...ancora non credo di essere riuscito a farmi un'idea
precisa su questo Sophia, ogni sera delle sensazioni nuove, nel bene e nel male
sempre ricco di varianti e sfumature.
Seconda puntata di Passaggi Etilici e primo vino da mettere sulla tavola per il nostro Natale biodinamico, un bianco che sicuramente metterà a dura prova i vostri commensali. Ecco se volete proporre un Natale enologicamente alternativo, posso consigliarvi questo Sophia di Cantina Giardino, un vino particolare che spaccherà in due la tavola, qualcuno si esalterà, ma molti altri vi chiederanno “che è sta roba?”… che é stata un po' anche la mia reazione iniziale. Quindi pronti e via con il pranzo di Natale biodinamico, un bicchiere di Sophia e in un solo colpo spazzerete tutti i prosecchini da aperitivo a cui eravate abituati!!
Seconda puntata di Passaggi Etilici e primo vino da mettere sulla tavola per il nostro Natale biodinamico, un bianco che sicuramente metterà a dura prova i vostri commensali. Ecco se volete proporre un Natale enologicamente alternativo, posso consigliarvi questo Sophia di Cantina Giardino, un vino particolare che spaccherà in due la tavola, qualcuno si esalterà, ma molti altri vi chiederanno “che è sta roba?”… che é stata un po' anche la mia reazione iniziale. Quindi pronti e via con il pranzo di Natale biodinamico, un bicchiere di Sophia e in un solo colpo spazzerete tutti i prosecchini da aperitivo a cui eravate abituati!!
Non posso raccontarvi di
questo Sophia senza scrivere due parole su Cantina Giardino, una delle realtà
più rappresentative nel circuito dei così detti produttori “naturali”. Per chi
vuole scoprire questo mondo, i vini di Antonio di Gruttula, ne sono un ottimo
esempio nella sua eccezione più completa, dove con questo termine non ci si
limita all'approccio bio nella cura delle vigne o nel non pasticciare troppo i
vini in cantina, ma si abbraccia tutto un insieme di aspetti “filosofico-culturali"
che portano a produrre e vendere vino con una certa etica.
Una definizione vera e
propria di vino "naturale" non esiste, rimanendo termine liberamente
interpretabile e associabile, ricco di sfaccettature. E' pur vero che le basi da
cui partire, fanno riferimento alla "naturalezza del vino", quindi al
mancato intervento in vigna e cantina con prodotti chimici di alcun genere, o
comunque ridotti al minimo indispensabile. Partendo da questo primo
indiscutibile presupposto, sono parecchie le cantine che oggi potrebbero far
propria questa definizione… Non a caso sempre più spesso, con il mercato del
bio in ascesa, capita di incontrare produttori che manifestano (scrivendolo
anche in bella mostra sull'etichetta) la naturalità dei loro vini, finendo poi
per commercializzare un prodotto che manca in personalità e originalità, che
manca in approccio "culturale", finendo con l'essere indistinguibile
rispetto a molti altri vini "industriali" e "costruiti".
Personalmente con il
termine “naturale” voglio quindi sotto intendere la parola "vero",
ossia partire da un metodo di lavoro rispettoso per ambiente e consumatore, ma
considerare anche fattori come originalità, artigianalità e autenticità. Il che
non fa per forza rima con buono (nell'eccezione generalizzata che si può fare
di questo termine), tutt’altro, molto spesso questi vini possono risultare
"difficili" ed "esageratamente alternativi" rispetto alle
abitudinarie bevute dei consumatori.
Per quanto scritto sopra,
Cantina Giardino é un produttore "naturale" a 360°, a partire
dall'originaria idea di "progetto culturale" che a portato Antonio di
Gruttula ed i suoi amici/soci, a recuperare e valorizzare alcune vecchie vigne
autoctone nel cuore dell'Irpinia. La cantina nasce ad Ariano Irpino nel 2003,
con un'idea "filosofica" di fare vino ben chiara in testa. Produrre
vini provenienti da vigne autoctone della zona, con oltre 40 anni di età
(Aglianico d'Irpinia, Fiano, Greco, Coda di Volpe bianca e rossa), vini senza
trucchi, ne filtrati ne chiarificati, frutto di lunghe macerazioni, in grado di
esprimere al meglio terroir e annata, vini caratteristici e mai omologati che
potremmo riconoscere anche ad occhi chiusi.
