domenica 1 marzo 2015

MARGAUX 2008 - Appellation Margaux Contrôlée - Château La Tour de Mons

Un Bordeaux interessante per gli amanti della categoria, ma qui a Simo diVino piace il rock'n'roll e il taglio bordolese, mi suona molto sanremese...


Alcuni anni fa, per puro spirito conoscitivo, qualche bottiglia di Bordeaux la compravo. Oggi non più… ma in virtù della fama dei vini prodotti nella regione francese tagliata dalla Garonne, la tentazione ad acquistare queste bottiglie è ovviamente alta, soprattutto per chi come me, è sempre assetato di conoscenza e curiosità. Poi gli anni passano, si affina il gusto, si cercano “altre” emozioni, soprattutto quando ci si appassiona ai vini artigianali e naturali, un anno zero da cui non si riesce più a tornare indietro. 


Recupero così dalla cantina questa bottiglia di Margaux del 2008, quasi non me la ricordavo più, avrei dovuto stapparla prima, quando ancora trovavo piacevole questa tipologia di vini, e non oggi che generalmente non riesco più ad entusiasmarmi con i vini dal taglio bordolese (con alcune eccezioni su bottiglie importanti che hanno il loro perché). Non posso farci nulla, perché pur con le loro sfumature e varianti, quando stappi un vino tipo questo, hai già un'idea di quello che troverai nel bicchiere e così sarà. Quindi sorpresa zero. Semplice questione di gusti personali?? Forse, ma io con questi vini non riesco mai a stupirmi ed entusiasmarmi e dopo due o tre bicchieri sono già stufo. 

Gli amanti del genere avranno di che dire… ma stappare un Bordeaux come questo, è come guardare il Festival di Sanremo. Su venti canzoni, puoi salvare le tre o quattro migliori, ma alla fine per quanto possano essere meglio delle altre, é pur sempre un pezzo prodotto per Sanremo e sai già cosa aspettarti. Saranno i testi politicamente corretti che parlano d’amore, saranno gli arrangiamenti dell’orchestra, sarà la costruzione pop della canzone, quello che volete, ma state tranquilli, in un pezzo di Sanremo di rock‘n’roll ne troverete ben poco. Il taglio bordolese mi fa lo stesso effetto, anche se interessanti, c’è sempre un qualcosa che li rende simili e scontati… come se gli mancasse un animo rock’n’roll. Certo sto generalizzando, ma sono sicuro che tra voi lettori sono molti gli appassionati che non si ritrovano nei vini bordolesi. Se ti piace il rock e non la musica melodica… probabilmente non ti piaceranno i vini di bordeaux.  


Vado a stappare speranzoso… verso-sniffo-bevo, tutto confermato. Rubino intenso, scuro e concentrato nel cuore, impenetrabile, volge al granato sui bordi, piuttosto elegante, pulito. Archi, archetti, lacrime discendenti… anche qui tutto come previsto. Profumi fini e ruffiani, profondi e piuttosto intensi, ricchi di estrazione. Il frutto è pieno, dolce e maturo, ciliegia e more, accenni floreali, spezie piccanti, richiami di barriques, vaniglia, leggera tostatura. Per fortuna sotto traccia c’è qualcosa di “sporco”, una texture leggermente terrosa, catramosa appena accennata, tanto basta per non scadere totalmente nella visione di Albano e Romina che cantano “Felicità”. Beva caratterizzata da tannini integrati anche se non troppo vellutati. Vino caloroso e di corpo, materico e concentrato, maturo, lungo e dal retrogusto dolciastro, riesce a mantenersi eretto grazie ad una leggera acidità e alla piccantezza delle note pepate. Questo è sicuramente un punto a suo favore… evitare di scadere (come a volte capita) nell’auto compiacimento, nella dolcezza e nel legno nuovo.


Le jeux sont fait, ma é meglio lasciarvi con qualche info sulla cantina... vedo già una folla spontanea di sostenitori del taglio bordolese che inveisce davanti al cancello di casa… La cantina si chiama Château La Tour de Mons, quindi occhio pischelli a non confondervi con il blasonato Château Latour di Pauillac, sempre Medòc, sempre Bordeaux, ma in realtà siamo su due pianeti diversi. Ci si trova "virtualmente" nel nel comune di Soussans, quindi denominazione Margaux, sulla riva sinistra della Garonne e questo vino rientra nella classificazione Cru Bourgeois. 

Come spesso capita in Francia, storia antichissima per questo Château, proprietà della famiglia “de Mons” già dal 1600. Nel 1995 la tenuta è stata venduta a un gruppo di investitori, il Crédit Agricole e la Caisse des Dépôts et des Placements du Québec. Attualmente sono circa 46 gli ettari vitati a corpo unico, con i classici vitigni bordolesi, con predominanza di Cabernet Sauvignon,  Merlot e in piccole percentuali Cabernet Franc e Petit Verdot. In totale si sfiorano le 400.000 bottiglie l’anno, circa 160.000 per questo Margaux. Per produrre questo blend si mixa un 56 % di Merlot, 39 % di Cabernet Sauvignon e 5 % Petit Verdot. Dopo la raccolta manuale ad inizio ottobre, le uve vengono mantenute separate in serbatoi di acciaio inox con fermentazione a bassa temperatura per un periodo prolungato. Quindi il travaso in barriques. Si conclude con l’assemblaggio e l’invecchiare per 12 mesi in barrique di rovere francese, il 40% delle quali nuove. Questo é tutto. Alla prossima bottiglia bordolese... se ci sarà...

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