Perrino Antonio non produce vini timidi, ma fortemente espressivi, imperfetti,
ruvidi e ruspanti, contadini e territoriali, originali e senza compromessi, ma
maledettamente piacevoli e coinvolgenti fino all’ultimo bicchiere.
Sicuramente Dolceacqua non
può vantare la fama e il blasone internazionale di città del vino come Barolo e
Montalcino, ma smanettando on-line tra post vari e wine-shop, sembra che
per stare “sul pezzo” ed essere dei veri “hipster” del vino, si debba bere
Rossese. Qualcuno lo ha definito il vino del futuro… fresco, bevibile, snello,
un rosso estivo… roba che va di moda
oggi dopo anni di vinoni "ciccia e brufoli", senza però riconoscere i meriti di alcuni produttori che hanno saputo ben lavorare con quest’uva.
Personalmente delle tendenze me ne sono sempre fregato, e anche se il Rossese è
un vino che mi piace assai, per me la Liguria del vino, veste soprattutto di
bianco… e allora eccomi qui a stappare e raccontare di un Vermentino
proveniente dalla terra del rosso Rossese…
A Dolceacqua troviamo un
vignaiolo di nome Antonio Perrino “Testalonga”, che firma vini fuori dagli
schemi… non che faccia cose strane, ma su da lui il tempo sembra essersi
fermato. Poco importa cosa succede nel così detto “mondo del vino”, delle
guide, delle D.O.C., dei giudizi dei sommelier o dei movimenti “vinnaturisti”…
qui il vino si fa artigianale e naturale per quei gesti e quelle abitudini che si
ripetono nel tempo, racchiusi in un paio di ettari di vigneti e una piccola
cantina da garagista, incastonata nell’ entroterra della riviera di ponente,
lontano ancor più oggi che tanto se ne parla, dalle mode e dalle tendenze…
Vado a stappare questa bottiglia
di Vermentino 2011, 50° anniversario come dimostra l’etichetta supplementare… macerazione
breve sulle bucce e si vede nel bicchiere, che si tinge di un giallo intenso
tendente allo scuro… non possiamo parlare di vino “orange” e nemmeno di color
“buccia di cipolla”, ma comunque si va in quella direzione. Poco snello e quasi
impenetrabile, risulta velato e con particelle in sospensione. Già prima di
versare si osserva (grazie anche al vetro bianco della bottiglia) parecchio
fondo depositato, ma nessuna paura, è il sedimento naturale del vino non
filtrato. Così visivamente ed esteticamente abbiamo già alcuni indizi
interessanti, suggestioni quasi “vintage” che ci parlano di un vino
dall’impronta rustica, ruspante, artigianale e contadina… praticamente la copia
in bottiglia di Antonio Perrino.
Naso importante, ricco,
pieno di sensazioni e rimandi… non gli manca un po’ di “caratteristica”
puzzetta, ma per fortuna non è troppo invadente e non infastidisce. Non manca
nemmeno un po’ di volatile… ma anche in questo caso è solo un accenno che
svanisce dopo pochi minuti di ossigenazione. Poi è un bel mix che spazia dagli
idrocarburi alle note salmastre, si avverte salinità e mineralità, rimandi aromatici
di salvia e timo, i profumi “liguri” dell’imbrunire. Non c’è spazio per finezza
ed eleganza, forse queste sensazioni olfattive possono far storcere il naso a
chi è abituato a bianchi più classici… ma è sempre un piacere trovare un vino
dove non è la “solita” sensazione fruttata a predominare. Quindi vino senza
banalizzazioni e senza “bananizzazioni”.
Con un naso del genere, al palato sorprende per bevibilità e scorrevolezza. Vini del genere risultano spesso
“faticosi”, il Testalonga invece, grazie anche ad una gradazione alcolica
contenuta (12.5%vol.), con sapidità e acidità “sgrassanti”, regala un sorso
poco tondo e decisamente rustico, ma asciutto e scorrevole. Beva invitante,
bottiglia “stesa” piuttosto velocemente e con indice di gradimento piuttosto elevato.
Non cercate qui la
leggerezza di un “fresco” bianco per l’estate, tanto meno eleganza e finezza…
Perrino Antonio non produce vini timidi, ma fortemente espressivi, imperfetti,
ruvidi e ruspanti, contadini e territoriali, originali e senza compromessi, ma
maledettamente piacevoli e coinvolgenti fino all’ultimo bicchiere. Non è di
facile abbinamento, ma in questo luglio autunnale, l’ho servito non troppo
freddo con un coniglio alla ligure… e come dire… non rasenta l’incastro
perfetto, ma sa dare grandi soddisfazioni.
In attesa di partire per il Friuli
del Collio e del Carso, ci voleva proprio un vignaiolo come Antonio per
chiudere in bellezza il blog prima della
pausa estiva, anche perché ultimamente trovo sempre più soddisfazioni nello
stappare la Liguria… Qui forse non si fanno le “grandi” bottiglie, ma piccole
produzioni che in molti casi sfociano in sorsi tesi e minerali di grande
corrispondenza territoriale… come questo Bianco Testalonga. Se per l’estate
passate da Dolceacqua non vi resta che risalire i suoi stretti vicoli e far sosta da Antonio Perrino. Alternativamente… non vi resta che cercare… prezzo al
dettaglio sulle 13-14 euro.
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