Al di là dei vini
prodotti, giudicabili in base al gusto personale di ognuno, é proprio il
progetto enoculturale il punto di forza e il valore aggiunto di Cantina
Giardino, per cui ovviamente nutro profondo rispetto e stima. Prendiamo ad
esempio questo Sophia 2010... si tratta di un vino a dir poco
"originale" già dalla bella e artistica etichetta. Viene prodotto in meno di 900 bottiglie, con uva Coda di Volpe
in purezza, pressate manualmente con un vecchio torchio di legno e fermentate e
macerate in anfore di terra cotta da 200 litri per oltre un anno, prima di affinare
in damigiana per 6 mesi. Nessun tipo di filtrazione e chiarifica, utilizzo di
lieviti indigeni, contatto prolungato con le bucce ed utilizzo della solforosa
sono in fase di imbottigliamento. Un po' come era stato per l'ottimo Baccabianca di Tenuta Grillo, abbiamo
a che fare con un bianco travestito da rosso, frutto di macerazioni prolungate
sulle bucce, ma in questo caso le spiccate e originali caratteristiche
organolettiche sono ancor più marcate e di difficile interpretazione.
Definitelo ossidato o
aranciato, ma basta osservare il suo aspetto "grezzo", torbido e
ricco di fondo, dal color bronzo, per
capire che si tratta di un bianco fuori dagli schemi, come se avessimo a che
fare con un vino d'altri tempi. Mi fermerei qui, per lasciare a ciascuno di voi,
lettori, il piacere della scoperta, il gusto di provare un vino spiazzante e in
continuo vertiginoso mutamento. E ad ognuno la libertà di amarlo od odiarlo. Un
po' come per quei gruppi di musica d'avanguardia, incomprensibile per molti e
adorati da pochi fedelissimi appassionati. Io ho impiegato 3 cene per riuscire
a finire la bottiglia, ed ancora non credo di essere riuscito a farmi un'idea
precisa su questo Sophia, ogni sera delle sensazioni nuove, nel bene e nel male
sempre ricco di varianti e sfumature.
Un vino ricco di materia,
tannico e vivo, polposo, dalla spiccata sapidità e da una sferzante vena acida
e citrina, quasi rancido. Agrumi e minerali, salino e floreale, energico e aspro, terroso e a
tratti salmastro. Interessanti le note di caffè, frutta secca e nespole. Un vino fuori dal tempo che richiede attenzione e vi
accompagnerà in un viaggio sensoriale da cui sarà difficile far ritorno.
Pur essendo un appassionato
di vini "naturali" e avendo assaggiato diverse versioni di bianchi "aranciati" alle
fiere dedicate, ho fatto fatica ad assimilarlo nella sua funzione alimentare.
Meglio forse provarlo come vino da "meditazione". Ecco, se l'indice
di "piacevolezza" di un vino si misura con il tempo (ovvero quanti
minuti occorrono per "strizzare" la bottiglia) allora devo ammettere
che questo Sophia non mi é piaciuto, tanto che non sono riuscito ad andare
oltre i due bicchieri a serata.
So di essere in
controtendenza con gli innumerevoli attestati di stima ricevuti dagli
appassionati, forse non sono ancora pronto io o forse é solo questione di gusti
personali, ma la sua sferzante acidità mi ha reso (per quanto affascinante)
difficile la beva, tanto da chiedermi se la bottiglia non fosse difettosa. Come ho scritto sopra, nei vini naturali le annate non sono mai uguali, con differenze anche marcate e forse questo 2010 non é stato il massimo.
Quel che resta in primo piano é il lavoro appassionato di Cantina Giardino, ancor più delle loro singolo bottiglie, che comunque hanno il pregio di saper far parlare e costringere ad annusare e bere in continuazione per coglierne il più possibile l’essenza.
Onestamente fatico ad immaginarmi un vino del genere sulla
tavola del pranzo di Natale, almeno che vogliate essere dei veri estremisti e
come o scritto sopra proporre una bevuta davvero fuori dagli schemi.
A mio avviso meglio come
vino da meditazione che da accompagnamento gastronomico, abbinabile ad un sound
che come questo Sophia sappia essere fuori dagli schemi. Un qualcosa tipo Aphex
Twin o Alec Empire estremisti d’avanguardia, o per non spingere troppo sull’accelleratore,
qualcosa più vintage e old style, qualcosa che sappia essere lisergico come
questo vino… ripescare un 33 giri gracchiante di 13th Floor Elevators o Greatful
Dead potrebbero fare il caso vostro.
