...siamo al cospetto di un vino ben fatto e molto saporito, che sicuramente piacerà a molti.... però...quando
si ha a che fare con vini così "abbondanti" nelle loro caratteristiche
organolettiche, si finisce che non si finisce la bottiglia!!
Mi contatta un "enotecaro" (grazie Andrea) e mi chiede se sono interessato a scrivere delle recensioni in merito ad alcuni vini presenti nel suo catalogo. Bene... preso atto della più totale indipendenza stilistica nella scrittura e di giudizio sul bevuto, accetto di buon grado la proposta. Certo diventare un eno-giornalista e trasformare la mia passione in un lavoro, rimane un sogno, continuerò a timbrare il cartellino tutte le mattine quindi, ma almeno inizio a farmi qualche bevuta a "costo zero", il che non é male, visto che fino ad oggi (a parte un paio di gentili produttori e regali di amici) mi sono comprato tutte le bottiglie qui recensite e quelle che impazienti, attendono in cantina il loro momento. Appoggio quindi di buon grado l'idea di Andrea e mi appresto a degustare il Kerner che m ha inviato.
Avevo già raccontato alcuni mesi fa, dell'ottimo Sylvaner dell'Abbazia di Novacella, oggi ritorno sul "luogo del delitto", ma questa volta fisso lo sguardo più in alto, sopra il fiume Isarco e l'Abbazia, dove é situato il maso Pacher, antica dimora datata 1142, acquisita dalla famiglia Huber verso la metà del 1800. Il proprietario di allora, il sign. Josef, fu uno dei precursori e pionieri della viticoltura in Valle Isarco, introducendo nella zona di Bressanone alcune delle viti bianche attualmente più coltivate in quest'area, come il Sylvaner e il Muller Thurgau.
Oggi il maso é una vera e propria tenuta, con tanto di albergo, centro benessere, ristorante e soprattutto azienda vitivinicola, che sotto la gestione del giovane Andreas, da vita a circa 70.000 bottiglie all'anno, realizzate con l'uva (rigorosamente a bacca bianca) raccolta dagli 8 ettari di vigneti che circondano il maso. Si punta quindi sulle varietà tipiche di questo territorio come il Kerner, il Sylvaner e il Riesling ma anche Pinot Grigio, Veltliner e Muller Thurgau.
Il merito della famiglia Huber sta proprio nell'aver puntato su una viticoltura di qualità, riducendo all'osso l'ultilizzo della chimica e cercando di "pasticciare" il meno possibile in cantina, lasciando così inalterate le caratteristiche del vigneto. I filari sono ordinati e ben curati, completamente inerbiti e attualmente in conversione verso la coltivazione biodinamica. Situati ad un'altezza che varia tra i 6-700 metri, sono impiantati in un suolo che presenta una miscela di sabbia, ghiaia e minerali, mentre il microclima della valle, alterna notti fresche e perfino fredde, a giornate che da tiepide possono diventare anche molto calde, l'aggiunta di una buona ventilazione permettono la produzione di uve qualitativamente eccellenti e di buon carattere.
Ne derivano vini dalla precisa cifra stilistica, che hanno permesso a Pacherhof di porsi al centro dell'attenzione e della critica, facendo "scorta" di tre bicchieri, soprattutto negli anni passati, quando le guide impazzivano per i vini fruttati, aromatici e strutturati di queste zone; fino a raggiungere l'apice nel 2006, quando il Gambero Rosso elegge Pacherhof cantina emergente dell'anno.
Bando alle ciance andiamo ad assaggiarlo così ce ne facciamo un'idea... Nel bicchiere si presenta con un giallo paglierino molto scarico, fluido, leggero e di grande pulizia. Nell'osservarlo si ha la sensazione di un vino molto fine ed elegante, quasi timido, ma in verità é ingannatore rispetto a quello che ci attenderà al naso e al palato. Già perché qui abbiamo a che fare con un vino ricco di nerbo (questa bottiglia é un 2011 e forse pecca un po' in maturità) che ci invade con un bouquet intenso e grintoso, pieno e deciso, persistente con una spiccata vena alcolica (14%vol), che accompagna note di frutta dolce e agrumi, ma soprattutto una più interessante vena erbacea, passando dalle erbe aromatiche ai fiori di campo. Un bel naso, di sicuro impatto e subito coinvolgente. Al palato ottima corrispondenza "aromatica" con il naso... é un vino strutturato e sapido, riempie bene la bocca, risultando "masticabile" e polposo, più concentrato e grassoccio di quanto mi aspettassi. E' decisamente un gran bel vino, dopo il primo sorso arrivano naturali esclamazioni di consenso (il classico..." però... sti cazzi che vino!!"), fa subito centro e ci regala un finale lungo dove si intreccia il dolciastro zuccheroso del palato e un retrogusto amarognolo decisamente più minerale.
