Prosegue con mio sommo piacere la rubrica Passaggi Etilici in collaborazione con l’enoteca
Avionblu. La formula é sempre la stessa... Andrea mi propone un trittico di vini da assaggiare e raccontare, partendo da un argomento, uno stimolo, un'idea... un punto di incontro che li unisce nelle loro grandi e piccole differenze.
Questa volta saranno ben cinque gli assaggi, per affrontare una figura importante come quella dell'enologo, ruolo da "dietro le quinte", ma spesso fondamentale nella realizzazione del vino. Cinque bottiglie per cinque tipologie di enologi differenti.
Il Montevetrano, mono-vino di Silvia Imparato (che proprio in questo periodo sta uscendo con il suo secondo vino), firmato da Riccardo Cotarella, che ha timbrato alcuni dei più famosi vini italiani. Il wine-maker, il consulente di cantina, colui che grazie alle sue indicazioni, dispensa consigli e indicazioni, il giramondo, colui che pianifica la nascita di nuove cantine insieme ai proprietari per garantirne il successo. Il Michel Rolland di Mondovino made in Italy. Curriculum da paura, premi internazionali, uomo copertina....Personaggio in grado di influenzare lo stile e i "numeri" di diverse cantine. Se persone così influenti siano un bene o un male dipende dai punti di vista, di sicuro hanno ridato lustro internazionale all'Italia del vino, rivalutato terreni e vigne poco vocate trasformando quelle uve in oro, le cantine che si avvalgono delle sue competenze, si fregiano di una firma importante ed influente, che garantisce attenzione mediatica, premi, riconoscimenti e conseguentemente l'aumento dei prezzi dei loro vini.
Di contro questo ha portato all'emolazione di molti produttori, nel tentativo di produrre vini simili e quindi facili da vendere. Penso al successo internazionale di Supertuscan da lui firmati (Solaia in primis). E così abbiamo visto l'esplosione del taglio bordolese, il connubio italo-francese, tanto che anche in terroir vocati abbiamo assistito all'espianto del Sangiovese per lasciare spazio a Cabernet e Merlot, in cantina via le vecchie grandi botti e spazio alle barriques ecc... per non parlare dei "trucchi" di cantina, alla ricerca di vini che puntano a raccogliere il consenso internazionalità perdendo in territorialità.
Da Cottarella a Salvo Foti, passionale enologo che porta nel cuore il suo territorio. Non un consulente giramondo che dispensa ricette, ma un profondo conoscitore di un preciso terroir, un'idea di vino che parte dalla valorizzazione della vigna e dal recupero delle tradizioni, lavorando in sincrono con il vignaiolo, avendo lo scopo di ottenere vini caratteristici in grado di esprimere al meglio il territorio. Foti é il protagonista della salvaguardia, del recupero e della rinascita, della cultura vitivinicola della Sicilia orientale. Vecchie vigne ad alberello, uve autoctone, piccoli produttori, artigianalità, ricerca... le conoscenze e la tecnica enologica come valore aggiunto.... Scopriremo il suo lavoro assaggiando il Rosso della sua azienda agricola, ovvero "I Vigneri", che ingloba anche diversi piccoli vignaioli del "vulcano".
Poi ecco l'enologo di se stesso, o meglio l'anti-enologo, il produttore fai da te, il vignaiolo che non si avvale di alcuna consulenza e segue personalmente tutto il processo produttivo, dalla cura della vigna al lavoro in cantina. Produzione legata al territorio e all' idea di vino del suo vignaiolo, a volte legata alle tradizioni, altre volte originale ed anarchica nella tecnica produttiva, nella scelta dei nomi, degli assemblaggi ecc... Scopriremo Mattia Filippi, dolomitico viticoltore errante, attraverso il suo visionario Cabernet "Under the Sky"...
