...richiami mediterranei, piccoli frutti di sottobosco a bacca rossa, ma
anche alloro, timo, spezie piccanti, richiami floreali, note balsamiche. Un
insieme di profumi che identificano perfettamente la zona di provenienza delle
uve.
Un risveglio lento e difficoltoso in una calda domenica estiva… la casa è vuota e il mondo fuori sembra già sparito per la consueta gita fuoriporta… E' il risveglio dei sabato sera andati per le lunghe... almeno fino a pranzo amaca e libro è il massimo che posso fare… In questo stato di stordimento/rilassamento domenicale, necessito di un buon vino da godermi in solitudine e vale lo sforzo di scendere dall’amaca per andare in cantina. Spulcio le bottiglie… sto per cedere ad un bianco da bere fresco, ma ho voglia di rosso… anche se mi sembra un po’ poco dissetante a pranzo con questo caldo… poi mi ricordo di avere un Rossese… ne ho bevuto in terra ligure e lo ricordo servito giovane, fresco e beverino… un vino estivo... ecco quello che ci vuole…
Un risveglio lento e difficoltoso in una calda domenica estiva… la casa è vuota e il mondo fuori sembra già sparito per la consueta gita fuoriporta… E' il risveglio dei sabato sera andati per le lunghe... almeno fino a pranzo amaca e libro è il massimo che posso fare… In questo stato di stordimento/rilassamento domenicale, necessito di un buon vino da godermi in solitudine e vale lo sforzo di scendere dall’amaca per andare in cantina. Spulcio le bottiglie… sto per cedere ad un bianco da bere fresco, ma ho voglia di rosso… anche se mi sembra un po’ poco dissetante a pranzo con questo caldo… poi mi ricordo di avere un Rossese… ne ho bevuto in terra ligure e lo ricordo servito giovane, fresco e beverino… un vino estivo... ecco quello che ci vuole…
Conseguenza…
stappo il Galeae 2012 di Ka Mancine, bottiglia
comprata un paio di mesi fa (14 euro). Cantina a conduzione familiare di Maurizio Anfosso e Roberta Repaci che
dal 2006 (prima annata imbottigliata), hanno ripreso la tradizione di famiglia tornando alla viticoltura
“eroica” del Rossese, vitigno che prende il nome del comune di Dolceacqua, ma che
storicamente annovera a Soldano, alcuni dei cru più prestigiosi. Direi quasi
una riscoperta per questo vitigno, che negli ultimi anni grazie al lavoro
qualitativo di alcune cantine (tra cui Ka Mancine, ma anche Maccario,
Testalonga ecc…) sembra riscuotere un notevole successo tra gli appassionati.
In un territorio così particolare, è difficile se non impossibile, puntare sui
numeri, conseguentemente il mercato va conquistato con la qualità e il lavoro artigianale sul territorio di tanti piccoli ed eroici viticoltori.
A Ka
Mancine si producono quattro tipi di vino, bianco, rosé e due versioni di
Rossese, il Galeae da viti più giovani e il Beragna, prodotto con uve provenienti da
un appezzamento di poco più di un ettaro, con viti storico che passano il secolo di età. Lo scenario qui
in Liguria è come sempre mozzafiato, terreni argillosi-calcarei ricchi di roccia disgregata, viti arrampicate
su pendii scoscesi che guardano il mare. In tutto la famiglia Anfosso
gestisce 3ha di vigneti, gestiti in maniera rispettosa e valorizzati attraverso
un approccio non "omologato" in cantina, per un totale di 13.000 bottiglie
l’anno.
Ovviamente Rossese in purezza, con raccolta tardiva delle uve, lunga fermentazione sulle bucce e maturazione in solo acciaio. Produzione di circa 3500 bottiglie.
Nel bicchiere si presenta leggero e dinamico, ma compatto, vestito di un rosso rubino scarico ma vivo, impenetrabile al cuore ma di buona trasparenza all’unghia. Naso affilato, dritto, pungente, verticale, inizialmente si avverte una spigolosa spinta alcolica (13%vol.) che “brucia” un po’ un bouquet “decisamente ligure”, grazie ai suo richiami mediterranei, piccoli frutti di sottobosco a bacca rossa, ma anche alloro, timo, spezie piccanti, richiami floreali, note balsamiche. Un insieme di profumi che identificano perfettamente la zona di provenienza delle uve. La beva e scorrevole e graffiante… meno beverino di quanto mi aspettassi, si dimostra vino snello ma di struttura, con tannino vispo e spalla acida rinfrescante piuttosto pungente, salino con punta salmastra e finale dipinto da note speziate e un frutto succoso.
Nel bicchiere si presenta leggero e dinamico, ma compatto, vestito di un rosso rubino scarico ma vivo, impenetrabile al cuore ma di buona trasparenza all’unghia. Naso affilato, dritto, pungente, verticale, inizialmente si avverte una spigolosa spinta alcolica (13%vol.) che “brucia” un po’ un bouquet “decisamente ligure”, grazie ai suo richiami mediterranei, piccoli frutti di sottobosco a bacca rossa, ma anche alloro, timo, spezie piccanti, richiami floreali, note balsamiche. Un insieme di profumi che identificano perfettamente la zona di provenienza delle uve. La beva e scorrevole e graffiante… meno beverino di quanto mi aspettassi, si dimostra vino snello ma di struttura, con tannino vispo e spalla acida rinfrescante piuttosto pungente, salino con punta salmastra e finale dipinto da note speziate e un frutto succoso.
Decisamente
interessante, per personalità e vigore, anche se per correttezza devo precisare che quanto scritto sopra
è la sintesi di una degustazione avvenuta in due momenti diversi. Prima mezza
bottiglia bevuta a pranzo, vino leggermente rinfrescato e portato ad una
temperatura corretta, stappato e bevuto, dove si è fatta notare la sua giovane
età (annata 2012), con sentore alcolico marcato; mentre la conclusione della
stessa è avvenuta a cena, quindi a temperatura più elevata, decisamente meno
bevibile (vista anche la calura estiva, non dimenticatevi mai l’importanza
della temperatura di servizio!), ma vino meno pungente e più morbido, riuscendo
anche ad apprezzarne la dolcezza e la succosità del frutto.
C’è
stato quindi un mio errore di partenza… aver considerato il Rossese al pari di
altre versione provate durante le mie calate in terra ligure… rossi estivi e
beverini, da servire freschi anche in abbinata al pesce… il Galeae invece è vino
di maggior struttura e complessità che sicuramente avrebbe meritato ancora un
paio di anni in cantina… apertura precoce e vino quindi apprezzato soprattutto
in prospettiva, perché manca ancora un po’ di equilibrio e l’alcool è su di
giri. Confermati comunque i pregi indiscussi del Rossese di Dolceacqua… la sua
beva assassina !!
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