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lunedì 11 febbraio 2013

LOHSA 2011 - Morellino di Scansano D.O.C.G. - Terre del Poliziano

Una buona versione di Morellino, ineccepibile tecnicamente, versatile nella sua versione alimentare, vino senza grandi spunti ma facilmente abbinabile e visivamente stiloso...


Definiamola così… “bottiglia infrasettimanale”, non solo per dare una collocazione temporale alla bottiglia stappata, ma per indicare quei vini “minori” di cui avete buona scorta in cantina, acquistati senza grossi esborsi economici. Bottiglie per tutte le occasioni che si recuperano dalla cantina al volo, senza troppo pensare ad annata, abbinamento, potenziale d'invecchiamento ecc…

Capita così che in un qualsiasi ed insignificante giorno infrasettimanale, di ritorno dal lavoro, trovate (con grande stupore) la vostra compagna (o moglie) presa bene ai fornelli, con tanto di ricetta alla mano e grembiule di rito… situazione a cui non sempre siete abituati e, conseguentemente, non passa inosservata... Ragion per cui, in segno di amorevole riconoscimento per l’impegno culinario profuso, ricambiate recuperando e stappando un’onesta bottiglia in segno di rispetto e stima nei confronti della cuoca. Come dire... amore sei in "sbatta" per una buona cena? Ti meriti un buon bicchiere…

Pesco così questa bottiglia di Morellino... mio suocero me ne ha regalato un cartone da 6 a Natale, evidentemente deve aver fatto eno-spesa da Poliziano, visto che durante il pranzo del 25 aveva tirato il collo ad un paio di bottiglie di Asinone (di cui vi ho già raccontato a suo tempo). Devo ammettere che questo Lohsa ben si cala nel ruolo di “rispettabile” vino infrasettimanale, non è il bottiglione della damigiana del nonno, ma nemmeno un vino di grandi aspettative… quanto basta per una dignitosa bevuta glu glu senza troppe menate.

Torniamo quindi a parlare dei vini di Federico Carletti, ma questa volta non siamo alla casa madre di Montepulciano, ma nelle Terre del Poliziano, ovvero altre tenute acquisite in altre aree vitivinicole della Toscana sul finire degli anni 90 e in questo caso, parlando di Morellino, non possiamo che essere in Maremma… terra di conquista da parte di parecchi viticoltori in “grana” e vogliosi di fare nuovi investimenti. Il progetto Lohsa nasce a Magliano, vicino a Grosseto, una proprietà di 70ha a corpo unico, con cantina ristrutturata e 27 ettari di vigneto, 18 dedicati a Sangiovese, Ciliegiolo, Canaiolo e Malvasia Nera, mentre i restanti iscritti alla denominazione Maremma, sono dedicati a Cabernet, Carignano, Petit Verdot e Alicante. Da questi uvaggi si ricavano i due blend della cantina (che sono anche gli unici due vini prodotti), il Morellino di Scansano D.O.C.G. Lohsa di cui vi racconterò, e il Maremma I.G.T. Mandrone di Losha (il supertuscan dell'azienda).

Il Morellino viene prodotto in 60.000 unità con classica fermentazione e macerazione in vasche di acciaio a temperatura controllata (15/20 giorni), a cui seguono 8 mesi di affinamento in barriques e tonneaux di rovere francese di secondo passaggio nelle cantine in Montepulciano.

La cosa che più impressiona e affascina di questo Morellino é la vista nel bicchiere... davvero un bel vedere... un rosso rubino brillante e vivo, di grande pulizia, concentrato ma non troppo scuro o denso, dimostra dinamicità e si aggrappa alle pareti del bicchiere come Spiderman, disegnando archi e lacrime che scendono lente. Davvero bello ed elegante, un colore affascinante... quasi irreale, tanto da farmi esclamare "chissà cosa usano per ottenere un vino così perfetto". A parte i dubbi, su come possano ottenere un vino così, diciamo pure che le "figate" di questo Lohsa, finiscono qui. Non a caso l'ho definito vino infrassettimanale, proprio per le sue qualità mediocri. Un vino tanto buono quanto "corto" nelle sue caratteristiche gusto-olfattive. Una gradazione alcolica piuttosto spinta (14%vol.) rimane fine a se stessa, non riuscendo a spingere un bouquet sempliciotto, tra note fruttate e accenni di speziatura, senza eccellere in intensità e persistenza. Alla beva si dimostra assai piacevole, caldo e morbido, semplice e godibile. Di contro si fa sentire un po' troppo il legno, manca in fragranza ed esplosività, rimanendo sulle gambe e perdendo in freschezza e croccantezza, oltre al caratterino pungente, che ti aspetti da un vino a base Sangiovese che qui viene meno.

