giovedì 26 giugno 2014

FONTANASANTA MANZONI BIANCO 2011 - Vigneti delle Dolomiti I.G.T. - Foradori


...una simbiosi tra uomo, natura, terra e cielo, in un contesto agricolo dove regna la biodiversità... espressione di un territorio che Elisabetta come pochi, ha saputo interpretare.



Devo prenderla un po' alla larga la recensione di questo vino, perché prima voglio parlarvi del locale in cui l'ho bevuto. Molti appassionati di vino già conoscono l' Osteria Rosso di Sera, a Castelletto Ticino (NO)... io ci sono stato per la prima volta una settimana fa e sono rimasto particolarmente colpito sia dalla cucina, con una proposta semplice ma curata (come piace a me!!), ma soprattutto (e finalmente!!) il piacere di sfogliare un'esaltante carta dei vini, che sfoggia 900 etichette, con un'interessante panoramica sui "vini naturali". Il Capocollo di maialino Iberico Pata Negra arrosto, con zucchine saltate e salsa agro é una delizia per il palato, mentre in sala si gioca con vinosi assaggi "alla cieca" proposti da Daniele Gramegna. Al momento la più interessante carta dei vini che abbia mai sfogliato, alta qualità al giusto prezzo, con ricarichi contenuti. Il problema davanti a tante etichette é scegliere, ed io non ho sicuramente puntato sull'originalità... ma dopo aver assaggiato i vini di Elisabetta Foradori alle fiere (con grande entusiasmo...), volevo provare il suo Manzoni Bianco, tra gli ultimi nati essendo il 2010 l'anno del suo esordio.

Tanto si é scritto in merito alla "Signora del Teroldego", io vico solo che oggi la cantina di Mezzolombardo, conta 26 ettari di vigna, l’80% a Teroldego, il 15% a Manzoni Bianco e il 5% a Nosiola, per produrre in media 160.000 bottiglie ogni anno: 90.000 di Foradori, 20.000 di Granato, 20.000 di Fontanasanta Manzoni Bianco, 8.000 di Fontanasanta Nosiola e 10.000 per ciascuno dei vecchi vigneti di Teroldego Sgarzon e Morei. Numeri importanti e percorso in costante "trasformazione" che ha portato all'agricoltura biodinamica e alla sperimentazione della anfore, fino alla valorizzazione di un intero territorio attraverso l'esperienza collettiva dei Dolomitici, pongono di diritto  Elisabetta Foradori tra le più conosciute e giustamente apprezzate realtà nel panorama dei "vini naturali" e non solo. 

Devo ammettere di avere un debole per Elisabetta e i suoi vini, per cui provo una profonda ammirazione. E' un piacere ascoltarla mentre racconta con composta eleganza e fare materno dei suo vigneti, con sguardo fiero e sicurezza la sua storia, fatta di scelte e cambiamenti coraggiosi, attraverso l'abbandono delle pratiche enologiche e l'ascolto della natura, non più agricoltura interventista, ma una simbiosi tra uomo, terra e cielo, in un contesto agricolo dove regna la biodiversità e da cui si ricavano vini in grado di rispecchiare a pieno, il carattere della sua vignaiola.

Se il vino simbolo di Foradori é indubbiamente il Granato (100% Teroldego), personalmente apprezzo molto anche la batteria dei bianchi e la scelta é ricaduta sul suo Incrocio Manzoni Bianco, vitigno che nasce dall'incrocio tra Riesling Renano e Pinot Bianco. E' allevato sulle colline argilloso-calcaree di Cognola, Sopra trento, tre ettari divisi in diverse parcelle. Le uve maturano verso fine settembre, quindi fermentazione con macerazione di una settimana in vasca di cemento e successivo affinamento in botti di acacia per 12 mesi

Vi dico subito che il vino mi è piaciuto parecchio… oserei definirlo “bello da bere” grazie ad un’impronta caleidoscopica, che lo rende ricco di sfaccettature. Come Elisabetta sa esprime con grazia ed eleganza un dinamismo che non ti aspetti. Giallo vivo e naso piuttosto fine, quasi a voler nascondere (e quindi costringerci a scoprirlo) un’insieme di “profumi” sottotraccia originali e intriganti, dalle mele ai fiori di campo, i prati di montagna e il miele, vegetale e minerale, sbuffi di incenso… un soffio teso e sottile. Olfatto in crescendo e sempre più esuberante. Palato piacevole e assai bevibile, amabile e di grande appagamento, fresco e pulito, dinamico, mantenendo verticalità e tensione con un sorso vivo e vibrante, grazie ad una acidità rinfrescante e rocciosa, leggermente amarognola a contrastare le note più calde e dolci che richiamano in chiusura le spezie e la frutta secca. Bello, succoso, mai scontato.

Sulle 15 euro in enoteca, valore alcolico contenuto a 12.5%vol, bottiglia importante e "massiccia" e buona propensione a qualche anno di invecchiamento. Se lo bevete adesso che è estate, non esagerate con il secchiello del ghiaccio… va bevuto fresco ma non troppo… altrimenti rischiate di perdervi un sacco di sfumature che lo contraddistinguono.

Una gran bella bottiglia, ma é tutta la gamma Foradori ad eccellere, e non a caso abbiamo a che fare con una delle più importanti donne del vino italiano… senza il suo lavoro e il suo approccio “filosofico” alla natura oggi non saremmo qui a deliziarci con i suoi vini delle Dolomiti, espressione di un territorio che Elisabetta come pochi, ha saputo interpretare.
 

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