Ricevuto un cordiale invito dal sign.Minetti mi appresto a raccontarvi della cantina Marchese Adorno, realtà vitivinicola dell'oltrepò pavese. Basta che non mi dite cosa devo scrivere (ed é un messaggio che rivolgo a chi si occupa di marketing e pensa che io sia qui a copia-incollare i loro scritti...) e qui ci sono orecchie e palato pronti ad accogliere chiunque si dimostri sinceramente interessato a trovare spazio nel blog. Ed eccomi qui in una uggiosa domenica di inizio estate ad assaggiare i 3 principali vini di questa cantina... siamo nella bella zona collinare dell'oltrepò e le 3 bottiglie fanno riferimento ai 3 uvaggi principale di questa zona.. la Croatina da cui si ricava la Bonarda, la più antica e radicata espressione di questo territorio su cui a mio modesto parere, bisogna ancora investire e lavorare per offrire al consumatore un prodotto quanto più qualitativamente apprezzabile, per scardinare un certo eno-snobbismo nei confronti di questo vino, troppo spesso sottovalutato anche a causa di alcune scelte commerciali che di sicuro non ne valorizzano le reali potenzialità (inutile nasconderlo certe versioni presso la GDO sono quasi regalate ma altrettanto imbevibili). Il Pinot Nero, che forse in pochi sanno, ma l'Oltrepò Pavese é una delle regioni vitivinicole dove se ne produce di più, é utilizzato soprattutto nella produzione di spumanti. Crescente é anche l'attenzione per la versione in rosso... certo se si pensa alla Borgogna siamo ancora lontani, anche i Blauburgunder dell'Alto Adige o certe versioni trentine
(come non pensare alla finezza del Pinot marca Dalzocchio?) sembrano
avere una marcia in più... ma la volontà di crescere qualitativamente
c'è anche nell'Oltrepò, tanto che alcune delle cantine storiche (tra cui
Marchese Adorno) hanno deciso di unire le forze dando vita al Pinò
Club, una associazione che vuole valorizzare questo importante vitigno. E
per concludere ecco la Barbera, altro vitigno molto diffuso e di grande importanza in questa
zona, prodotto sia nella versione ferma che in quella vivace.
La cantina Marchese Adorno é situata a Retorbido in provincia di Pavia, nel cuore della Val Staffora, dove le colline dell'Appennino emiliano incrociano la pianura a sud del Po. Le origini risalgono al 1934, ma solo a partire dal 1997 con la presa in carico dell'ultimo discendente, il Marchese Marcello Adorno, che si inizia un percorso di crescita, che porta alla creazione di una nuova e più moderna cantina, oltre all'acquisizione di nuovi vigneti, che consente con 80 ettari di vigneti e una produzione di circa 300.000 bottiglie, di issare la cantina del Marchese tra le più interessanti ed intraprendenti realtà vitivinicole dell'Oltrepò Pavese. I vigneti sono sostanzialmente dislocati in due aree distinte, nei dintorni di Retorbido, su suolo argilloso e nella zona collinare denominata Costa del Sole, dove i pendii raggiungono altezze vicine ai 400 metri. Su questi terreni argillosi vengono coltivati i vigneti più importanti e con le rese più basse, da cui si ricavano i più importanti vini dell'azienda (ovvero i 3 che andrò a degustare). Smarcarsi dal comune snobbismo che vuole l'Oltrepò patria della spumantistica e dei rossi vivace a basso costo, per una produzione che guarda più alla quantità che alla qualità. Da qui la neccessità di un'inversione di rotta, dimostrare che questa é terra che sa e può esprimere vini di qualità e non solo bottiglie a basso costo per la grande distribuzione. La scelta del Marchese Marcello di affidare la direzione tecnica della cantina all'enologo Francesco Cervetti, profondo conoscitore dell'Oltrepò e già protagonista in alcune delle più rinomate cantine della zona.
Personalmente é la prima volta che mi cimento con la produzione di questa cantina e mi fa piacere assaggiare i 3 vini più importanti, espressioni di 3 vitigni a bacca rossa emblema dell'Oltrepò...