Una buona versione di Morellino, ineccepibile tecnicamente, versatile nella sua versione alimentare, vino senza grandi spunti ma facilmente abbinabile e visivamente stiloso, sia nel bicchiere che nella sua veste grafica. Diciamo un vino "medio" travestito da grande. Sicuramente consigliabile per il suo prezzo contenuto tra le 8-10 euro, ideale per una cena in cui non si sa cosa verrà cucinato. Un vino che rischia di perdersi nella marea di bottiglie per questa denominazione e per questa fascia di prezzo. Senza infamia ne lode, tra punti a favore e un po' di omologazione... va bene così... da scolare senza pensarci troppo su... gettare nel bidone del vetro la bottiglia ultimata e avanti un'altra... ricordatevi però che allo stesso prezzo ci sono tanti bei vinelli freschi e pimpanti, godibili e di grande soddisfazione... teniamo sempre d'occhio i piccoli produttori...

domenica 30 dicembre 2012

ASINONE 2009 - Vino Nobile di Montepulciano "Selezione" D.O.C.G. - Poliziano

Un vino preciso e di grande equilibrio, moderno ed a mio avviso dal respiro esageratamente "internazionale", tanto é ruffiano con le sue note dolciastre e la sua tostatura da barriques. Il carattere da purosangue del Sangiovese é tenuto a bada...


Negli ultimi anni le bevute natalizie sono diventate l'occasione per assaggiare qualche grande classico made in Italy. Non sono proprio i vini che abitualmente acquisto e di cui vi scrivo, quelli per cui mi appassiono. Per me il Natale é diventato il momento dell'anno in cui so per certo, che mangerò qualche prelibatezza e berrò un grande vino. Solaia, Tignanello, Luce, Ornellaia, ma anche il Barolo di Elio Grasso, non avrebbero mai varcato questa porta, senza il buon gusto di mio suocero, forchetta raffinata, amante del buon bere e uomo da Gambero Rosso. Così quest'anno é calato sul tavolo della festa, l'Asinone di Poliziano, 2 ottime bottiglie annata 2009 tutte da gustare. 

Questa "grande" cantina che conta la bellezza di 120 ettari vitati e 600.000 bottiglie prodotte l'anno (compresi i 30 ettari della recente tenuta di Magliano, terra di Morellino), é riuscita nel corso degli anni, a diventare una delle più importanti realtà nell'ambito della D.O.C.G. del Nobile di Montepulciano. Grazie alla gestione di Federico Carletti, si é puntato sulla valorizzazione di questo cru, proveniente da un unico vigneto di 14 ettari, denominato Asinone per la sua forma a schiena d'asino. 

Il lavoro e la sperimentazione su questo vigneto e sulla fase di affinamento, hanno portato ottimi risultati, posizionando l'Asinone tra i grandi vini d'Italia. La ricerca della qualità sta anche nella scelta di puntare sul Prugnolo Gentile (Sangiovese) in purezza, salvo essere "allungato" con un 10% di Merlot e Colorino nelle annate meno "nobili", fino ad essere declassato a vino base, nelle annate qualitativamente non all'altezza. Quindi abbiamo a che fare con un grande Nobile, una selezione che da anni riceve i più importanti riconoscimenti dalla guide enologiche nostrane. Chi ama il Nobile di Montepulciano, conosce bene questa cantina e questo vino, che ne rappresentano una delle più importanti espressioni. Una realtà importante e moderna, capace di innovarsi e strizzare l'occhio ai mercati internazionali, pur mantenendo una importante connotazione territoriale. 

Questa é  Poliziano ottima é la sua selezione Asinone e molti altri suoi vini (Le stanze ad esempio) ma rimane un unico neo... era proprio necessario inserire quella variante Merlottiana per arrotondare il tutto? E ancora peggio, visto che il sign. Carletti oltre ad essere il cuore pulsante di Poliziano é anche il presidente del Consorzio del Vino Nobile, era necessario nella nuova disciplinare 2010, innalzare la quota di mixaggio del Sangiovese fino al 30%?. Come spesso accade, soprattutto in Toscana, i "potenti" del vino puntano sempre più sull'internazionalizzazione del prodotto, anziché salvaguardarne l'autenticità, come se il connubio Vino Nobile-Prugnolo Gentile fosse cosa secondaria e non fondamentale per rendere unico e inconfondibile questo vino. Ancora una volta si tende all'omologazione, per quella che é la più antica D.O.C.G. italiana, scelta che onestamente non condivido, in tempi dove si dovrebbe puntare sul "Sangiovese purosangue" e non su un "SuperNobile" senza identità.

