domenica 7 aprile 2013

MONTEVETRANO 2008 - Colli di Salerno I.G.T. - Az. Agr. Montevetrano

...mi sarebbe piaciuto maggiormente un grande vino autoctono, ma rimane comunque l'esempio di un vino "costruito" con grande intelligenza, che ha saputo "trasversalmente" conquistare gli eno-appassionati.


Dai che partiamo... primo stappato per questa nuova serie di Passaggi Etilici in collaborazione con Avionblu... come anticipato nel post di presentazione "La mano dell'enologo" 5 vini da assaggiare figli di 5 scelte enologiche differenti. Per affrontare l'argomento non potevamo non partire da un grande vino, oramai diventato un classico, figlio della mano di un grande enologo... ovvero il Montevetrano di Silvia Imparato firmato dal più blasonato enologo italiano ovvero Riccardo Cotarella.

Ci sarebbe da scriverne un libro o quasi sull'argomento, tanto fa discutere (e divide) gli eno-appassionati di mezza Italia, tra chi a priori prende posizione contro (o pro) i così detti "vini dell'enologo". Si discute sulla scelta di "tagliare" le uve provenienti da zone vocate con il soliti vitigni francesi, ci si domanda se il successo di certi vini non sia figlio di marketing ed immagine ecc... se sia la firma di un enologo di fama internazionale, piuttosto che l'effettivo livello qualitativo del vino a generare l'aumento di vendite e prezzi.

L'enologo che in alcuni casi va a sostituire il vignaiolo... c'è chi compra solo i "vini di vignaioli" perché quel vignaiolo, la sua storia, la tradizione, la sua etica e il territorio che esprime nei suoi vini sono una garanzia di "vericità" e "onestà"... e c'è chi compra i vini firmati da Cotarella, Tachis o Rolland... indipendentemente dal terroir, dall'uvaggio o dal paese di produzione, perché comunque sa di avere a che fare con un certo tipo di vino, fatto con un certo stile, magari non originale, ma quella firma ne é una garanzia.

Ad ognuno il suo vino dico sempre io... chi mi segue sa da che parte sto.... ma al di là delle critiche che spesso leggiamo sui wine-blog verso supertuscan e similari, (vini che sembrano non interessare più a nessuno).... al di là della tendenza che negli ultimi anni ha portato ad un crescente interesse mediatico e di pubblico verso i vini di tradizione e territorio, basta guardare i dati di vendita e le vetrine delle enoteche del centro per capire che i vini dell'enologo, tutto sommato, hanno ancora il loro tiro... In Italia siamo un po' così... tutti sembrano non tollerare Berlusconi, tutti lo criticano, poi si va alle elezioni e quello che doveva essere un morto che cammina é ancora lì a giocarsela e a recitare il ruolo del protagonista... a dimostrazione che al di là del tam-tam mediatico, il suo stile piace ancora (mannaggialamiseriaccia) a molti.

Questo Montevetrano, questo "winemaker" che riempie le copertine delle riviste di settore, questo vitigno autoctono "annegato" negli uvaggi bordolesi, questo affinamento in barriques nuove, sembra avere ancora molti estimatori e i riconoscimenti ricevuti anno dopo anno, sembrano dimostrarlo.

Montevetrano non é solo il nome di un vino I.G.T. ma è anche il nome della cantina che lo produce, essendo questa l'unica tipologia di vino ad essere imbottigliata, anche se quest'anno in occasione dei 20 anni dalla nascita di Montevetrano, dovrebbe uscire una tiratura limitata di Aglianico in purezza che si chiamerà Core... (e chissà se si tratta di un'edizione unica e celebrativa o se anche qui hanno deciso di puntare su un vino più territoriale). Siamo nel comune di S.Cipriano Picentino, prov. di Salerno, qui sorge la splendida azienda agricola di Silvia Imparato, quasi 5 ettari di vigneti di proprietà incastonati tra gli Appennini e la costiera Amalfitana... Un vino inizialmente prodotto tra amici appassionati, ma ben presto le conoscenze enologiche di Cotarella e la grande passione per i rossi bordolesi, hanno portato all'impianto di vigneti come Merlot e Cabernet Sauvignon, oltre all'Aglianico, con la suggestione di creare un Bordeaux di Campania. Di li a breve nel 1993 viene commercializzato il Montevetrano come lo conosciamo oggi, ed é subito un successo....

Classificato come I.G.T. dei Colli di Salerno, questa annata 2008 é stata prodotta attraverso l'assemblaggio di Cabernet Sauvignon 60%, Merlot 30% e Aglianico 10% provenienti dai vigneti di proprietà, coltivati su terreni a medio impasto ricchi di scheletro. Resa per ettaro di circa 70ql. con densità di impianto di 5000 ceppi. Le uve dopo una macerazione di circa 20 giorni, fermentano in acciaio inox per altri 20, prima di passare in barriques nuove per un periodo di 8-12 mesi e affinare in bottiglia per altri 6. Il vino particolarmente longevo, continuerà a maturare ed evolversi per i successivi 10/15 anni. Produzione annua di circa 30.000 bottiglie, vendute ad un prezzo che si aggira, euro più euro meno, sulle 45 euro. Per gli amanti dei riconoscimenti (anche se tutti lo negano sono sicuro che c'è ancora chi compra vino dopo aver sfogliato le guide...) questa annata ha conquistato il punteggio massimo sia da parte dell'A.I.S., che sul Gambero Rosso e Slow Wine.

