...Insoglio del Cinghiale, un vino che (giusto per rendere l’idea) potrebbe mandare
in crisi epilettica Jonhatan Nossiter (il regista di Mondovino il docufilm
sull’omologazione del vino), fargli diventare la pelle verde e il corpo ricoperto
di squame… ho reso abbastanza l’idea??
Prima di entrare nel vivo
della recensione, permettetemi due righe per giustificare la mia latitanza
da queste pagine nell’ultimo mese. Vi chiedo scusa lettori incalliti che
cliccate SimodiVino prima di andare a nanna e appena scendete dal letto la
mattina, speranzosi di trovare nuovi avvincenti scritti, in sostituzione a
quella palla di romanzo che vi hanno regalato a Natale e che non siete ancora
riusciti a finire (prrrrr……)
E’ un giugno ricco di eventi, scatta l’estate e
scatta anche il mio compleanno, le signorine alleggeriscono i vestiti e siamo
invasi da un’ infinità di festival, concerti e situazione estive, che la mia
anima da winerocker vive con estrema passione e dedizione, tenendomi parecchio
occupato e parecchio “scanzonato”, facendomi passare la voglia di sedermi
davanti ad una tastiera per scrivere dei post.
Divagazioni sul tema a
parte, chi segue queste pagine sa che mi piace spezzare una lancia (e
acquistare) vini prodotti da piccole cantine, spesso legate al movimento del
Critical Wine, dei Vignaioli Indipendenti, dei produttori naturali o
qualsiasi altro appellativo o etichetta vogliate utilizzare, diciamo chi
produce vino “vero”, che rispecchia il terroir, le origini, la tradizione e
perché no, rispetta anche l’ambiente... vini realizzati grazie al perfetto
connubio tra uomo e terra, e non da qualche “wine-fenomeno” che tenta di
piazzare nel mercato un vino “tendenza” per fare business, o che si sveglia una
mattina e decide di investire qualche milionata per mettere in piedi una nuova
realtà vinicola senza capo ne coda.
Questo è comunque un blog
dove si scrive e si esprimono opinioni su tutto… non ci sono solo i “vini
naturali”, le grandi bottiglie o i vini “parkerizzati”… qui scrivo tutto quello
bevo… prima assaggiare… poi giudicare… quindi… eccomi qua a raccontarvi
dell’Insoglio del Cinghiale, un vino che (giusto per rendere l’idea) potrebbe mandare
in crisi epilettica Jonhatan Nossiter (il regista di Mondovino il docufilm
sull’omologazione del vino), fargli diventare la pelle verde e il corpo ricoperto
di squame… ho reso abbastanza l’idea??
Eccovi quindi il racconto
di un vino fatto su misura per i mercati internazionali, un esempio di
anti-terroir e di gusto omologato... attenzione però a non fraintendere le
parole... non ho ancora detto che questo vino é una ciofegata pazzesca...
anzi... se siete incalliti lettori di Wine Spectator forse per voi l'Insoglio é
uno dei migliori vini rapporto qualità-prezzo sulla piazza...
Andiamo con ordine..
allora... alzi la mano chi non conosce nomi come Antinori...Tenuta
dell'Ornellaia...Mondavi...Michel Rolland ecc...?? Nessuno… bene... allora la
storia é andata più o meno così... la famosa famiglia Antinori, una delle più
potenti e conosciute dinastie del panorama vinicolo italiano, nel 1981 acquista
la Tenuta
dell'Ornellaia in quel di Bolgheri, crea l'omonimo famoso vino e lo porta alle
stelle nel 1998 (grazie a Wine Spectator che lo elegge miglior vino del
mondo..). A questo punto joint venture con il famoso produttore di vino
americano Robert Mondavi, che nel giro di tre anni ne diventerà proprietario
unico. Ma ecco lo smacco per Ludovico Antinori... nel 2002 Mondavi cede il 50%
della quota a Frescobaldi, altro storico produttore toscano, che nel 2005
diventerà unico proprietario. La grande creatura di Antinori, uno dei più
quotati vini made in Italy nel mondo, finiti nelle mani del rivale
Frescobaldi... Antinori non ci sta e prova a rilanciarsi… finita un'avventura
si riparte con un'altra... i soldi di certo non mancano... basta trovare il
giusto posto e le giuste persone per riproporre il progetto iniziato con
successo a Bolgheri.