Detto questo (senza volermi dilungare, ma credo che sia una "postilla" necessaria anche per capire questo Asinone), passiamo allo stappato. La vendemmia è manuale mentre la fermentazione avviene in tini di acciaio tronco-conici con frequenti follature e rimontaggi. L'affinamento é in barriques nuove per circa 16-18 mesi prima di affinare alcuni mesi in bottiglia. 

Nel bicchiere dimostra fin da subito una bella eleganza, é proprio un bel vino da vedere, un rosso rubino profondo e concentrato dalle sfumature porpora. Al naso si dimostra da subito elegante e complesso, un ventaglio offaltivo ricco, che riesce ad esprimere il carattere che un rosso importante deve avere, ma anche una certa eleganza e freschezza, senza vergognarsi di esprimere i lunghi mesi passati in barriques (non ne sono un amante, ma in questo caso le botti piccole sono usate molto bene).  Si parte con una morbida e calda sensazione di frutta nera e sottobosco, ribes, more, marasca, prugna, prima di virare verso note floreali e chiudere sui sentori di spezie, caffè, cuoio, vaniglia, tabacco. Davvero amabile, senza mai pungere, sempre pieno e rotondo, di grande pulizia. Al palato prosegue su questa strada, vino tecnicamente ineccepibile, caldo, corposo, avvolgente, tannini vellutati, beva pulita e fluida, finale non lunghissimo ma assai piacevole, che richiama le "polpose" note di frutta matura assaporate al palato. 

Un vino preciso e di grande equilibrio, moderno ed a mio avviso dal respiro esageratamente "internazionale", tanto é ruffiano con le sue note dolciastre e la sua tostatura da barriques (che ci sta alla grande ma fa molto "già sentito"). Il carattere da purosangue del Sangiovese é tenuto a bada e contribuisce alla grandezza di questo vino "solo" con un tocco di freschezza e mineralità, che consentono all'Asinone di mantenere un "territoriale" filo conduttore e una buona "scorrevolezza" alla beva, senza appesantirsi troppo come capita a certi Tuscan "americanizzati" (anche se un po' Tuscan wine lo é...). 

Che altro aggiungere? Questa é Poliziano e questo l'Asinone... che rappresenta a pieno l'azienda di Federico Carletti, una grande cantina e un grande vino, una identità territoriale definita, ma anche modernità e una tendenza ad un perfezionismo tecnico che da ottimi risultati qualitativi, ma un po' meno emotivi-caratteriali... e forse anche l'annata giovane non ha favorito la completa evoluzione del vino.

In due parole, se andate cercando il classico vino "eccellente" qui cascate bene, non posso negare di aver bevuto con grande piacere e apprezzamento questo Asinone, ma emotivamente non é riuscito a trascinarmi, forse per la mancanza di quel tocco di artigianalità e ruralità che le grosse aziende vitivinicole difficilmente riescono a trasmettere nei loro vini. Eppure con questa selezione, a Poliziano ci sono andati molto vicini, ma forse nei mercati esteri il Vino Nobile lo amano così e allora diventa necessario dare al Sangiovese quel tocco da SuperNobile a cui manca un po' di anima. 

Sicuramente grande, ma é esattamente il tipo di "grande" vino che ci si aspetta da una classica "grande" cantina Toscana, anche nel prezzo (circa 35euro in enoteca). Sangiovese con l'ammorbidente, ma rimane un ottimo vino! 

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Conosco e bevo "Castello Conti" da alcuni anni, e provo una profonda ammirazione per i loro vini e per il lavoro "senza trucchi" di Elena e Paola. Da una recente visita con degustazione presso la loro cantina di Maggiora, é nata una sorta di collaborazione appassionata, che mi ha permesso di gustare l'intera produzione di rossi del Castello, che oggi in questo mega-post ho il piacere di raccontarvi alla mia maniera...

ACQUISTI IN CANTINA... A VOLTE I CONTI NON TORNANO !!

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da "Le vie del vino" di Jonathan Nossiter... < - In cantina questo Volnay, che qui é a 68 euro, ne costa più o meno 25. Quindi non sono i De Montille ad arricchirsi. Ma quando arriva a Parigi o a New York, il vino costa almeno il doppio che dal produttore. - Quindi per noi che abitiamo in Francia val la pena di andare a comprare direttamente da lui. - Si in un certo senso, il ruolo dell'enoteca in città è quello di aprirti le porte per farti scoprire il tuo gusto personale, e di esserti utile quando hai bisogno di qualcosa rapidamente. Poi spetta a te stabilire una relazione diretta con il produttore >

NON STRESSATECI IN ENOTECA !!

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...Anche se sono un po’ più giovane e indosso il parka con le pins non significa che entro per mettermi sotto il giubbotto le bottiglie di Petrus fiore all’occhiello della vostra enoteca, quindi evitate di allungare il collo o sguinzagliarmi alle spalle un commesso ogni volta che giro dietro allo scaffale.