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domenica 14 aprile 2013

VIGNERI ROSSO 2010 - Sicilia I.G.T. - Az. Agr. I Vigneri



"Erano i primi vini dell'Etna perché la Sicilia era solo nero d'Avola. Da lì è partita la rincorsa a trasformare l'Etna nel nuovo Montalcino a recuperare una realtà storica, ma senza l'esperienza per vinificare in maniera corretta. Sono uscite migliaia di etichette Etna bianco e rosso, vini stabili un anno poi venivano fuori i difetti vini cotti, puzzolenti e privi di nerbo. Salvo Foti non ha sfruttato le conoscenze a scopo speculativo, ma ha valorizzato un territorio e una tradizione: un signore"
 
Secondo stappato per questa quinta somministrazione curata da Avionblu e dedicata alla “mano dell’enologo”. Da chi si avvale della collaborazione del miglior enologo in circolazione, fino al vignaiolo “faccio tutto io”… Cerchiamo di capire come l'influenza dell'enologo (che spesso non sono limitate alla semplice consulenza, ma partono dalla scelta del luogo dove impiantare nuove vigne) riesca ad incidere sul vino che ci ritroviamo nel bicchiere e quello che il produttore vuole esprimere. Quindi non solo un discorso puramente tecnico, ma anche etico, non solo esplorare il risultato finale, ma anche il percorso fatto, il lavoro svolto in vigna e in cantina, capire qual è l’obbiettivo di quel vignaiolo o enologo e cosa ha voluto valorizzare e trasmetterci. 

Siamo partiti da un super-classico (il Montevetrano) di un super-enologo come Cotarella, ovvero le competenze di un professionista per produrre un grande vino. Con il Rosso 2010 de “I Vigneri” di Salvo Foti cambiamo impronta... enologo ma soprattutto vignaiolo le cui competenze e professionalità si mettono al servizio del territorio. Lo scopo ultimo è sempre quello di produrre vini eccellenti, ma il percorso é differente (e non é cosa da poco), partendo da quello che già si ha tra le mani, cercando di valorizzarlo e renderlo unico, senza bisogno di inventarsi niente, espiantare o ricorrere a facili scappatoie.

Per fare una bella città non é necessario distruggere per ricostruire, non dobbiamo radere al suolo i vecchi centri storici per nuovi grattacieli, ma valorizzarli, renderli attivi, fruibili, apprezzabili, mantenendone quelle caratteristiche e peculiarità che lo rendono un luogo unico, un luogo del cuore... in due parole bisogna "prendersene cura". Questo il lavoro di Salvo Foti alle pendici dell'Etna.

Credo sia un concetto importante da esprimere, perché quando si parla di vini come questo, per apprezzarlo a pieno non ci si può limitare a giudicare il versato, ma dobbiamo partire dal prima, da cosa c'è dietro quella bottiglia. E allora dobbiamo partire da lontano per raccontare la storia de "I Vigneri", di Salvo Foti e del suo coraggioso progetto nato ormai 30 anni fa... 
Bisogna partire dal 1435 (data marcata in rilievo sulla bottiglia), Sicilia sud-orientale... a Catania viene costituita la "Maestranza dei Vigneri", una associazione di viticoltori operanti sulle pendici dell'Etna, che aveva come obbiettivo, quello di tramandare e insegnare alle nuove generazioni come si coltiva la vite e si produce vino in un territorio così particolare.  Dopo quasi 6 secoli, Foti ridà vita alla "Maestranza" attraverso "I Vigneri", nome della sua azienda vitivinicola, ma anche del consorzio che ingloba una serie di viticoltori autoctoni etnei, uniti da una filosofia comune. 

Ripartire dalle radici quindi, per recuperare un bagaglio storico, sociale, culturale e vitivinicolo che stava scomparendo, al fine di produrre un vino che non sia solo prodotto sull'Etna, ma che lo sappia rappresentare. Bisognava quindi partire dalle persone, i vigneri, gli uomini della montagna, contadini coltivatori di vite e custodi del vulcano, per incarnarne l'essenza. Metterli insieme, creare delle sinergie, convincerli a ri-prendersi cura delle loro vigne. Il lavoro di Salvo Foti é quindi incentrato sul recupero e la valorizzazione di una cultura radicata nel tempo e trasmessa nei secoli. Per raggiungere questo obbiettivo bisogna prima di tutto coltivare "uomini", ridare dignità al lavoro agricolo, per formare i viticoltori del futuro, persone che fiere ed orgogliose continueranno a faticare sulle pendici del vulcano e a tramandare, di generazione in generazione, il proprio sapere.

