Un grande Montecucco riserva che merita tutta la vostra attenzione... mediaticamente pochi ne parlano, ma quella di Prato al Pozzo é una delle più interessanti "piccole" realtà sorte in terra di Maremma.
Devo obbligatoriamente iniziare questo post con 2 ringraziamenti. Il primo va a Stefano, mio caro amico per avermi fatto conoscere Francesca Quiriconi e i suoi vini, il secondo va ai ragazzi del Folletto25603, organizzatori de La Terra Trema per aver portato a Milano Prato al Pozzo e i suoi prodotti. Per un varesino come me, sarebbe stato impossibile scoprire questa interessante realtà agricola, mediaticamente poco "chiacchierata"... nessuna traccia nelle guide in mio possesso, nessun sito internet (almeno fino a poco tempo fa) e per gusto personale, tra migliaia di interessanti bottiglie, diventa difficile investire sulla Maremma "a scatola chiusa", ultimamente terra di conquista per investitori stranieri e business man, che legano i propri interessi economici a quelli del vino...
Anche questa é una forma di eno-snobbismo, ok, perché effettivamente all'interno di questa babilonia di vitigni internazionali e tanto brand, ci sono denominazioni come quella di Montecucco, che annoverano cantine di sicuro interesse e ottime prospettive future, persone che producono vino con grande passione e amore per la terra, agricoltori a loro modo resistenti e dissidenti, nella salvaguardia della cultura rurale della campagna Toscana. Fatto sta che nel 2011 (se non ricordo male) mi sono recato al Leoncavallo e dopo un assaggio e due chiacchiere ho acquistato questa bottiglia di Arpagone Riserva, il pezzo "pregiato" della produzione di Prato al Pozzo.
Non sono nuovo a questa denominazione, ho già assaggiato in passato la riserva di ColleMassari, ma soprattutto ho avuto modo di scrivere delle versioni dell' Az. Agr. Sant'Anna e di Campi Nuovi. Con l'Arpagone Riserva alziamo ulteriormente il tiro, anche a livello qualitativo.
Francesca Quiriconi (e marito), ha realizzato il suo sogno nel 2003 diventando contadina e vignaiola. La sua azienda ha preso il nome di Prato al Pozzo e annovera 11 ettari coltivati tra oliveto, seminativi e vigneti (circa 1,5 ettari). Il tutto a Cinigiano, nell’alta Maremma Toscana, alle pendici del monte Amiata
sulla collina a sud di Montalcino, nel cuore della denominazione
Montecucco. Siamo quindi al cospetto di una cantina a produzione familiare e artigianale, ma che può vantare nel suo piccolo, uve di assoluta qualità, grazie all'ottima esposizione dei vigneti, una giusta ventilazione e alla composizione argillo-calcarea del terreno. Come si dice... il vino buono si fa i vigna, é li che il vignaiolo deve lavorare con il massimo della cura e delle attenzioni, in cantina poi bisogna solo evitare di rovinare il frutto della terra. A Prato al Pozzo lo sanno bene, per questo le piante hanno rese basse e non subiscono alcun intervento chimico, solo trattamenti a base di rame e zolfo, con utilizzo di letame come fertilizzante. In cantina niente trucchi, macerazioni senza controllo delle temperature e fermentazioni spontanee. La stessa scelta di non concentrare tutti gli sforzi nella monocoltura della vite, guarda al mantenimento della bio-diversità, così come il progetto "Amiata Responsabile" a cui aderiscono, guarda ad un'agricoltura sociale, strumento per favorire la coesione sociale, la sostenibilità e la partecipazione ai processi di sviluppo locale.
La produzione vinicola di Prato al Pozzo poggia soprattutto sul Sangiovese, uvaggio tipico di questa zona, da cui si ricava il vino più rappresentativo, ovvero il Montecucco Sangiovese Arpagone. Nelle annate migliori viene realizzata anche la versione Riserva. A completare la batteria abbiamo anche il Piede Rosso, un I.G.T. a base di Cabernet Sauvignon e un Vermentino in purezza, unico bianco della cantina.
Lo stappato di oggi é l'Arpagone Riserva 2007, e prende il nome da "L'Avaro" di Moliere, così come il vigneto, per via della scarsità della sua produzione. Per questo vino vengono utilizzate solo le migliori uve attraverso un' attenta selezione e solo le annate ritenute "qualitativamente" adeguate, ne permettono la produzione. Come previsto dalla disciplinare del Montrecucco Sangiovese D.O.C. (se non sbaglio D.O.C.G. dal 2011) vengono impiegate uve Sangiovese per il 90%, mentre a completamento si utilizza il Cabernet Sauvignon. La vendemmia manuale avviene verso fine settembre, con 15 giorni di macerazione e 30 mesi di affinamento, 24 in piccole botti di rovere e 6 in bottiglia.