Giusto per non farci mancare nulla, torneremo anche in Sardegna regione alla quale abbiamo dedicato un focus in passato. Terra ricca di biodiversità anche tra i produttori... e così dalla cantina "5 stelle" di Santadi a quell'anarchico di Gianfranco Manca, oggi andiamo da Quartomoro, piccola cantina in continua evoluzione gestita da Piero Cella e Giuliana Basso. Piero si appassiona al vino grazie al padre enologo e oggi porta avanti questo interessante progetto di recupero e valorizzazione degli autoctoni vitigni sardi, anche quelli meno conosciuti e salvati dall'estinzione. Cantina artigianale e uve recuperate da contadini che gestiscono vigne vecchie di oltre 40/50 anni.
Assagerò il suo vino a base Cagnulari, vitigno autoctono situato nella regione del Coros in prov. di Sassari, oggi abbandonato da molti produttori, tanto che gli ettari vitati sono solamente 260. Piero ne produce solo 600 bottiglie con l'obbiettivo di ricavarne non solo un vino, ma realizzare "il viaggio, il sogno, il progetto di
valorizzazione di perle viticole, il progetto di valorizzazione di
vitigni autoctoni della Sardegna... un percorso attraverso le vigne più vecchie della Terra Sarda,
attraverso i racconti appassionati e appassionanti di anziani
vignaiuoli, che hanno, della vita e del lavoro in vigna, una visione per
noi degna di grande rispetto, rispondente spesso ai nostri ideali." (cit.)
Concludiamo il nostro viaggio "enologo" con un bianco, ovvero lo Chardonnay
di Villa Angarano, strepitosa villa palladiana accerchiata dai vigneti in quel di Breganze. Oggi la proprietà é nelle mani delle cinque sorelle Bianchi Michiel che gestiscono una cantina nel segno della qualità, tecnologia ed innovazione. 8 ettari di vigneti nelle mani dell'enologo Marco Bernabei, figlio di Franco anch'esso enologo di successo in terra toscana, valorizzando e "modernizzando" il Sangiovese (quel gran vino che é il Flaccianello della Pieve porta la sua firma). Oggi la famiglia Barnabei gestisce questo progetto denominato Enoproject, ed offre la propria consulenza ad una trentina di cantine. Nasce così lo Chardonnay Ca' Michiel, un bianco barricato dal taglio moderno, figlio di un progetto enologico che guarda al futuro.
Concludiamo il nostro viaggio "enologo" con un bianco, ovvero lo Chardonnay
di Villa Angarano, strepitosa villa palladiana accerchiata dai vigneti in quel di Breganze. Oggi la proprietà é nelle mani delle cinque sorelle Bianchi Michiel che gestiscono una cantina nel segno della qualità, tecnologia ed innovazione. 8 ettari di vigneti nelle mani dell'enologo Marco Bernabei, figlio di Franco anch'esso enologo di successo in terra toscana, valorizzando e "modernizzando" il Sangiovese (quel gran vino che é il Flaccianello della Pieve porta la sua firma). Oggi la famiglia Barnabei gestisce questo progetto denominato Enoproject, ed offre la propria consulenza ad una trentina di cantine. Nasce così lo Chardonnay Ca' Michiel, un bianco barricato dal taglio moderno, figlio di un progetto enologico che guarda al futuro.
Cosa ne pensate? Quale impronta enologica preferite? Che stile di vino amate? Quali le differenze tra un consulente girovago, un enologo che conosce la sua terra come le sue tasche e un vignaiolo fai da te?? Sicuramente tante... cuore e denaro il vino é anche bussness e chi può permettersi di investire denaro lo fa... avvalersi di un grande enologo é come per una squadra acquistare un grande allenatore... l'obbiettivo é il successo.... Restate sintonizzati su Simodivino e Avionblu per leggerne delle belle... nel frattempo vi consiglio di esplorare l'argomento attraverso l'ottimo libro di Corrado Dettori "Non é il vino dell'enologo". Maledetta primavera...
Nessun commento:
Posta un commento