E così, non molto distante dalla sua ex-tenuta Ornellaia,
nel comune di Bibbona, Ludovico e Piero Antinori, insieme a Umberto Mannoni
danno vita alla Tenuta di Biserno, avvalendosi di "tecnici" di
cantina (vedi il quotato Michel Rolland) di fama mondiale e puntando tutto
sulla produzione di un grande blend moderno dal taglio tipicamente bordolese.
Semplificando... avete un
botto di soldi, vi svegliate una mattina e decidete di voler produrre in Italia
un vino che possa reggere il confronto con i grandi Bordeaux di Saint Emilion e
Pommerol.. si acquistano i terreni giusti, si coltivano le classiche uve
bordolesi (Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Petit Verdon, Merlot ecc...), si
ingaggiano i più rinomati winemaker sulla piazza, degli esperti in management e
il gioco é fatto. Ecco pronto il Biserno, il superblend da 90 carte a bottiglia
che tenta di ripercorrere i fasti dell'Ornellaia.
Non solo Supertuscan di alta fascia per questa nuova avventura della famiglia Antinori, ma anche l'acquisto
della Tenuta Campo di Sasso, costituita da tre appezzamente situati ad ovest
della strada che collega Bolgheri a Bibbona, su un terreno molto più sabbioso,
ideale per la coltivazione del Syrah, che mixato con il Merlot, il Cabernet
Franc e il Petit Verdon danno vita all'Insoglio del Cinghiale, il blend più
easy ed economico della tenuta di Biserno.
Siamo al cospetto del
classico vino di taglio bordolese in tutto e per tutto... quindi anche alla
beva nessuna sorpresa.. sapete già cosa vi aspetta, se siete fans del genere é
il vostro vino, altrimenti appena vedete il logo del cinghiale sulla
bottiglia...girare alla larga.
Per la versione 2010 (che
ho sbevazzato presso la bella osteria "Molino del Torchio" a Cuasso
al Piano in prov. di Varese, quasi al confine con la Svizzera e a due passi
dalla sponda italiana del lago di Lugano... il che significa oltre alla cena, approffittarne
per fare benza oltre confine a 1.45 euro al litro...), miscela di uve Syrah 32%,
Cabernet Franc 31%, Merlot 32%, Petit Verdot 5%, vendemmiate nel mese di
settembre da vigne piuttosto giovani (impiantate nel 2002). 21 giorni di
fermentazione a temperatura controllata. La malolattica avviene per il 20% in
botti di rovere mentre il resto in inox. L'affinamento dura solo 6 mesi e
avviene in barriques di primo e secondo passaggio, prima di riposare per 3 mesi
in bottiglia. Gradazione alcolica sui 14° e prezzo in enoteca sulle 15 euro e
produzione annua di circa 200.000 bottiglie.
Verso nel super-ballon
(nel punto massimo avrà un diametro di quasi 20 cm !!), dove spicca un
vino concentrato e dall'intenso colorito rosso rubino con riflessi porpora.
Infilo praticamente tutta la faccia nel bicchiere viste le sue dimensioni e
rimango piacevolmente colpito da un bouquet ricco e variegato, piacevole e
ruffiano dove su un fondo intenso e vinoso spiccano in primo piano sentori di
frutta dolce e matura, come ciliege e more, completato da accenni di tostatura e
spezie, senza dimenticare la vaniglia e la liquirizia. Pur nella sua spiccata
intensità e persistenza, rimane la sensazione di un bouquet equilibrato,
rotondo e di primo impatto. Niente ossigenazione, rotazioni o sentori che
escono poco alla volta, c'è poco da far "evolvere"... questo "naso" é un blocco unico che ti svela
tutto subito. Al palato rimane la grande e piacevole sensazione dolciastra
avvertita al naso, un vino rotondo ed equilibrato, sempre presente e amabile,
dai tannini rotondi e dal corpo morbido. Decisamente facile, ma non per questo
insignificante o "vinello" di poco conto.