Parto dalla Bonarda, che come vi ho scritto sopra, è un
vino che tendenzialmente snobbo, principalmente per una sorta di “scarso amore”
per i vini con le bolle. Ebbene, soprattutto negli
ultimi anni, sembra esserci un ritorno di fiamma nei confronti dei vini
più freschi e di pronta beva (e bisogna dirlo, economicamente meno impegnativi…), tanto che anche la Bonarda sembra godere di una seconda giovinezza. Il merito é anche di vini come questo Costa del Sole, una vera sorpresa per chi come il sottoscritto l'ha sempre considerato un vino minore. E bene, qualcuno mi aveva avvertito... la Bonarda, non é solo quell'insignificante rosso frizzante che ti rifilano al circolo... provane una ben fatta e te ne accorgerai... ed infatti me ne sono accorto. Questa versione é riuscita ad entusiasmarmi. Un rosso caratteristico, acceso e brillante con riflessi che virano sul rosa scuro e il violaceo, sovrastato da una bella spuma soffice che "sfrigola" nel bicchiere. Il punto di forza é tutto nella beva, fresca, snella, zuccherina, perfetta nella sua funzione alimentare. Semplice e leggera, diretta e di carattere ma al contempo non troppo tesa e slanciata, sa riempire bene la bocca e ci ammorbidisce con un retrogusto fruttato "fragoloso" che ci costringe a riempirci nuovamente il bicchiere. Ma soprattutto mi ha colpito la sua "misurata" vivacità. Bollicine piuttosto fini, cremose e delicate. Per produrre il Costa del Sole, mix di Croatina (85%) e Uva Rara a completare, entrambe vinificate in purezza. Tre mesi di affinamento in bottiglia e caratteristica rifermentazione stile spumante. Gradazione alcolica del 13%vol. e prezzo in cantina di poco superiore alle 5euro. Pur non essendo un fanatico del genere... beva soddisfacente e quasi divertente.. vino allegro.
Nel bicchiere scivola snello e fluido vestito di un rosso
rubino dalle sfumature porpora, piuttosto limpido, brillante e di grande pulizia. Naso
fitto e pungente, teso nelle venatura alcolica (13.5%vol) che sostiene una
varietale che sfoggia frutti di bosco, ma soprattutto sentori floreali (rosa) e
piccanti note speziate. Si fa sentire “l’effetto legno” con una tostatura di
fondo che a mio avviso tende a chiudere il bouquet a cui manca un po’ di
apertura e freschezza verso note più fini e leggere (meno vaniglia da
barriques e più spazio all’uva). Al palato dimostra una certa dinamicità, un
ingresso deciso, di buona acidità, ma ben equilibrato da un piacevole (e furbo) retrogusto dolciastro e
succoso di grande appagamento. Preciso e ineccepibile in tutte le sue componenti, discretamente elegante deve ancora crescere in personalità, forse
un po’ troppo “tecnico” e "legnoso", viene meno quella finezza che ti aspetti da un Pinot Noir. Comunque mi è piaciuto, anche
se non ho termini di paragone con altri Pinot Noir dell’Oltrepò, ma in generale assolutamente “sul pezzo” per rapporto qualità/prezzo. Due
anni di affinamento, uno in barriques e uno in bottiglia, viene prodotto solo nelle annate migliori. Prezzo in cantina
sulle 10 euro.
La Barbera riserva ha…
l’aspetto che ti aspetti… da un vino importante. Un rubino scuro intenso ed
impenetrabile, concentrato nel colore ma vivo e di buona fluidità nel bicchiere. Anche
il naso è importante, intenso e persistente, vinoso e pungente con marcata vena alcolica, dal bouquet intrigante
e complesso. Anche in questo caso manca un po’ di solarità… il legno gioca un
ruolo rilevante, ma lascia comunque spazio a note floreali e di frutta sotto spirito. Vino di
struttura importante e buon corpo, tannino vigoroso ma ben equilibrato dalla
componente minerale che conferisce un tocco di freschezza. Il finale é dolcemente lungo e piacevole. Decisamente ben
fatto, rilascia una bella sensazione di pulizia, sfoggiando un carattere tra il
pungente e il morbido, caratteristico di una buona e robusta Barbera. Non si offende se dimenticato in cantina. La
"Vigna del Re", situata in località "Costa del Sole" è
probabilmente il vino più importante della Marchese Adorno, realizzato con le
autoctone uve Barbera (85%), Croatina (10%), Uva Rara (5%) su terreno calcareo-argilloso, la cui età supera i
cinquanta anni, con una resa inferiore a 1,5 kg. per pianta. In cantina 18 mesi
di affinamento in fusti da 500
litri, con periodici travasi per separarlo dai sedimenti
ed evitarne la filtrazione. Conclude il suo percorso con un anno di riposo in
bottiglia. Gradazione alcolica del 14%vol. e prezzo in cantina
sulle 10 euro.
Nell'insieme una "triplete" interessante, con la Bonarda come più piacevole sorpresa, a dimostrazione che questo rimane ancora il vino più caratteristico e rappresentativo dell'Oltrepò Pavese. Non male anche il Pinot, anche se eccede nel legno, ed é lontano dalla mia idea (e gusto) di Pinot molto più fragrante e solare. Convince maggiormente la Barbera, che dimostra il carattere del vino importante.
Nell'insieme una "triplete" interessante, con la Bonarda come più piacevole sorpresa, a dimostrazione che questo rimane ancora il vino più caratteristico e rappresentativo dell'Oltrepò Pavese. Non male anche il Pinot, anche se eccede nel legno, ed é lontano dalla mia idea (e gusto) di Pinot molto più fragrante e solare. Convince maggiormente la Barbera, che dimostra il carattere del vino importante.
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