Stappo e come mi aspettavo mi ritrovo un vino dal colore rubino scuro concentrato, brillante e profondo, con unghia porpora che colora le pareti del bicchiere, dimostrando che questo 2008 non é ancora completamente maturato. Elegante e di buona fluidità, alle prime rotazioni dimostra da subito carattere e complessità, con un naso persistente e pungente, dove il calore alcolico (13%vol.) e una venature pungente, introducono un bouquet variegato che snocciola piacevoli sentori di piccoli frutti a bacca rossa sotto spirito, con un fondo di speziatura dolce come liquirizia, vaniglia, cioccolato, a contrastare ed equilibrare note più pepate ed erbacee. La sua complessità olfattiva ci conduce verso suggestioni floreali e balsamiche, grafite e roccia vulcanica, macchia mediterranea, tostatura e legno. La beva dimostra a pieno il grande carattere e struttura del Montevetrano, lungo, persistente, profondo, abbastanza equilibrato. La trama tannica é possente e ancora scalpitante, un' acidità che non ti aspetti, una rocciosa mineralità, il legno ben presente e una sapidità quasi marina, ci accompagnano fino ad un interminabile finale ricco di frutto.

Considerazioni in merito... direi tantissime... per prima cosa rimane un po' il rammarico per aver bevuto un vino di grande longevità tendenzialmente ancora "verde", con il tannino ancora scalpitante, la vena acida ancora marcata, il legno ancora sopra le righe... mi rimane così il dubbio su cosa sarebbe potuto essere il Montevetrano se stappato tra qualche anno, quando la completa maturazione, avrebbe regalato un vino complesso e potente ma anche perfettamente in equilibrio, vellutato e suadente. Se...il vino é come un bellissimo fiore che non si sa quando cogliere (cit.) vi consiglio (almeno per questo 2008), di saperlo aspettare ancora un po'. Se i punti a favore di questo vino sono indubbiamente tanti, personalmente (diciamo a mio gusto...) quello che un po' manca é.... il sole... quella solarità che un po' ti aspetteresti di trovare in un vino del sud. La sensazione é che sappia esprime più l'entroterra che il mare, il nero e cupo vulcano piuttosto che il "frizzante" clima mediterraneo. Il bouquet, la beva, le sensazioni gusto-olfattive in continua evoluzione, mancano di fresca leggerezza solare, quella snellezza estiva, quell' apertura primaverile, che ne farebbe un vino oltre che eccellente anche molto più "simpatico" (se mi passate il termine), mantenendo la beva importante ma anche leggera, spigliata e croccante... non vi nego che dopo tre/quattro bicchieri un po' mi ha appesantito e la mescita del giorno successivo é stata molto più entusiasmante, ritrovandomi nel bicchiere un vino meno cupo e più aperto. Un filo di immediatezza non gli guasterebbe (anche se forse in pochi possono condividere questo mio pensiero..).

Le ultime considerazioni le dedico alla cantina di Montevetrano... visto che questo vino é stato inserito all'interno della rassegna "La mano dell'enologo"... parliamone... devo ammettere di aver stappato il vino un poco prevenuto... l'enologo di grido, il "merlottiano" marchio Cotarella, il taglio bordolese, le barriques... mi aspettavo il classico vino internazionale e parkerizzato. Invece ha il pregio di non risultare mai esageratamente piacione o costruito. Il connubio tra Imparato-Cotarella ci regala un vino che guarda alla Francia ma che riesce ad esprimere il carattere del territorio di provenienza. Dobbiamo riconoscere a Montevetrano la capacità e il coraggio di puntare in alto, di voler proporre un vino importante in un'area vitivinicola che fino a quel momento non era riuscita a decollare (non dimentichiamo che siamo all'inizio degli anni 90) diventandone simbolo ed elemento di traino per tutto il movimento. Per riuscirci ci é voluto un professionista del settore e l'utilizzo di vitigni alloctoni, poco male... peccato, mi sarebbe piaciuto maggiormente un grande vino autoctono, ma rimane comunque l'esempio di un vino "costruito" con grande intelligenza, che ha saputo "trasversalmente" conquistare gli eno-appassionati.

Non é il tipo di vino su cui personalmente investirei 50 euro... ma per chi vuole una cantina importante (e può permettersi l'esborso), un paio di queste bottiglie lì a prendere polvere ci stanno davvero bene. Senza entusiasmarmi esageratamente, per i motivi di cui ho scritto sopra e di gusto personale, rimane un grande classico in grado di scalfire il tempo...

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