...un temporale improvviso in un' afosa giornata estiva... un soffio di vento teso e vibrante, prima di rilassarsi (finalmente) in un lungo finale notturno ed impenetrabile. Le due anime della Barbera portate agli estremi.
C'é "Un Posto a Milano" che si chiama Cascina Cuccagnia e in un bel week end di primavera ha ospitato la versione "on-tour" di Vini di Vignaioli. Un successo annunciato e l'ora abbondante di fila per riuscire ad entrare, ne é la dimostrazione... Arrivando da Varese, Milano é quasi dietro l'angolo, ma a conti fatti tra traffico, parcheggio introvabile e attesa all'ingresso, é stato quasi più veloce andare a Cerea per Vini Veri. Comunque ci sta... il vino é come il rock'n'roll... é un connubio di emozioni e sacrifici, sia per i protagonisti sul palco (o su e giù tra i filari) sia per noi, pubblico pagante e sudante (in passato anche "pogante") a ridosso delle transenne.
Appena riesco a mettere piede in una delle salette adibite agli assaggi, non mi resta che porre il calice ancora lustro a Nicoletta Bocca, che decide di "sporcarmelo", partendo dai bianchi siciliani riposti sul tavolo adiacente al suo che portano la firma di Francesco Guccione (tra i migliori assaggi di giornata)... E poi via... é tutto un crescendo "gustativo" a marca San Fereolo, fino alla conclusiva stretta di mano, ma solo dopo aver "barattato" il frutto delle rispettive fatiche.... 14 "metalmeccaniche" euro per il sottoscritto, una bottiglia di Austri 2006 per Nicoletta.
Oggi mentre stappavo, ho ricordato quel un sorso "esplosivo" di Barbera, ma ad interessarmi é soprattutto la storia di chi il vino lo produce, e quella di Nicoletta Bocca é indubbiamente tratta da un gran bel romanzo, uno di quelli che vorresti vivere in prima persona. Preferisco usare parole come rispetto e stima, per esprimere quella forma di invidia che nutro, per chi riesce a mattersi in gioco e dare "forma e sostanza" alle proprie passioni. Ho già speso parole di elogio per i ragazzi di Crealto, che hanno lasciato Genova e il mare per diventare protagonisti nella terra del Grignolino Casalese, e con la stessa ammirazione scrivo oggi di Nicoletta, in partenza da Milano nei primi anni novanta per diventare "Capitano" alle porte delle Langhe con il suo Dogliani.
In Borgata Valdibà sorge San Fereolo, azienda vitivinicola che vanta oggi 12 ettari vitati e una produzione di circa 45.000 bottiglie. Non un corpo unico, ma un insieme di parcelle sparse nel territorio di Dogliani e acquisite nel corso degli anni. Predominano le uve piemontesi per eccellenza, Dolcetto in primis, con viti che arrivano a 70 anni di età, senza dimenticare la Barbera, il Nebbiolo e i due "intrusi" Riesling e Gewurztraminer, che assemblati danno vita all'unico bianco della casa.
Una zona ad alta vocazione vitivinicola, d'altronde siamo a due passi da Monforte d'Alba, ma qui non c'è la "corsa all'oro" che ha portato ad una "quasi" monocultura della vite... il paesaggio é molto più selvaggio, rustico e rurale, i vigneti sono incastonati tra i boschi, i noccioli, i campi... regna la biodiversità e l'approccio natur all'agricoltura (dal 2006 biodinamica) é la logica conseguenza di chi da cittadina e bevitrice ha saputo calarsi nel ruolo del vigneron (e del contadino) partendo da zero, sapendo osservare e ascoltare. Nicoletta arriva al vino senza pretese imprenditoriali, senza la volontà di imporsi, ma con l'umiltà di chi affronta una nuova avventura tra incertezze ed interrogativi. Un approccio culturale al vino, necessario per capire, per riflettere, per andare in profondità... per mettere a frutto le conoscenze acquisite e le esperienze fatte nel corso degli anni. Sono passati più di ventanni da quel fatidico 1992, anno zero di San Fereolo, e credo che Nicoletta possa ritenersi orgogliosa nel ritrovare nei suoi vini, tutta l'energià é la vitalità di questi luoghi e del suo mentore.
Di Barbera scrivo oggi... Austri 2006, con un saldo (5%) di Nebbiolo e la denominazione Langhe DOC per questioni cartacee... Assemblaggio di uve derivanti da 4 differenti parcelle, con predominanza del vigneto Austri (da cui il nome), situato a 400 metri di altezza su terreni di medio impasto a prevalenza calcarea. Allevamento a Guyot e resa di 35/40 ettolitri per ettaro. Uve vendemmiate ad inizio ottobre, con vinificazione in tini di legno senza aggiunta di lieviti selezionati, additivi enologici e nessun controllo delle temperature. Affinamento nei legni, con prevalenza di botti di Slavonia ma anche tonneaux. Produzione di circa 8.000 bottiglie.
Appena verso il bicchiere
si incupisce di un rubino notturno ed impenetrabile, una calma solo apparente,
perché appena avvicino il naso, rimango colpito da un vino vitale ed energico,
esuberante, quasi esplosivo. Vena alcolica su di giri, anche troppo (14.5%vol.), a spingere
un mix di piccoli frutti neri e poi
china, grafite, cacao amaro, torrefazione… terrosa, vegetale e selvatica. Il sorso si è rilevato molto
più potente ed austero rispetto alle sensazioni avute durante l’assaggio
milanese. Possente e ancora (a gusto personale) troppo alcolizzato, si distende leggermente con il tempo, rimanendo comunque ruvido e implacabile. E' materico e ricco di frutta viva e polposa, calda e corposa, dalla trama tannica serrata. Poi, un temporale improvviso in un' afosa giornata estiva... si rialza, scattante e spigolosa, di acidità rinfrescante, un soffio di vento teso e vibrante, prima di rilassarsi (finalmente) in un lungo finale notturno ed impenetrabile. Le due anime della Barbera portate agli estremi.
Si ha quasi la sensazione di avere a che fare con un vino dalla longevità infinità, come se ad oggi questo 2006 non abbia ancora raggiunto un equilibrio perfetto. Evolverà sicuro, ma credo che il suo animo contrastato difficilmente troverà pace.
Al naso rimandi quasi "modernisti", nella sua potenza estrattiva, ma poi la bevi energica e scalpitante, mai doma e ti innamori del suo essere "semplicemente" bohémien. Da consigliare a Zack de la Rocha... questo Austri suona come i suoi Rage Against The Machine tensione ed energia che scalfisce il tempo.... Voto:7
Si ha quasi la sensazione di avere a che fare con un vino dalla longevità infinità, come se ad oggi questo 2006 non abbia ancora raggiunto un equilibrio perfetto. Evolverà sicuro, ma credo che il suo animo contrastato difficilmente troverà pace.
Al naso rimandi quasi "modernisti", nella sua potenza estrattiva, ma poi la bevi energica e scalpitante, mai doma e ti innamori del suo essere "semplicemente" bohémien. Da consigliare a Zack de la Rocha... questo Austri suona come i suoi Rage Against The Machine tensione ed energia che scalfisce il tempo.... Voto:7
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