Pagine

lunedì 7 settembre 2015

FIANO DI AVELLINO 2012 - D.O.P. - Ciro Picariello

Niente enologo, niente concimi, approccio artigianale e tanta semplicità affinché il vino possa esprimere al meglio il territorio. Se dici Fiano, Ciro Picariello è un punto di riferimento assoluto.



Deve essere poco stimolante per gli appassionati bevitori internauti, trovarsi davanti per l’ennesima volta ad un post sul Fiano di Ciro Picariello. Come si dice, è il prezzo del successo, quello che meritatamente si è guadagnato questo piccolo/grande vignaiolo di Summonte, che nell’arco di una decina d’anni (imbottiglia “solo” dal 2004) è riuscito a diventare un punto di riferimento assoluto per la denominazione, tanto che il Nick Hornby di Alta Fedeltà, lo avrebbe sicuramente inserito nella top five dei Fiano di Avellino. Inutile dilungarsi troppo quindi, vi basterà un giro sul web, per leggere decine di post, su blog molto più autorevoli di questo.  


L’azienda è a 650 metri di altitudine, 7 ettari a conduzione familiare, con Ciro si rimboccano le maniche la moglie Rita ed i figli Bruno ed Emma. Niente enologo, niente concimi, approccio artigianale e tanta semplicità affinché il vino possa esprimere al meglio il territorio.


Sono all'incirca 50.000 le bottiglie prodotte, con il Fiano protagonista assoluto, 25.000 bottiglie grazie alle uve coltivate a Summonte e Montefredane (15.000 di Fiano di Avellino D.O.C.G. e 10.000 per l'Irpinia Fiano D.O.C.). Sempre in bianco, da segnalare anche le poche bottiglie della selezione Fiano "Ciro 906" e il Greco di Tufo. Il resto dei vigneti sono a bacca rossa (Aglianico, Piedirosso e Sciascinoso) e danno vita ad un rosso Campania I.G.T., a cui si aggiunge un Aglianico in purezza da un vigneto di Montemarano.


Il Fiano di Avellino di Ciro è realizzato con le uve provenienti da entrambi i vigneti, in quella che a tutti gli effetti, è una delle zone di elezione per la tipologia. Raccolta delle uve tardiva, verso fine ottobre, solo acciaio, lieviti indigeni e affinamento per un anno sulle fecci. Nessuna filtrazione. Poca solforosa. Operazioni semplici (ma non facili...) per ottenere un vino di grande longevità e fortemente legato al territorio. Gradazione alcolica elevata per questo 2012 (siamo sui 14°) e prezzo in enoteca che si aggira tra le 13-15 euro.. decisamente onesto, considerando l'artigianalità del lavoro e la qualità (o meglio "la goduria") che ritroviamo nel bicchiere. Devo aggiungere altro per convincervi all'assaggio ed inserire questa bottiglia nella track-list dei migliori acquisti sotto le 20 euro???? 


Giallo paglierino con riflessi verdognoli, piuttosto carico in verità, non limpidissimo ma vivo e luminoso. Appena infilo il naso nel bicchiere, lo trovo un po' scomposto e sono colpito da una nota citrina piuttosto netta, scorza di limone, lime, pompelmo, citronella, poi lentamente il vino si apre, acquistando maggior eleganza e finezza, smussando gli spigoli a favore di un bouquet intrigante e tridimensionale. Una punta di "lemonade" è sempre presente, accompagnata da una vena minerale che rendono il vino affilato ed incisivo. Ma come ho scritto sopra è vino tridimensionali e non mancano ad ogni "sniffata" le note dolci della frutta bianca e quelle più amarognole degli agrumi, il profumo dei fiori di campo e della macchia mediterranea. E ancora frutta secca tostata, suggestioni balsamiche e fumè. 


Mi aspettavo una beva tagliente, acidula e marcata dalla mineralità, e così sarà, ma senza eccessi. Il sorso risulta assai piacevole e ben equilibrato, riempie il palato, c'è materia ma anche dinamicità, non manca di pulizia e freschezza. Vigoroso ma con eleganza, chiude lungo su note che sanno di agrumi e sale. Una beva precisa che gioca sull' equilibrio tra piacevole aromaticità e vibrante mineralità. 


E' assai consigliabile concedergli qualche anno in più di cantina, per fargli acquisire ancor più equilibrio ed eleganza, per consentirgli un'ulteriore evoluzione. Il problema ovviamente è riuscire a resistergli.


Un sorso poco "sudista" se vogliamo, ma che sicuramente rimarrà nella memoria tra i migliori assaggi "sudisti". Alla prossima...

3 commenti:

  1. non capisco il titolo del post Fiano di Avellino IGP? DOCG o DOP, il Fiano di Avellino non è IGP. Saluti

    RispondiElimina
    Risposte
    1. credo abbia ragione, chiedo scusa per l'errore... in effetti si legge molto chiaramente anche sulla foto dell'etichetta... grazie x la segnalazione Fabrizio :-)

      Elimina
  2. "Sudista" nel senso che fa sudare?

    RispondiElimina