Il lato più interessante di
questo Verdicchio di Matelica è dato dalla scelta dei produttori di puntare su un
bianco di territorio, leggero e verticale...
"V for Verdicchio"... rieccomi a scrivere di vino dopo la scorpacciata di assaggi a Viniveri. Fine settimana di sbattimenti "fai da te" e prime piacevoli giornate pre-estive, di quelle che ti fan venir voglia di leggerezza e spensieratezza... Niente di tutto questo per il sottoscritto... la primavera fa rima con "ristrutturazione" e almeno che qualcuno di voi voglia donarmi 3000euro per la causa, non mi resta che rimboccarmi le maniche e darci dentro. Cerco di recuperare l'allegro clima primaverile facendo una pausa con un buon bianco fresco, di quelli leggeri da godersi dopo un'assolata giornata di "fai da te"... Vado su un vino acquistato alla cieca, é la prima volta che bevo qualcosa di questa cantina, ma ho letto cose interessanti... una realtà nuova ma in crescita, che sembra voler valorizzare quelli che sono i vini del proprio territorio.
"V for Verdicchio", ma in questo caso non si tratta del più conosciuto dei "Castelli i Jesi", ma di quello di Matelica, prodotto in zona pre appenninica tra le province di Ancona e Macerata, nell'alta Valle Esina, zona a D.O.C. dal lontano 1967, ma che annovera solo una decina di cantine. Tra queste Borgo Paglianetto, formatasi nel 2008 dall'unione di due realtà, Terra Vignata e Del Carmine, in tutto 25 ettari in conversione bio, tra Montepulciano, Verdicchio, Sangiovese, Lacrima e Merlot. E' il Verdicchio di Matelica, proposto in ben quattro versioni (cinque considerando anche il passito) il fiore all'occhiello di questa azienda agricola, diligentemente condotta da Mario Basilissi con la consulenza di Aroldo Bellelli. Cantina giovane ma con già decenni di esperienza alle spalla nel territorio.
Lo stappato odierno si chiama Petrara, da uve Verdicchio in purezza i cui vigneti, dalla caratteristica esposizione nord-sud, sono situati in località Pagliano, e sono coltivati su terreni argillosi-calcarei tra i 350-400 metri di altezza. Circa 15 anni di età e resa che arriva a 100 ql/ha, con vendemmia a cavallo tra i mesi di settembre ed ottobre. Solo inox per il Petrara, sia durante la fermentazione a temperatura controllata, sia in affinamento per 6 mesi, a cui se ne aggiungono due post imbottigliamento. Produzione che si aggira sulle 6.000 unità, gradazione alcolica di 13° e prezzo in enoteca molto interessante... sette euro...
Nel bicchiere ritrovo un vino piuttosto snello, nel suo colore paglierino con sfumature verdognole, pulito e luminoso. Naso discreto, piuttosto tenue e timido con accenni agrumati, sentori floreali, aromi... Sicuramente più convincente
alla beva, dove risulta assai piacevole e godibile, con una trama dinamica e
pulita, un equilibrio quasi perfetto tra la palpabile consistenza del
frutto e un’acidità rinfrescante che, abbinata alle noti minerali, conferisce
tensione al sorso, verso un finale amarognolo tra l’agrumato e il vegetale.
Il lato più interessante di
questo Verdicchio di Matelica è la scelta dei produttori di puntare su un
bianco di territorio, leggero e verticale, evitando di propinarci i soliti
bianchi ricchi di zuccheri e frutta polposa dai ricordi tropicaleggianti. Il lato meno entusiasmante rimane forse
legato ad un eccesso di precisione stilistica e tecnicismo, che per chi come il
sottoscritto è abituato ai vini “naturali” (nella sua eccezione più ampia),
significa avere a che fare con un vino ben fatto ma emotivamente un po’ freddo. Resta comunque un nome da segnarsi sul taccuino per gli amanti dei bianchi freschi e giovani "low cost".
Riassumendo niente di indimenticabile, ma vino assolutamente godereccio e glu-glu, che ben si abbina servito fresco, alla calde serate estive. Direi che a sette euro è un buon acquisto, con un interessante rapporto qualità/prezzo. Sicuramente da provare, così come le altre versioni proposte da Borgo Paglianetto, tutte acquistabili a prezzi popular. Per la serie "benvenuta primavera".
Riassumendo niente di indimenticabile, ma vino assolutamente godereccio e glu-glu, che ben si abbina servito fresco, alla calde serate estive. Direi che a sette euro è un buon acquisto, con un interessante rapporto qualità/prezzo. Sicuramente da provare, così come le altre versioni proposte da Borgo Paglianetto, tutte acquistabili a prezzi popular. Per la serie "benvenuta primavera".
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