...più che una bella bevuta, mi rimane solo una bella bottiglia vuota sullo scaffale.
Questo é uno
dei produttori spagnoli più famosi e conosciuti, tanto che può capitarvi di
trovare alcuni dei suoi vini anche qui in Italia. Così, anche se in cuor mio,
sapevo che stavo per acquistare un vino che non é proprio nelle mie
"corde", mi sono autoconvinto, attirato dalla bella bottiglia retata
e la voglia di provare un vino spagnolo della Rioja (oltre ovviamente al prezzo
contenuto). Adesso a bottiglia stappata sono qui a raccontarvi, più o meno, di
cosa si tratta.
Marqués de
Riscal è una delle più antiche cantine della Rioja fondata da Guillermo Hurtado
de Amezaga nel lontano 1858, e in breve tempo, grazie alle collaborazioni con
enologi di Bordeaux, introduce nuovi vitigni di taglio bordolese e acquisisce
le tecniche produttive dei maestri francesi, tanto da essere il primo vino
"non francese" ad essere insignito del Diploma d'Onore
all'Esposizione di Bordeaux. Da allora ai giorni nostri, con oltre 150 anni di
storia vitivinicola alla spalle, questa "faraonica" bodegas ha fatto
passi da gigante, diventando una cantina simbolo a livello internazionale,
grazie anche al recente progetto "Città del Vino" inaugurato nel
2006, con la nuova e supermoderna struttura dell'architetto Frank O. Gehry, a
dir poco spettacolare, il cui design ricorda il museo Guggenheim di Bilbao, il
più famoso e conosciuto progetto firmato dal famoso architetto canadese.
Una cantina
antica ricca di storia e tradizioni, ma sempre al passo con i tempi (e lo si
sente anche nella sua Reserva), in continuo rinnovamento, sempre pronta ad
acquisire nuovi vigneti e nuove fette di mercato internazionale. Non solo vino
nella "Ciudad del Vino", ma anche un lussuoso hotel, un ristorante
stellato, una spa dove si pratica la vinoterapia, enoteca, eventi, attrazioni
turistiche ecc.... insomma, siamo distanti anni luce dall'idea del vignerons,
della piccola cantina a conduzione familiare, il mondo del vino, quello rurale
che più mi sta a cuore... provate a cercare una foto di questa avveneristica
struttura, tanto bella a vedersi, diciamo pure una “figata”, ma che impatto ha
una struttura del genere in un ambiente tipicamente agricolo? Insomma se mi
sono permesso di criticare il cubo e l'acino di Ceretto, in quanto opere
futuriste che poco hanno da spartire con l'immagine di Langa che porto nel
cuore, figuratevi questa bodegas del futuro...
Comunque
passando al vino... anche qui i numeri fanno impressione, 1500 ettari vitati
per la produzione di vino rosso, con uve Tempranillo, Graciano, Mazuelo e
Cabernet Sauvignon e oltre 450 ettari per i bianchi con varietà Verdejo e
Sauvignon Blanc. Immaginatevi la cantina, le dimensioni della barricaia, i tini
di acciaio per la fermentazione, ma immaginatevi anche la vecchia cantina,
quella originaria dove vengono conservate tutte le bottiglie di ogni singola
annata, praticamente un concentrato di oltre 150 anni di storia. Qualcosa di
monumentale…
Il vino che
stappo é fondamentalmente a base di uve Tampranillo (90%) con aggiunta di
Graciano e Mazuelo. Vigneti con oltre 15 anni di età su terreni calcareo
argilloso situati nella Rioja Alavesa. 12 giorni di fermentazione a temperatura
controllata e ben due anni di affinamento in botti di rovere americano e un
anno in bottiglia. Da qui la denominazione Roija D.O.Ca Reserva.
Nel bicchiere sfoggia un rosso rubino scuro e
profondo, piuttosto fluido e pulito. Il naso è di media intensità e
persistenza, con un bouquet che "spinge" ma anche scontato e
onestamente, non elegantissimo. C’è una decisa vena alcolica (14%vol.) a
scaldare e pungere, per il resto frutta nera matura, un pizzico di spezie, una
sensazione amarognola di tostatura, ma soprattutto un sacco di legno. Poco
fresco e poco aperto. Al palato attacca austero, ma basta un sorso per “fare la
bocca” e offrirci il suo stile internazionale, virando su note più dolciastre,
un tannino "tosto" ma una certa semplicità di fondo, con poca
capacità evolutiva e senza grossi punti di interesse, prima di spegnersi e
ricordarci ancora una volta, che è un vino a cui piace esprimere il legno.
Tendenzialmente piuttosto corto e didascalico, anche
se di buon corpo e impatto. Pur realizzato attraverso l’utilizzo di uve
autoctone e tipiche del territorio della Roija, il vino sembra rispecchiare il
nuovo corso evolutivo della cantina, ovvero puntare sul moderno e “l’american
style”. Metteteci anche un utilizzo dei legni piuttosto“vigoroso”, che rende la
beva un po' seduta e alla lunga stancante. Come dire due piedi in una scarpa… o
punti sulla valorizzazione delle uve autoctone, oppure se vuoi produrre un vino
internazionale, tanto vale andare sul taglio bordolese e un utilizzo delle
barriques meno invasivo, avremmo si un vino scontato, ma almeno piacevole ed
elegante, con un tannino setoso ecc… e tutte quelle cose che spesso scrivo in
merito ai vini bordolesi. Indubbiamente da una “riserva” che viene
commercializzata dopo 3 anni di affinamento mi aspettavo qualcosa di più
"importante" e con più "personalità".
Al di la di tutto rimane un vino di discreto livello,
siamo comunque su una fascia di prezzo tra le 15 e le 18 euro, non possiamo
definirlo un “vinaccio”, ma il rapporto qualità/prezzo è discutibile,
soprattutto pensando a quanti (anche nostrani) eccellenti vini posso trovare su
queste cifre (un qualsiasi Chianti classico fatto come tradizione comanda ad
esempio..)
Un po’ sono deluso e più che una bella bevuta, mi
rimane solo una bella bottiglia vuota sullo scaffale.
dopo aver letto la descrizione mi aspettavo un 5 come voto :-)
RispondiEliminap.s. che brutto quell' edificio "Ciudad del Vino"
mah... in effetti a voler essere più deciso e critico, poteva starci anche una insufficienza.. il voto é così... poco più di un gioco...
Eliminadiciamo che pur esprimendo una mia personale visione, cerco di essere obbiettivo e di dare una visione a 360°, sta poi al lettore cogliere il messaggio e capire se quel vino a lui può piacere o meno....
indiscutibilmente questo vino non mi rappresenta, ma a quanto pare piace a tanti, e comunque raggiunge un certo livello qualitativo... e almeno un 6 se lo merita...
poi secondo il mio approcio "critico" é un vino che non vale il prezzo del biglietto.. e non lo comprerò più...
Lovely poost
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