Stiamo parlando di un territorio straordinario con caratteristiche uniche, una forma di viticoltura estrema, dove il lavoro manuale e le conoscenze dei vigneri giocano un ruolo fondamentale. Ci sono vigne che sorgono oltre i 1000 metri di altitudine, alcune quasi introvabili se non si é esperti del posto, nascoste tra la vegetazione. Belle e antiche sono le vigne ad alberello, frutto di vari cloni autoctoni mischiati tra loro e che superano anche i 100 anni di età... le rese sono ovviamente bassissime (20ql/h) ed é necessario eseguire reimpianti. Tanti piccoli appezzamenti quindi, varie tipologie di uve mischiate tra loro e di diversa età, un terreno sabbioso e lavico, molto fragile, una babilonia autoctona che grazie alla grande biodiversità del territorio riesce ad esprimere vini unici e caratteristici, figli del vulcano e delle mani esperte che se ne prendono cura. Per ottenere questi risultati la pratica agricola é il meno invasiva possibile, attraverso lavorazioni manuali, con un approccio "natur" e un lavoro di cantina "senza trucchi". 

Se oggi sentiamo sempre più spesso parlare ed apprezzare i vini dell'Etna, grande merito va senz'altro a Salvo Foti, per la qualità dei vini prodotti in primis, ma anche per aver condotto una battaglia che affonda le radici nel passato per guardare ad un futuro etico e sostenibile (anche economicamente). Per tornare all'argomento di partenza mi sento di dire, che siamo di fronte ad un enologo che riesce a sfruttare le proprie competenze mettendosi al servizio di un territorio e di una comunità... il suo territorio e la sua comunità. Ci vorrebbe un Salvo Foti in ogni area vitivinicola d'Italia... e per affermarlo mi bastano le parole di Andrea... "Erano i primi vini dell'Etna perché la Sicilia era solo nero d'Avola. Da lì è partita la rincorsa a trasformare l'Etna nel nuovo Montalcino a recuperare una realtà storica, ma senza l'esperienza per vinificare in maniera corretta. Sono uscite migliaia di etichette Etna bianco e rosso, vini stabili un anno poi venivano fuori i difetti vini cotti, puzzolenti e privi di nerbo. Salvo Foti non ha sfruttato le conoscenze a scopo speculativo, ma ha valorizzato un territorio e una tradizione: un signore"

Entrando nello specifico dello stappato, il Vigneri Rosso 2010 è un I.G.T. ed costituito da un mix di uve Nerello Mascalese, Capuccio e Alicante. La lunga macerazione e la vinificazione avvengono in vasche di vetro cemento, con affinamento in vetro. Definiamolo vino "minore" se volete rispetto al resto della piccola produzione de "I Vigneri" (circa 7.000 bottiglie e 2 ettari vitati), trattandosi del vino del consorzio vinificato per conto dei contadini conferitori. Della massa ne viene trattenuta una parte che viene venduta sotto il nome de  I Vigneri Rosso. Inserito all'interno del progetto "interpretazioni" viene vinificato senza l'utilizzo di lieviti selezionati, controllo delle temperature, enzimi, filtrazioni e con travasi che tengono conto delle fasi lunari.

Il vino si presenta con un bel colorito rubino dalle sfumature chiare, pulito e non molto concentrato. Al naso ha una buona persistenza,  "nebbioleggia" se mi passate il termine, il che mi piace molto. Olfatto fresco leggermente vinoso, con note di frutta a bacca rossa ma anche lampone e ciliegia, fusi con note più scure, suggestioni vulcaniche di terra e pietra, speziatura pungente, e piacevole mineralità. Al palato scivola snello e dinamico, dimostrandosi fresco e croccante, con un tannino vispo ma mai sopra le righe, così come il sentore alcolico (14%vol.) ben presente ma equilibrato da una buona acidità, che ne agevola la funzione "alimentare" e ne fanno un vino non troppo sofisticato ma assai piacevole e scorrevole.

Sicuramente un'ottima bottiglia per approcciare al progetto de "I Vigneri", un'altra cosa rispetto al "Vinupetra", qui si parte dalla base, ma il livello é già alto e il prezzo più basso rispetto al resto del catalogo, lo rendono appetibile (lo trovate qui sulle 23 euro).

Forse non vi ho fatto scoprire nulla di nuovo, tanto si é già scritto e detto su Salvo Foti (che se non erro ha scritto anche un libro), sono però felice di avervi raccontato il suo progetto e magari di averlo portato a conoscenza di qualche nuovo appassionato. Sono vini che val la pena di comprare, perché (a mio avviso) sono soldi spesi bene!! Lasciamo stare che il bevuto possa più o meno piacere e giustificare l'esborso, però non mi pento mai quando so che i miei sudatissimi euro vanno (nella loro piccola percentuale) a sostenere un progetto così "bello".

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