...Pensate ad un film hoolywoodiano di un regista di successo, che se ne esce con un vero film e non con il solito "panettone" per i botteghini. Rimane il "taglio" da multisala, ma sarebbe apprezzato anche in un cinema d'essai.
Quando si ha a che fare
con una cantina grande e blasonata inevitabilmente prima o poi ti ritrovi una
bottiglia sul tavolo, qualche amico si presenterà a cena con la rinomata
bottiglia consigliata dal solito “originalissimo” enotecaro di città. E così
mentre vi racconto di piccoli produttori, bottiglie biodinamiche, vignerons e
qualche pezzo forte, ogni tanto mi capita di bere e scrivere di vini “commercialmente
“ più conosciuti. Ma a differenza di altri blog che hanno optato per una linea
stilistica ben precisa (c’è chi scrive solo di piccoli produttori, chi parla
solo dei grandi vini, chi solo dei vini naturali ecc…), la mia unica filosofia e
scrivere ciò che bevo, poco importa se sei un mostro sacro, un “garagista” o un
produttore da autogrill. Io bevo, assaggio e poi esprimo il mio pensiero in
merito. Non sarà originale raccontare dei vini di Antinori e Banfi, sicuramente molto poco “artigianali”, di certo non
vado a comprarmeli, ma se capita di berli credo sia giusto raccontare anche di
questi vini, come di quelli da poche euro che a volte troviamo a “scaffalate”
nei supermercati.
E così oggi tocca ad un grande (nei numeri, ma non solo)
produttore langarolo come Ceretto. Lo conoscete tutti, certo, perché è un’istituzione
dell’eno-gastronomia di Alba e dintorni. Più di una volta mi sono permesso
qualche critica nei confronti della scelta “futurista” di Ceretto, amo l’artigianalità
e il vignaiolo, amo langaroli come Mascarello, Cappellano, Giacomo Conterno, Rinaldi ed ogni volta che vedo il moderno Acino panoramico della tenuta Monsordo Bernardina, mi prende un colpo al cuore, per molti sarà
una superfigata, ma non per quanto mi riguarda non è proprio l’idea di Langa che porto nel cuore.
Ceretto ad Alba é una istituzione, che può vantare storia e numeri importanti, con circa 90 ettari vitati e oltre 900.000 bottiglie commercializzate, ma anche per gli investimenti fatti nel realizzare, a partire dagli anni 60, le tre cantine indipendenti a Castiglione Falleto (per la produzione dei cru di Barolo), a Barbaresco (dove ovviamente si produce l'omonimo vino) e a Santo Stefano Belbo (Moscato), per un totale di 160 ettari di proprietà. Numeri imponenti da vera e propria industria del vino, con lo sguardo rivolto al futuro, al brand, alla modernità, ma mantenendo una linea qualitativa piuttosto importante, con i quattro nuclei produttivi distinti, mantenendo la gestione aziendale all'interno della famiglia, partendo da Riccardo Ceretto fino ai suoi nipoti che attualmente curano l'aspetto gestionale dell'azienda. E non é finita qui... metteteci anche che Ceretto fa da importatore per alcune importanti cantine straniere, si occupa di gastronomia con la produzione di nocciole, torrone, gelati ecc... (Relanghe), formaggi e cioccolato, oltre ad essere proprietario del super stellato ristorante "Piazza Duomo" nel cuore di Alba. Tutto nel segno della tipicità eno-gastronomica langarola, che Ceretto a contribuito ad esportare in tutto il mondo.
Inevitabilmente quando si parla di produttori di questo calibro, si rimane sempre un po' sul "chi va la", quasi dubbiosi sulla possibilità che una azienda così grande possa produrre vini "veri" e "autentici", nel leggere al fianco di termini come cantina, terroir, tradizione, cultura ecc... altri come azienda, marketing, brand, design... quando alle immagini della piccola ed essenziale cantina casalinga del vignerons devi accostare opere architettoniche come l'Acino o il Cubo di vetro, tanto tecnologiche quanto prive di armonia e romanticimso con il paesaggio langarolo... (almeno a mio gusto e per quanto sia paesaggisticamente emozionante la vista dall'acino), quando al fianco dei nomi dei proprietari trovi parole come gestionale, commerciali, addetto alla comunicazione, addetto marketing, come una qualsiasi azienda di ricchi industriali. Non é una critica a Ceretto la mia, così funzionano le grandi cantine che muovono grandi volumi e vogliono guadagnarsi una fetta importante del mercato enologico. Questo non significa produrre vini di basso profilo, che puntano più sulla "quantità" che sulla "qualità"... quando si può pagare il miglior enologo e consulente si fanno anche i grandi vini da decantare sulle guide. Sta poi a noi consumatori scegliere... chiamatela scelta politica se volete... dipende da cosa cercate in una bottiglia di vino... dipende da come preferiti investire i vostri soldi.