Tutto bene quindi... direi di si, perché siamo al cospetto di un vino ben fatto e molto saporito, che sicuramente piacerà a molti. Devo però mettervi in guardia, perché a tutte queste caratteristiche manca un po' di equilibrio e freschezza. Non disdegno intensità e struttura, ma preferisco vini bianchi più freschi e dinamici, più adattabile ad una funzione "alimentare" e da accompagnamento, più da "gustare" che da "degustare". Con questo Kerner al quarto bicchiere ho tappato e messo in frigo la bottiglia.
Quando si ha a che fare con vini così "abbondanti" nelle loro caratteristiche organolettiche, si finisce che non si finisce la bottiglia!! (scusatemi il gioco di parole), perché la beva risulta impegnativa e pesante. E' un giudizio personale più o meno condivisibile, come ho scritto sopra. Anni fa questa nota stilistica andava per la maggiore e il maso Pacherhof che é figlio della cultura vinicola di inizio 2000 sembra risentirne un po'. Se paragonato ad esempio all'ultimo bianco recensito su questo blog (il Verdicchio di Bucci), un grande vino nella sua semplicità, nel suo farsi scoprire poco a poco, tutto finezza, eleganza e leggerezza, con questo Kerner siamo esattamente all'opposto... due note stilistiche differenti (e sicuramente due terroir differenti), che ci regalano comunque due ottimi bianchi... sta a voi decidere, in base al vostro gusto e alla vostra esperienza da eno-appassionati, su quale cavallo puntare.
Gastronomicamente é un bianco trasversale, da bere fresco ma senza esagerare, altrimenti rischiate di "chiuderlo" al naso. In virtù della sua "grassezza" meglio abbinarlo con piatti di pesce altrettanto grassottelli e saporiti, magari una fetta di salmone bella spessa, oppure un'orata grigliata o al cartoccio. In alternativa ben ci sta anche con un buon formaggio di malga, di quelli a pasta gialla che ti lasciano le dita unte.. e già che siamo in Sudtirol, come abbinamento ci calza a pennello. E' un vino ideale anche per una cena tra amici... entusiasma al primo sorso, bevendola in più persone si finisce subito la bottiglia, evitando il problema di "bevibilità" di cui ho scritto sopra, ma soprattutto... potete incuriosire i bevitori occasionali (magari del gentil sesso :-)) che sicuramente non hanno mai sentito nominare il Kerner, avendo bevuto solo Muller Thurgau e Gewurztraminer... potreste quindi riscuotere un certo successo....
Economicamente siamo sulle 16-17 euro in enoteca, ma con un po' di ricerca sul web potete trovare anche offerte più interessanti (miglior prezzo trovato dal sottoscritto 12 euro!), direi comunque che siamo su un rapporto qualità prezzo discreto.
Onestamente non é la tipologia di bianco che preferisco, ma si sa che i vini dell'Alto Adige sono qualitativamente una garanzia e questo Kerner rimane tecnicamente un ottimo prodotto, se poi amate i bianchi "belli carichi", questo vino vi darà delle soddisfazioni.
P.S. Ringrazio Andrea per avermi dato l'opportunità di provare questo vino... se volete leggere la versione "easy" di questa recensione (ma ormai credo sia troppo tardi!!) o perché no, acquistare un paio di bottiglie da provare ... cliccate qui.
P.S. Ringrazio Andrea per avermi dato l'opportunità di provare questo vino... se volete leggere la versione "easy" di questa recensione (ma ormai credo sia troppo tardi!!) o perché no, acquistare un paio di bottiglie da provare ... cliccate qui.
Ciao Simone, ho avuto oggi l'occasione di assaggiare il kerner Pacher Hof 2011 da te recensito.
RispondiEliminaMi trovo in disaccordo su alcuni punti .
A mio avviso un vino così caldo con 14 gradi di vol. non può esaltare la parte erbacea e floreale che tu hai sentito, in quanto l'alcool di solito fa esaltare di più le parti fruttate , arricchendo così il corpo e l'estratto (le morbidezze); del resto , mi concordo con te per quanto riguarda la freschezza data solo, da una buona spinta minerale più che acida, che alla fine risulta un po ' amara e in disarmonia con l'equilibrio .
Ps:
La temperatura per me , in un vino è molto importante, Infatti dopo il servizio , che a mio parere era troppo freddo , lasciandolo Con 2-3 gradi in piu' i profumi si sprigionano ma ahimè anche l'alcool. Per cui consiglierei , di bere questo vino un po più freddo sui 8-9gradi.
grazie x essere passata e averci espresso il tuo punto di vista... personalmente i bianchi di una certa complessità (soprattutto se macerati) preferisco sempre non berli troppo freddi perchè si rischia di "chiuderli"... cmq... come si dice... de gustibus non est disputandum.
EliminaCiao alla prox...