L'impronta darkeggiante
vira nel rubino come un cielo estivo poco dopo il tramonto, l'oscurità
arriva lentamente attraverso note terrose e balsamiche, profumi di cuoio
e sensazioni autunnali.
Per il quarto stappato della serie "La mano dell'enologo" rimaniamo nel nord d'Italia e ci spostiamo di un centinaio di chilometri rispetto a Bassano del Grappa (dove abbiamo incontrato lo Chardonnay di Villa Angarano), attraversando la Val Sugana in direzione Trento... ma in qualche modo rimaniamo collegati anche alla Sicilia (dove abbiamo incontrato il vulcanico vino di Salvo Foti e dei Vigneri), perché a Faedo troviamo l'enologo Mattia Filippi, il "viticoltore errante" e Rossella Marino Abate, coppia siculo-dolo(mitica) uniti dall'ammmore e dalla volontà di realizzare dei vini perfetti. E' qui che Mattia ha dato vita alla sua piccola attività vitivinicola, costituita da un unico ettaro vitato, situato su un cucuzzolo conico (il cru Poggio di Casteller) e dalle vigne sottostanti, per una cartolina rurale di inesprimibile bellezza ed eleganza, oltre che terroir dal grande potenziale. Diventa logico che un visionario innamorato del proprio lavoro, abbia scelto una location così suggestiva per dare respiro alle proprie ambizioni enologiche.
I termini usati per inquadrare l'impronta di Mattia Filippi si sprecano... visionario, cosmico, ancestrale... sicuramente errante, viste le sue molteplici esperienze da enologo in giro per il mondo (Cile, Australia, Sicilia), sicuramente "tecnico" perché pur sempre di enologo stiamo parlando, un po' filosofo e per giocare anch'io a "trova un aggettivo per Mattia Filippi" ci metterei anche un "viticoltore tridimensionale" tanto si é innamorato di quei filari a spirale che salgono verso il cielo, con le viti di Cabernet Sauvignon esposte in tutte e quattro le direzioni. Chiamatelo caso, chiamatela folgorazione, ma é qui che Mattia ha deciso di diventare enologo di se stesso, o meglio svestire i panni dell'enologo girovago e indossare quelli del vigneron minuzioso, sicuro che in questo luogo "speciale" sarebbe riuscito a trovare le giuste sinergie ed alchimie per realizzare il "suo" vino perfetto.
Nel loro cru Mattia e Rossella devono farsi un bel mazzo... anche in questo caso parlare di viticoltura eroica, come spesso capita con i vini di montagna, non é un'esagerazione... pendenze che arrivano al 100%, lavorazione "obbligatoriamente" manuale, rese bassissime, approccio "natur" e un gran lavoro per rivalutare e rimettere in equilibrio le viti ormai trentenni, il tutto con l'obbiettivo di ricavarne vini unici.
Ovviamente da un ettaro con rese sotto i 40ql/h., ne risulta una produzione piuttosto limitata, con due sole tipologie di vino commercializzate, entrambe a base Cabernet Sauvignon in purezza. La riserva Equinotium, prodotta con le uve del cucuzzolo e dall'affinamento più prolungato (e che non ho ancora avuto il piacere di assaggiare) e l'Under the Sky "frutto dell'incontro tra la vigna, il pensiero dell'uomo e il cielo.", un Cabernet di montagna, affinato per sei mesi in barriques.
E allora, se vi state chiedendo come sarà il "frutto dell'incontro tra la vigna, il pensiero dell'uomo e il cielo" provo a raccontarvelo... mai nome poteva risultare più azzeccato di Under the Sky, sia per l'approccio filosofico di Mattia, sia perché il Cabernet che mi ritrovo nel bicchiere é degnamente rappresentato dall'immagine di uno "Sky" scuro e notturno, ma dal fascino e dall'eleganza di una stellata di mezza estate.
Questo il vino di Mattia... dimenticatevi (e mi dimentico) i Cabernet inchiostrati e grassottelli, spesso marmellatosi e alcolizzati... non é un cielo scuro e plumbeo carico di pioggia quello di Mattia. L'impronta darkeggiante vira nel rubino come un cielo estivo poco dopo il tramonto, l'oscurità arriva lentamente attraverso note terrose e balsamiche, profumi di cuoio e sensazioni autunnali. Un naso in levare... e quando la notte sembra farsi buia e cupa, ecco il cielo aprirsi lentamente e mostrarci piccole stelle a base di frutti neri, cacao e spezie dolci. Sono solo accennate, ancora velate, ma tanto basta per emozionarci e conquistarci. La visione di un cielo stellato non é mai cosa banale. Anche la beva gioca su questa sottile linea di demarcazione, come un pezzo dei migliori Cure (...giusto settimana scorsa 54 primavere per Robert Smith!), intreccio a tinte dark tra il pop e la new wave, un equilibrio perfetto tra tannini notturni e fresca acidità estiva, la tensione del silenzio che ci permette di non addormentarci mai, prima di sdraiarci, con un ghigno di soddisfazione, tra i filari della vigna sotto un cielo stellato.
Un buon vino, che esplora le potenzialità del Cabernet Sauvignon in una veste dalle tinte acquerello, in grado di sfoggiare una certa finezza ed eleganza, senza perdere il giusto piglio e la verticalità che ti aspetti da un vino territoriale, anche quanto si parte da un'uva di cui spesso "maldestramente" si abusa.
Sono soddisfatto della bevuta e anche di aver avuto modo di scoprire questa piccola e giovane realtà trentina. Mi piace molto l'approccio comunicativo di Mattia e Rossella, giovanile e di impatto, che ben esprime il legame tra la terra, l'uomo e il cielo. Bella e ricercata anche la veste grafica dell'etichetta... (sono un po' un maniaco di robe grafiche... va bé...). Spero un giorno di passare dalle quelle parti, sicuramante darò una sbirciatina alla "vigna tridimensionale" e magari passo anche in cantina per assaggiare la riserva, fare i dovuti e meritati complimenti... e capire se tutta questa aurea "visionaria" e "cosmica" di cui ho letto, sia solo un modo "originale" per incuriosire noi "terreni" consumatori (in tal caso "applauso" perché funziona...) o se Mattia nelle sue eno-esperienze sud americane abbia bevuto più ayahuasca che vino e "ci fa" sul serio!! (passami la battuta Mattia... in tal caso meglio non svelare il mistero...)
Se vi ho incuriosito potete trovare questa bottiglia su Avionblu, a poco più di 20 euro, per accapparrarvi un vino che (se mi passate la tamarrata) mi verrebbe da definire "cosmico ragazzi!!". Da sorseggiare mentre ascoltate "Sky" dei Cure... i was floating through the colours of a sky up to the stars and angels.
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