Si presenta vestito di un rubino scuro con sfumature granato. Vino consistente, vivo e discretamente elegante, con bordo netto e "lacrime" lente. Il resto é proprio quello che ti aspetti da un Montecucco senza fronzoli... naso di grande intensità e persistenza, con ventaglio olfattivo ampio e caratteristico dei Sangiovesi invecchiati a lungo nelle barriques. Rotondo e caldo, con (almeno inizialmente) una pungente componente alcolica (14%vol.) che spinge un frutto rosso (lampone e ciliegia) ben maturo, accompagnato da sensazioni speziate, bacche di cannella, di vaniglia e di liquirizia, profumo di torrefazione, cacao in polvere, accenni fumè e richiami terrosi. Alla beve riesce a colpire per corpo e avvolgenza, vino caldo e tondo dalla trama tannica robusta ma vellutata. Appagante e succoso, grazie ad una piacevole sapidità, che riesce ad evitare un'eccesso di "polposità", mantenendo scorrevole e piacevole il sorso, che si spegne lungo e persistente con ritorno delle note di frutto e spezie dolci che ci lasciano "piacevolmente" appagati. Struttura, corpo, longevità, robustezza complessità aromatica, stilisticamente si attesta di diritto nella cerchia dei grandi rossi di Toscana.
A voler fargli le pulci, manca un po' di eleganza, finezza e mistero... da una vignaiola forse ci si attendeva un vino dal taglio più "femminile", mentre l'Arpagone si dimostra decisamente "maschio"... A differenza dei vini più fini, dove predominano le note eteree e sussurrate, é vino a cui piace svelarsi senza timidezze ed esprimersi con tutta la sua carica gusto-olfattiva. E questo come dico sempre, é una cosa positiva se ne rappresenta senza filtri il carattere del territorio, la ruralità e l'artigianalità del suo vignaioli, soprattutto oggi, in cui molti prendono ad esempio l'impronta stilistica della Borgogna, finendo per "sgrassare" i vini a tutti i costi. Altra nota... 24 mesi di barriques si fanno sicuramente sentire, quindi pur senza avvertire forzature, bisogna onestamente ammettere che é un vino indicato soprattutto per gli amanti del genere, posso comunque garantire anche per il resto del popolo enoico amante della botte grande... non abbiate pregiudizi perché ne vale comunque la pena.
Prezzo di acquisto al banco assaggi (3 anni fa), di 16 euro, non pochissimi tenendo conto che si tratta (almeno in teoria) del prezzo sorgente, ma posso garantirvi che vini toscani di questo livello ve li fanno trovare in enoteca a non meno di 25-30 euro, quindi esborso più che giusto. Da appassionato e conservatore di bottiglie, mi permetto un appunto (per quanto superfluo) sulla veste grafica dell'etichetta che non rende giustizia all'importanza del vino. Ma vabbè... anche alcuni degli album più belli della storia hanno avuto copertine orrende... quindi fa niente, al di la dell'idea grafica credo sia la carta effetto lucido a sminuirne il valore. (Giudizio da consumatore, diciamo che se non lo conoscessi, affiancato ad altre decine di bottiglie non mi attirerebbe).
Prima di concludere una tirata di orecchie ai miei compagni/colleghi wine-blogger, ai giornalisti di settore, a chi organizza le fiere, scrive le guide... e mi rivolgo soprattutto a chi come me bazzica nel circuito più "artigianale" se così possiamo chiamarlo... é un peccato che solo i ragazzi de La Terra Trema abbiano dato la giusta attenzione mediatica a questa cantina... in un contesto (basta fare un giro su Google) dove in pochi ne parlano... soprattutto per il valore etico del progetto agricolo di Francesca oltre che per la qualità dei vini proposti (per non parlare dell'ottimo extravergine).
I loro vini non sono facili da reperire, ma da poco é on-line il sito internet di Prato al Pozzo, quindi contattateli o ancora meglio andate a trovarli alla Terra Trema o perché no a Cinigiano, meritano la vostra attenzione e sono sicuro che scoprirete una piccola grande cantina che non vi deluderà. Per la serie "Grandi vini di piccole Cantine".
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