Tutto quello che avete
sempre letto sui vini omologati, sui Supertuscan e sui blend bordolesi, l’ho
ritrovato (non senza una piacevole sensazione, bisogna essere sinceri..) in
questo bicchiere di vino. Carnoso, grassottello, marmellatoso e anche un po'
muscoloso (ma senza esagerare), tutto perfettamente in equilibrio dall'inizio
alla fine, dall'attacco alla chiusura, dalla prima all'ultima goccia. C'è poco
da scoprire, ma rimane un piacevolissimo vino da gustare.
Se dovete invitare a cena
una donzella (o viceversa) che non si intende molto di vino, questo Insoglio
può essere la giusta mossa per fare centro. Esborso contenuto e vino di sicuro
effetto, la colpirete con il suo equilibrio, la sua facilità di beva, il suo retrogusto dolce, la sua polpa, la sua
veste da vino comunque importante e ben costruito.
Che dire.. il signor Rolland
conosce bene i trucchetti per preparare una pozione "paracula", che,
"politicamente" può anche starci sui maroni, ma che alla fine beviamo
con grande piacere.
Gastronomicamente
trasversale, quindi classico abbinamento da rosso a 360°, anche se per l’Insoglio del
Cinghiale la morte sua non può che essere... il cinghiale… mi sembra fin troppo
facile… per il resto, visto che siamo sul
prodotto “piacione” abbinamento da “piace a tutti e fa un po’ figo”, il che
significa libro di Fabio Volo in mano e I-Pod con Lorenzo Jovanotti che se la
canta (se poi volete scadere nel nazional-popolare estremo, allora ascoltatevi
un the best di Vasco!).
Questo é un vino per chi
vuole andare sul sicuro, vuole bere bene, internazionale e se ne frega di
Mondovino.. per tutti gli altri che acquistano e vivono il vino con un
"minimo" di etica, beh avete altre centinaia di etichette molto più
territoriali, autoctone e affascinanti da scoprire. A voi la scelta.. per quanto mi riguarda
provato e archiviato... scontato ma piacevole...
Certo se vuoi conquistare una donzella meglio questo di un vino "vero?" che sa di stalla spacciato per "naturale?" e bioqulcosa l'unica verità che i presunti veri sono più digeribili. Quando bevi una Cocacola ( che ci sarà li dentro?)quanto cazzo è buona penso che ognuno debba bere quello che più gli piace.Non voglio polemizzare (ci pensano già su altri blog) mi sono avvicinato ai vini "veri" da circa tre anni ci sono buoni e cattivi come dall'altra sponda, perchè ognuno di noi ha un suo gusto e percorso personale di crescita Prosit continua a scrivere che ti seguiamo.Ciao Ivano
RispondiEliminagrazie Ivano.. con sempre più fatica continuo a scrivere.. ieri sera ho finito di smontare ad una festa alle 3 e alle 6.30 stamattina mi é suonata la sveglia... ma fino a quando sò, che qualcuno legge il blog in giro per il mondo... non posso smettere....
RispondiEliminaL'esempio della Coca Cola ci calza a pennello (l'avevo citata anch'io nel post come esempio ma poi ho cancellato..)e rende l'idea. Io che ho il poster del Che di fianco allo schermo del computer, quando compro qualcosa (tra cui anche il vino) qualche menata "etico-politica" me la tiro.. però bisogna essere onesti nell'ammettere se un vino si beve bene ed é buono, indipendentemente da chi lo produce. Certo non si può scindere il giudizio del prodotto finito da tutto il processo produttivo precedente, ma neanche influenzarlo in maniera netta o dastrica. Giustamente, meglio evitare le solite polemiche poco costruttive e soprattutto meglio non dividere mai tutto in buoni e cattivi. Troppe sfumature di colori nel mondo per tagliare con il falcione. Il mio personale percorso di crescita é alla fase "spugna" e forse lo sarà x sempre vista l'infinita quantità di bottiglie da provare!
