...un vino sicuramente tecnico e dal
respiro internazionale, magari senza una precisa identità, ma con una apprezzabile
e mirata nota stilistica.
Terzo stappato per la
rassegna "la mano dell'enologo", con virtuale risalita da sud verso
nord, ma soprattutto dopo due rossi, passiamo ad un vino bianco, anzi, direi il
più classico dei bianchi, trattandosi di uno Chardonnay... voliamo quindi
dall'Etna a Bassano del Grappa, nella zona più a est della D.O.C. di Breganze,
sulla sponda destra del fiume Brenta. La location é da paura, perchè l'azienda
agricola Villa Angarano é nientemeno che un'antica villa palladiana,
commisionata nel 1548 da Giacomo Angarano al famoso architetto Andrea Palladio.
Con un'estensione di ben 50
ettari, il terreno di origine alluvionale che circonda
la villa, comprende 8
ettari di vigneti, reimpiantati nel 2003 con cloni
scelti di Merlot, Cabernet, Chardonnay e Vespaiola. Attualmente la gestione é
nelle mani delle "5 sisters" Bianchi Michiel, da qui il nomignolo
“veneto style” Ca' Michiel, da cui deriva anche il nome dello Chardonnay che
vado a stappare.
Con i vini di Villa
Angarano, rientriamo a pieno nella categoria "vino dell'enologo",
dato che le cinque sorelle si avvalgono della consulenza enologica di Marco
Bernabei, che come vi avevo anticipato in fase di presentazione, é figlio di
Franco Bernabei, enologo di successo, che in terra toscana, ha valorizzato e
"modernizzando" il Sangiovese (e quel gran vino che é il Flaccianello
della Pieve porta la sua firma). Attualmente la famiglia Bernabei gestisce
un'attività di consulenza enologica denominata "Enoproject" e offre i
propri servizi ad una trentina di aziende vitivinicole.
Insomma quante volte
abbiamo sentito di personaggi improbabili che hanno deciso di investire nel
vino? (vedi l'ultima improponibile coppia di neo-vignaioli Rocco Siffredi-Jarno
Trulli che dall’hard e dalla formula uno sono passati al Montepulciano#!? e a quanto pare... con buoni risultati).
Bene, basta affidarsi all'enologo giusto e magari ad una buona impresa per
costruire la cantina nuova... e nel giro di pochi anni eccovi al Vinitaly...
pensano a tutto loro... progettazione ed impianto dei nuovi filari, progettazione
della cantina, tutte le fasi produttive, dalla cura della vigna
all'imbottigliamento, fino al packaging e alla gestione del marketing... Questo
se partite da zero e avete un bel gruzzolo da investire..
In verità a Villa
Angarano le vigne ci sono sempre state, ma solo da una decina di anni le “five
sisters” hanno iniziato a fare sul serio… Detto fatto, se nel 2003 l'azienda iniziò con i
reimpianti, il nostro Chardonnay del 2008, é vino ricavato da uve piuttosto
giovani (chissà cosa penserebbero i bianchisti di Borgogna...), ma il risultato
é comunque piuttosto interessante... merito anche di attente pratiche
enologiche...
Siamo sul versante est
della villa, qui sono stati riprodotti e trapiantati i vecchi biotipo dei
vitigni a bacca bianca. Sono quindi presenti diverse tipologie di Chardonnay,
il cui processo produttivo, dalla vigna fino alle ultime pratiche di cantina,
avviene separatamente e solo in ultima fase il vino viene assemblato. Si
trattano di appezzamenti da 4500 piante per ettaro con una resa massima di 60
quintali. La vinificazione avviene in acciaio, con circa un mese di
fermentazione a temperatura controllata. Affinamento a contatto delle fecce per
almeno 6 mesi in barriques di rovere, a cui segue l'assemblaggio e
l'affinamento finale in bottiglia di 4 mesi.
Nel bicchiere sfoggia un
giallo paglierino piuttosto luminoso, fluido e pulito, una visiva sensazione di
leggerezza che riscontriamo anche all’olfatto, mai sopra le righe. Il naso
viene accarezzato da sentori piuttosto tenui che richiamano la frutta matura a
pasta gialla e frutta secca, con una lieve e amarognola nota agrumata. Direi un
approccio soft, quasi a non volersi svelare del tutto… così come al palato,
dove troviamo un vino di grande equilibrio e bevibilità, fine e scorrevole. Un
vino aromatico in cui predomina una piacevole sensazione dolciastra, frutta ma
anche vaniglia, una leggera tostatura ed una discreta acidità che regala un po'
di vibra e contrasta la nota alcolica (14%vol.) leggermente sopra le
righe.
Le uve Chardonnay, grazie alla loro facilità di adattamento e alle
caratteristiche non particolarmente marcate, sono spesso utilizzate da molte
cantine e dai loro enologi, che riescono a "costruire" vini secondo
il proprio stile e le proprie idee. Conseguentemente sono molti i fattori che
ne vanno ad influire il risultato finale ed indubbiamente a Villa Angarano
sanno quel che fanno, riuscendo ad ottenere un vino sicuramente tecnico e dal
respiro internazionale, magari senza una precisa identità, ma con una apprezzabile
e mirata nota stilistica. Punta sulle note aromatiche e una gradevole finezza,
il che lo rendono piacevole ai più. Devo ammettere che prima di stappare, dalla
bottiglia all'affinamento in barriques, fino alla gradazione alcolica piuttosto
elevata, mi aspettavo il classico bianco "caricato" a mille, grasso,
polposo e alcolizzato... ed invece la scelta stilistica di giocare su
"colori pastello" mi ha positivamente conquistato.
Non un super-bianco ma una bottiglia più che valida che può piacere a molti per la sua godibilità. Poi a parità di prezzo (intorno alle 15 euro)... tra questo Chardonnay aromatico e la spiccata mineralità del penultimo bianco stappato (il Cinqueterre di Forlini Cappellini)... beh... sapete già su chi investo i miei denari... ma qui si entra nella sfera dei gusti, delle suggestioni personali e del cuore. Comunque un buon cin cin...
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