...piccola, artigianale, familiare, storica… un passo indietro nel tempo... la bottiglia giusta per l'autunno che verrà...
Sono
giorni uggiosi e umidi, di quelli che mentre è ancora vivo l’estivo ricordo
delle vacanze al mare, ti costringono ad indossare il felpone e ti passa la
voglia di uscire. Alla fiera delle “ovvietà” le frasi che vanno per la maggiore
(del tipo “inizia a far freschino”, “l’estate sta finendo”, “si sono accorciate
le giornate”) esprimono malinconia, tristezza e rassegnazione per i giorni che
verranno.
Effettivamente siamo a metà
settembre e qui in zona Prealpi l’atmosfera (eno-gastronomicamente
parlando) è già fortemente autunnale.
Archiviati
pantaloncini ed infradito, le feste a base di birre e rock’n’roll si sono
trasformate in sagre dell’uva, del fungo, della zucca, della polenta… le chiassose
grigliate iniziano a lasciar spazio alle risottate e mentre il sottoscritto va
al lavoro, i pensionati affollano i boschi alla ricerca di funghi.
A
parte il grande dispiacere nel vedere le ragazze abbandonare canotte e shorts è
veramente così triste l’autunno per chi ama restare con “le gambe sotto al tavolo?”.
Direi proprio di no… certo aleggia un po’ di malinconia… ma non mi dispiace
affatto abbandonare prosciutto e melone, riso in insalata e capresi, per
lasciare spazio alla lenta, lunga e delicata cottura di brasati, bolliti,
risotti, polente… senza tralasciare l’aspetto più importante… l’arrivo
dell’autunno mi stimola tanta voglia di Nebbiolo e Barbera. Entrambi
vitigni amati, con predilezione marcata per il primo, che mi ha indirizzato a
conficcare il cavatappi in questa bottiglia di Barbaresco.
Siamo in quel di
Neive, uno dei tre comuni simbolo del Barbaresco, insieme all’omonimo comune e
a Treiso. Rimpiccioliamo ancora la mappa, perché il Barbaresco che vado a stappare
proviene dalla sottozona di “Currà”, uno dei cru del comune di Neive,
23ha ad ovest in direzione Barbaresco. Tra i vari produttori che possono
vantare vigneti in questa zona, Cantina del Glicine è sicuramente tra le realtà
più interessanti… piccola, artigianale, familiare, storica… Tralasciando quel
mostro sacro di Giacosa, è una delle cantine che più apprezzo insieme a Piero
Busso tra i produttori di questo comune.
Tornando
al Currà che ho stappato… annata 2010, ottima per il Barbaresco, ovviamente
nebbiolo in purezza da vigneto con esposizione a sud-ovest su suoli ricchi di
minerali e prodotto secondo tradizione con maturazione in botti grandi, per un vino che ben
descrive il carattere del Nebbiolo di Neive.
Direi
signorile nel suo rosso rubino tendente al granato, luminoso, leggero, trasparente,
pulito… Intenso e persistente attacca vinoso e pungente, lungo ed inebriante,
impossibile resistere più dei famigerati 3-4 secondi con il naso nel bicchiere…
Comunque non rimarrete delusi, nonostante un attacco piuttosto “alcolizzato” (14%vol.)
che ricorda le ciliegie sotto spirito, il carattere e i profumi inconfondibili
del nebbiolo che più amiamo ci sono tutti… e come spesso capita nelle migliori
versioni, bisogna sempre avere la pazienza di saperlo aspettare, entrarci in
sintonia. L’impeto iniziale lascia così spazio ad un frutto rosso ben maturo,
alle immancabili note floreali di rosa e violetta, alle pungenti spezie, alla
dolcezza della liquirizia, fino alle suggestioni balsamiche mentolate avvolte
da una lieve tostatura. Leggera astringenza iniziale, dimostra vigore,
energia e tannini… ma dopo un paio di sorsi il palato è pronto ad accogliere un
vino a cui non manca eleganza, attraverso una beva asciutta e pulita, materica
e dolce nel frutto appagante, lunga e perfettamente equilibrata, dalla trama
tannica via via sempre più vellutata, con la componente alcolica che scalda il
palato e ci avvia verso un finale lungo e balsamico. Vino di grande struttura e
longevità.
Se anche voi nei grandi rossi delle Langhe cercate soprattutto vini in grado di esprimere territorio e tradizione, il Barbaresco Currà fa sicuramente il caso vostro. Come ho scritto sopra, esprime bene il carattere del nebbiolo di Neive, più ruspante e sostanzioso rispetto al Barbaresco dell’omonimo comune, contraddistinto da vini più esili e fini, così come al contempo riesce a trasmettere la tannicità, la complessità e la classe che caratterizza il cru .
Del Currà, Cantina del Glicine produce circa 8000 bottiglie, vendute ad un
prezzo piuttosto onesto per essere un cru di Barbaresco. Io ho acquistato questa bottiglia
del 2010 per 18 euro… Attualmente è in commercio la 2011 con prezzi che variano
tra le 25-30 euro (e mi riferisco a enoteche on-line). Quindi una valutazione
di mercato in salita, forse anche in virtù dei numerosi attestati di stima e
riconoscimenti ricevuti dalla critica (questo 2010 ad esempio, si è preso i 3
bicchiere dal Gambero…).
Visto che prima o poi un giro nelle Langhe lo fanno tutti… evitate di perdere tempo
nelle solite visite guidate alle solite mastodontiche (e inguardabili) cantine…
siano esse dei capannoni tra le vigne, o dei futuristi cubi (o sfere) di vetro (ogni riferimento è puramente casuale), ma concedetevi un salto indietro nel tempo nella cantina di casa Bruno,
sorseggiandovi uno dei suoi ottimi vini all’ombra del glicine.
Ah, dimenticavo... buon autunno a tutti!
Ah, dimenticavo... buon autunno a tutti!
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RispondiEliminaconosco la cantina da alcuni anni, ormai 10 , una delle prime visite in un Cantine Aperte, consigliata da un guru amico, ma a parte il vino che hai descritto e decantato magnificamente, io vorrei spendere alcune parole per i vignaioli della cantina, sia lei che lui, persone splendide ! Consigliassimo per il superbo vino, la fantastica cantina e le persone, squisite !
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