosa sono in fase di imbottigliamento. Un po' come era stato per l'ottimo Baccabianca di Tenuta Grillo,  abbiamo a che fare con un bianco travestito da rosso, frutto di macerazioni prolungate sulle bucce, ma in questo caso le spiccate e originali caratteristiche organolettiche sono ancor più marcate e di difficile interpretazione. 

Definitelo ossidato o aranciato, ma basta osservare il suo aspetto "grezzo", torbido e ricco di fondo, dal color bronzo,  per capire che si tratta di un bianco fuori dagli schemi, come se avessimo a che fare con un vino d'altri tempi. Mi fermerei qui, per lasciare a ciascuno di voi, lettori, il piacere della scoperta, il gusto di provare un vino spiazzante e in continuo vertiginoso mutamento. E ad ognuno la libertà di amarlo od odiarlo. Un po' come per quei gruppi di musica d'avanguardia, incomprensibile per molti e adorati da pochi fedelissimi appassionati. Io ho impiegato 3 cene per riuscire a finire la bottiglia, ed ancora non credo di essere riuscito a farmi un'idea precisa su questo Sophia, ogni sera delle sensazioni nuove, nel bene e nel male sempre ricco di varianti e sfumature. 

Un vino ricco di materia, tannico e vivo, polposo, dalla spiccata sapidità e da una sferzante vena acida e citrina, quasi rancido. Agrumi e minerali, salino e floreale, energico e aspro, terroso e a tratti salmastro. Interessanti le note di caffè, frutta secca e nespole. Un vino fuori dal tempo che richiede attenzione e vi accompagnerà in un viaggio sensoriale da cui sarà difficile far ritorno. 

Pur essendo un appassionato di vini "naturali" e avendo assaggiato diverse versioni di bianchi "aranciati" alle fiere dedicate, ho fatto fatica ad assimilarlo nella sua funzione alimentare. Meglio forse provarlo come vino da "meditazione". Ecco, se l'indice di "piacevolezza" di un vino si misura con il tempo (ovvero quanti minuti occorrono per "strizzare" la bottiglia) allora devo ammettere che questo Sophia non mi é piaciuto, tanto che non sono riuscito ad andare oltre i due bicchieri a serata. 
So di essere in controtendenza con gli innumerevoli attestati di stima ricevuti dagli appassionati, forse non sono ancora pronto io o forse é solo questione di gusti personali, ma la sua sferzante acidità mi ha reso (per quanto affascinante) difficile la beva, tanto da chiedermi se la bottiglia non fosse difettosa. Come ho scritto sopra, nei vini naturali le annate non sono mai uguali, con differenze anche marcate e forse questo 2010 non é stato il massimo.

Quel che resta in primo piano é il lavoro appassionato di Cantina Giardino, ancor più delle loro singolo bottiglie, che comunque hanno il pregio di saper far parlare e costringere ad annusare e bere in continuazione per coglierne il più possibile l’essenza.

Onestamente  fatico ad immaginarmi un vino del genere sulla tavola del pranzo di Natale, almeno che vogliate essere dei veri estremisti e come o scritto sopra proporre una bevuta davvero fuori dagli schemi.

A mio avviso meglio come vino da meditazione che da accompagnamento gastronomico, abbinabile ad un sound che come questo Sophia sappia essere fuori dagli schemi. Un qualcosa tipo Aphex Twin o Alec Empire estremisti d’avanguardia, o per non spingere troppo sull’accelleratore, qualcosa più vintage e old style, qualcosa che sappia essere lisergico come questo vino… ripescare un 33 giri gracchiante di 13th Floor Elevators o Greatful Dead potrebbero fare il caso vostro.

Avrei voluto chiedere delucidazioni e informazioni in merito a Cantina Giardino in quel della Terra Trema, per questo ho pubblicato questo post con 10 giorni di ritardo, ma purtroppo quest'anno non era presente e i dubbi su questa bottiglia rimangono. Se qualcuno l'ha provata ci faccia sapere!!

Direi quasi un vino da senza voto.. non vorrei davvero influenzare il lettore con voto che poco conta e non rende giustizia al progetto di Cantina Giardino. Se vi ho incuriosito, sganciate tra le 18 e le 20 euro per portarvi a casa questo bianco “psichedelico”… e se siete dei veri alternativi… mettetelo sulla tavola imbandita per il Natale… e gustatevi faccia e sentenze di parenti sotto shock!!  

9 commenti:

  1. Ciao Simone, bel post.
    Mi trovi in disaccordo su un punto però: il vino "naturale" non deve necessariamente essere figlio di vinificazioni spinte o fantasiose.
    Come esempio il Sophia casca a pennello: spesse volte in nome dell'originalità stilistica e della trritorialità (?) ci si dimentica del fine ultimo del vino, quello per il quale tu, io e tanti altri sborsiamo 18/20€ del nostro magro stipendio: essere bevuto.
    Il mio non vuole essere un appunto al vino in questione o a Cantina Giardino, tra l'altro le loro bottiglie mi incuriosiscono, ma a questa moda del "famolo strano" che non sempre porta ai risultati sperati.
    Se una bottiglia la bevi in tre giorni perché prima non ce la fai qualcosa non funziona. E molto probabilmente non sei tu.

    RispondiElimina
  2. Solo una cosa: non è coda di volpe ma fiano. Almeno così è scritto sull'etichetta. :-)
    Ciaooo!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' definito fiano I.G.P. come sull'etichetta, inizialmente (se non erro nel 2006) era un blend di uve bianche locali, oggi invece é prodotto con il 100% di Coda di Volpe. :-)

      Elimina
    2. Fammi capire: io che non conosco il vino vado in enoteca, lo compro convinto che sia un fiano (come da etichetta) mentre in realtà è coda di volpe?

      Elimina
  3. Ciao, bel post di cui condivido pienamente lo spirito. Premesso che non ho assaggiato i vini di Cantina Giardino, si può stimare un progetto, ma poi la bottiglia va giudicata per quello che ci dà. Se permetti, visto che si parla di bianchi "naturali" con un pò di macerazione sulle bucce, segnalo il Muntà di Andrea Tirelli, Cortese con una piccola percentuale di Favorita. Uno spettacolo assoluto! Il buon Andrea fa anche un dolcetto e una barbera fantastici, purtroppo in quantità assai limitate.
    P.s. non sono nè parente, nè distributore, giuro!
    Valerio

    RispondiElimina
  4. Grazie per il consiglio... purtroppo alle fiere dedicate é difficile assaggiare tutti i vini e sicuramente ho saltato Andrea Tirelli... almeno in quel di Agazzano. Comunque il Baccabianca di Tenuta Grillo mi piace un sacco ed é anche lui un Cortese. Quindi mi appunto questo Muntà e spero di riuscire ad assaggiarlo prima o poi.. :-)

    RispondiElimina
  5. Beh, se si parla di cortese è impossibile non citare i vini di Stefano Bellotti aka Cascina degli Ulivi. Filagnotti (Gavvi docg) e Montemarino (vdt) su tutti. Poi c'è il Bellotti bianco, che dovrebbe essere venduto corredato di apposita cannuccia per bere direttamente dalla bottiglia.

    RispondiElimina
  6. Eh lo so, è un lavoro durissimo... ;-)))
    Anch'io appunto i vostri suggerimenti e spero di poterli mettere presto in pratica!
    Valerio

    RispondiElimina
  7. scusami ma ho davanti a me una bottiglia di Sophia Campania Fiano 2010

    RispondiElimina