Avrei voluto chiedere delucidazioni e informazioni in merito a Cantina Giardino in quel della Terra Trema, per questo ho pubblicato questo post con 10 giorni di ritardo, ma purtroppo quest'anno non era presente e i dubbi su questa bottiglia rimangono. Se qualcuno l'ha provata ci faccia sapere!!
Avrei voluto chiedere delucidazioni e informazioni in merito a Cantina Giardino in quel della Terra Trema, per questo ho pubblicato questo post con 10 giorni di ritardo, ma purtroppo quest'anno non era presente e i dubbi su questa bottiglia rimangono. Se qualcuno l'ha provata ci faccia sapere!!
Direi quasi un vino da
senza voto.. non vorrei davvero influenzare il lettore con voto che poco conta
e non rende giustizia al progetto di Cantina Giardino. Se vi ho incuriosito, sganciate tra le 18 e le 20 euro per portarvi a casa questo
bianco “psichedelico”… e se siete dei veri alternativi… mettetelo sulla tavola
imbandita per il Natale… e gustatevi faccia e sentenze di parenti sotto shock!!
Ciao Simone, bel post.
RispondiEliminaMi trovi in disaccordo su un punto però: il vino "naturale" non deve necessariamente essere figlio di vinificazioni spinte o fantasiose.
Come esempio il Sophia casca a pennello: spesse volte in nome dell'originalità stilistica e della trritorialità (?) ci si dimentica del fine ultimo del vino, quello per il quale tu, io e tanti altri sborsiamo 18/20€ del nostro magro stipendio: essere bevuto.
Il mio non vuole essere un appunto al vino in questione o a Cantina Giardino, tra l'altro le loro bottiglie mi incuriosiscono, ma a questa moda del "famolo strano" che non sempre porta ai risultati sperati.
Se una bottiglia la bevi in tre giorni perché prima non ce la fai qualcosa non funziona. E molto probabilmente non sei tu.
Solo una cosa: non è coda di volpe ma fiano. Almeno così è scritto sull'etichetta. :-)
RispondiEliminaCiaooo!
E' definito fiano I.G.P. come sull'etichetta, inizialmente (se non erro nel 2006) era un blend di uve bianche locali, oggi invece é prodotto con il 100% di Coda di Volpe. :-)
EliminaFammi capire: io che non conosco il vino vado in enoteca, lo compro convinto che sia un fiano (come da etichetta) mentre in realtà è coda di volpe?
EliminaCiao, bel post di cui condivido pienamente lo spirito. Premesso che non ho assaggiato i vini di Cantina Giardino, si può stimare un progetto, ma poi la bottiglia va giudicata per quello che ci dà. Se permetti, visto che si parla di bianchi "naturali" con un pò di macerazione sulle bucce, segnalo il Muntà di Andrea Tirelli, Cortese con una piccola percentuale di Favorita. Uno spettacolo assoluto! Il buon Andrea fa anche un dolcetto e una barbera fantastici, purtroppo in quantità assai limitate.
RispondiEliminaP.s. non sono nè parente, nè distributore, giuro!
Valerio
Grazie per il consiglio... purtroppo alle fiere dedicate é difficile assaggiare tutti i vini e sicuramente ho saltato Andrea Tirelli... almeno in quel di Agazzano. Comunque il Baccabianca di Tenuta Grillo mi piace un sacco ed é anche lui un Cortese. Quindi mi appunto questo Muntà e spero di riuscire ad assaggiarlo prima o poi.. :-)
RispondiEliminaBeh, se si parla di cortese è impossibile non citare i vini di Stefano Bellotti aka Cascina degli Ulivi. Filagnotti (Gavvi docg) e Montemarino (vdt) su tutti. Poi c'è il Bellotti bianco, che dovrebbe essere venduto corredato di apposita cannuccia per bere direttamente dalla bottiglia.
RispondiEliminaEh lo so, è un lavoro durissimo... ;-)))
RispondiEliminaAnch'io appunto i vostri suggerimenti e spero di poterli mettere presto in pratica!
Valerio
scusami ma ho davanti a me una bottiglia di Sophia Campania Fiano 2010
RispondiElimina