Ciao Simone, giusto un paio di settimane fa passavo da Bolgheri e, per curiosità ho fatto visita a Guado al Melo.
RispondiEliminaNon che i vini della zona mi abbiano mai preso, visto anche i prezzi, ma questi mi sono piaciuti.
Prima di tutto, mi hanno fatto assaggiare tutto, senza dover pagare, come succede spesso da quelle parti.
Poi i vini hanno carattere.
Il loro vino di punta è di qualità elevata, ma anche il base non è male.
Mi è piaciuto l'Antillo, a maggioranza sangiovese e il Jassarte, blend di vitigni di origine caucasica non ben definiti.
Se ti dovesse capitare, ti consiglio la visita, oppure di assaggiare qualcosa.
Ciao.
Conosco i vini ma mai stato in cantina... sicuramnte una delle realtà più interessanti in quel di Bolgheri!
RispondiEliminaIn linea di massima mi trovo d'accordo. Un vino molto concentrato e con caratteristiche riconoscibili. Quasi un vino da meditazione per i miei gusti, un po' come Masseto.
RispondiEliminaBevuto oggi a pranzo, acquistato per caso dal mio "spacciatore" e poi trovato all'esselunga a circa 15 euro.
RispondiEliminaBé tenuto conto che l'ho pagato meno della metà è un buon bere, una di quelle bottiglie da tenere in casa quando inviti amici che amano vini facili, rotondi ed immediati :D
Concordo... é sicuramente una bella bevuta... adatta per una cena... poche sorprese, ma soddisfa... :-)
EliminaCiao Simo, ti seguo su Twitter e mi sposto sul tuo blog per le recensioni dirette, senza fronzoli e alla portata di tutti che posti. Mi occupo da circa un mese di organizzare la cantina nel posto di lavoro in cui opero, essendo appassionato e sommelier AIS (di cui non mi vanto, come tanti, e sai bene il perchè..). Quindi ho tra le mani il catalogo Heres con l'Insoglio in questione. Sto inserendo in carta anche vini naturali e di piccoli vignaioli ma sono e sarò costretto ad ordinare sicuramente anche quest'ultimo, visto il rapporto Q/P, visto che può venderlo anche mia nipotina e vista l'amicizia che lega il mio datore di lavoro (persona onestissima ma poco ferrata in campo enologico) e il fornitore con cui dovrò comunque collaborare. Concordo pienamente con le tue opinioni in linea perfetta con le mie, e avevo voglia di sfogarmi professionalmente perché la mia coscienza, in nome del posto di lavoro, deve fare a botte con queste realtà vinicole piatte e di massa. Ah, dimenticavo, sono Antonio, sono anche io un 76, sardo (di questo, invece, me ne vanto :))e vivo a Padova. Mi scuso per il romanzo e augurandoti buon lavoro e migliori degustazioni ti porgo i miei saluti.
Eliminaciao Antonio e buon lavoro...
Eliminail termine lavoratore purtroppo ingloba per almeno il 90% dei praticanti una dose più o meno grande di "vaselina"... tu almeno organizzi una cantina, che mi sembra già un bel mestiere.. e Padova é una gran bella città...
Se poi la tua vaselina si chiama "Insoglio del Cinghiale", beh.. non ti va così male... io ci metterei la firma!!
Come mi dice sempre il mio pusher, la verità é che il lavoro si basa su domanda-offerta e bla,bla,bla... quindi per starci dentro devi vendere anche queste tipologie di vini... i piccoli produttori, i biodinamici ecc... purtroppo sono conosciuti solo dagli appassionati e non muovono grandi volumi, quindi molti ristoratori o enotecari devono vendere anche i "soliti" noti per fare un po' di cassa...
Poi si sa'... é come nel rock'n'roll... i gruppi migliori non sono quelli vendono milioni di dischi!
Ciao