...alla fine questo
Sforzato mi è piaciuto per lo stile, scontroso ma con carattere e capacità evolutiva, ed è
sempre meglio che bere vini insignificanti.
E’ da un po’ che non scrivo di qualche bottiglia scovata in
offerta tra gli scaffali del supermercato. Come avevo scritto nelle ultime
righe del post dedicato alle 10 mosse per divincolarsi tra le migliaia di
bottiglie che affollano gli scaffali della G.D.O., ci sono altri canali molto
più interessanti e coinvolgenti per acquistare vino. L’altro giorno però,
mentre caricavo in macchina un paio di bottiglie da portarmi in montagna, mi è
capitato in mano questo Sforzato della Valtellina, che acquistai più o meno un
paio di anni fa, attirato da un interessante sconto.
Il produttore in questione è Pietro Nera, che nel panorama
eroico della viticoltura valtellinese, costellata da tante piccole realtà, con i suoi 40 ettari e oltre 700.000 bottiglie prodotte, risulta essere una della cantine commercialmente più
attive, tanto che le sue bottiglie non mancano mai sugli scaffali della G.D.O.
(almeno da queste parti).
Sarebbe interessante una disamina sul ruolo dello “Sfursat” tra i vini valtellinesi, perché se mi passate il paragone (con le dovue differenze), lo
Sforzato riveste in Valtellina un ruolo analogo a quello dell’Amarone in
Valpolicella. Entrambi giocano sull’utilizzo di uve appassite, ricavandone vini di grande potenza ed estrazione, con
gradazioni alcoliche importanti. In entrambi i casi parliamo dei vini più
prestigiosi della zona, considerando il prezzo piuttosto elevato e i
riconoscimenti nazionali ed internazionali delle guide. E’ altrettanto vero,
che non sono questi due vini la più autentica espressione
della cultura vitivinicola, del vitigno e del territorio… che in Valtellina ritroviamo nei
classici Sassella, Grumello, Inferno ecc… così come è il Valpolicella Classico
il vino che meglio rappresenta la tradizione vitivinicola di Negrar e dintorni.
Precisazione doverosa…
Attualmente l'azienda di Chiuro, attiva da oltre 70 anni, produce due linee di vini, la "Selezione" che annovera lo Sforzato etichetta bianca e la linea "Classica" venduta a minor costo e reperibile presso la G.D.O. Anche qui troviamo lo Sforzato (che é lo stappato di oggi) che però sul sito ufficiale é rappresentato con una linea grafica differente, uguale a quella degli altri rossi e non con la versione nera dello Sforzato selezione. Dichiamo che c'è un pò poca chiarezza su quale versione di Sforzato sto bevendo...
Passiamo allo stappato "etichetta nera"… Sforzato Pietro Nera 2005
D.O.C.G., uva Nebbiolo in purezza lasciata per 3 mesi ad appassire nei fruttai. Le uve vengono vinificate verso la metà di dicembre, la fermentazione é a
cappello sommerso con macerazione sulle bucce per 15/20 giorni a
temperatura controllata. Il lungo affinamento avviene per 18
mesi in botti di rovere di media capacità, riposa poi in serbatoi di
acciaio inox e affina in bottiglia per
almeno 8 mesi prima di essere commercializzato.
Nel bicchiere sfoggia un rosso rubino piuttosto scuro, con
sfumature granata, alla prima rotazione dimostra un certo dinamismo, ma non
mancano consistenza e concentrazione, così come non nasconde la sua componente
alcolica (15% vol.) nella discesa “rallentata” lungo il vetro del bicchiere.
Impatto olfattivo decisamente su di giri… dimenticatevi la finezza e le note
eteree dei grandi Nebbioli, a due ore dall’apertura esprime ancora forza,
persistenza e potenza al limite del sopportabile. Non sto scherzando, provate a
resistere con il naso nel bicchiere per più di 3 secondi… la componente
alcolica sovrasta tutto e “brucia” letteralmente le narici e anche la beva ne
risente, un effetto “spirito” che fa tabula rasa di tutte le sensazione aromatiche.
Una intensa sensazione vinosa accompagnata
da note di frutta sotto spirito, spezie piccanti e sensazioni
balsamiche… decisamente austero. E’ come se il vino mi avesse lanciato
una
sfida… allora me lo sono bevuto piano piano davanti al camino, e verso
la fine
(circa 4/5 ore dopo la stappatura) riesco ad entrare in sintonia con il
vino…
che inizia ad esprimere le sue molteplici sfaccettature… anche quelle
più
“paracule” derivanti dall’appassimento delle uve… e che un po’ ricordano
certi
Amaroni… per prima cosa il naso, pur mantenendosi teso e vibrante, inizia a
svelare il suo lato più morbido e rotondo, con sentori più dolci di liquirizia
e cacao, ma anche frutta nera matura, con accenni di vaniglia e leggere
pennellate autunnali di erba umida e sottobosco. Anche la beva pur mantenendosi
potente e austera, risulta maggiormente equilibrata e conseguentemente più
godibile. Una materia piena e dal retrogusto dolciastro appaga il palato,
mentre una buona spalla acida sgrassa e snellisce, regalandoci un sorso
lungo, teso e potente.
Finezza ed eleganza non abitano qui, ma alla fine questo
Sforzato mi è piaciuto per lo stile, scontroso ma con carattere e capacità evolutiva, ed è
sempre meglio che bere vini insignificanti. Non è un vino perfetto, bisogna
saperlo aspettare un po’, entrarci in sintonia sorso dopo sorso… se vi
piacciono i vini austeri e potenti non rimarrete delusi, soprattutto se lo
bevete in valle durante una fredda giornata invernale in abbinata ad un bel
piatto di selvaggina in umido e polenta. Io ne ho bevuta quasi mezza bottiglia con del fondente e anche qui si sposa benissimo.
Sono sempre un po’ prevenuto davanti alle offerte del super,
ma alla fine posso ritenermi soddisfatto, anche se adesso mi rimane la
curiosità di provare la versione da enoteca con etichetta bianca per coglierne
le differenze… E' un vino che soddisfa e non costa troppo, anche meno di alcuni Brunelli prodotti da imbottigliatori... Se lo ricompro lo bevo con sotto i System of a Down!!
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