A me la bottiglia é stata regalata, un bel regalo, c'è il nome famoso, la D.O.C.G. prestigiosa, la veste grafica elegante... insomma il tipico vino che può consigliarvi un classico e poco fantasioso enotecaro di città... (di cui ho già scritto in passato). Quindi ecco il nostro Asij 2004... ovviamente Nebbiolo al 100%, attraverso l'assemblaggio delle uve provenienti dai vari cru, fermentazione e macerazione in vasche d'acciaio, poi due anni di legno, uno in tonneaux e uno in botti da 25hl. Costo in enoteca intorno alle 30 euro.
Rosso rubino scarico
con unghia granata, piuttosto concentrato ed impenetrabile, leggermente velato. Al naso è intenso e vinoso ma senza
esagerare, sale lento ed omogeneo, piuttosto chiuso, con una spinta alcolica
che si fa sentire (13.5%vol). ma senza prendere mai il soppravvento. E’ un bouquet interessante che sa esprimere un ventaglio
olfattivo piuttosto variegato, le note di frutti a bacca rossa rimangono
sottotraccia, lasciando soprattutto spazio a sentori di legno, cuoio, terra,
tabacco, noce moscata… e più eleganti note floreali (viola). Al palato da il suo meglio, dimostrandosi da subito vino
importante e di struttura. Secco e caldo, sapido e dal tannino importante ma ben
equilibrato, grazie anche ad una buona acida che ne favorisce la beva, pur rimanendo un po' sulle sue.
Gli è mancata invece un
po’ di esuberanza, un po’ di croccantezza e succosità, non sono certo
caratteristiche tipiche di un Barbaresco, ma un po’ per gusto personale, mi è
sembrato un vino piuttosto “sulle gambe”, non so se possa dipendere
dall’annata (anche se quella del 2004 è stata una buona annata), ma è un vino che pur avendo tutte le caratteristiche che si possono
chiedere e pretendere da un sign. Nebbiolo, non ha quella “esplosività” che ti
colpisce al primo sorso, ne tanto meno quella eleganza e raffinatezza di un
vino che va in crescendo ed evoluzione sorso dopo sorso.
Devo però ammettere che mi aspettavo un Barbaresco tecnicamente ineccepibile, di facile
presa e dal respiro internazionale. Diciamo il classico “vino piacione” come
spesso capita quando si bevono vini importanti di produttori piuttosto grossi e
affermati sul mercato, che muovono grandi volumi
e conseguentemente, cercano di proporre vini che riescono ad incontrare il gusto
del maggior numero di consumatori possibili, in ogni parte del mondo. Questo Asij con i suoi pregi e difetti riesce comunque ad essere una interessante espressione dell vitigno, senza risultare mai scontato o banale, pur senza acuti.
Nel complesso vino ok, ma le attese erano decisamente più alte. A parità di prezzo ho preferito il Sorì Burdin di Fontanabianca, più austero e più complesso.
Pensate ad un film hollywoodiano di un regista di successo, che se ne esce con un vero film e non con il solito "panettone" per i botteghini. Rimane il "taglio" da multisala, ma sarebbe apprezzato anche in un cinema d'essai.
Ciao Simo, mi permetto di condigliarti un barbaresco splendido per aderenza al territorio e realizzato in modo tradizionale ad un prezzo di poco superiore a quello di Ceretto. Si tratta del cru montestefano di Teobaldo Rivella (azienda agr. Serafino Rivella),tra l'altro in vendita in enoteca a Varese, quindi nella tua Provincia. E poi se vuoi una dritta, barbaresco Fontanabianca Sorì Burdin annate 2003 e 2006 in vendita in un supermercato di Gallarate a metà del prezzo da te riportato!
RispondiEliminaCiao
Lele
Conosco il Montestefano Rivella di fama (ne ho lette delle belle)... e come dici tu, deve essere un gran bel barbaresco... molto baroleggiante a quanto dicono... lo metto nella lista dei preferiti... visto il prezzo.. non altissimo per la tipologia di vino che é, ma per il mio portafogli... :-(
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