Siamo in Sardegna e quando si parla di un vino simbolo, che ha saputo segnare
la storia e il carattere di questa terra, non può non venire in mente la Vernaccia di Oristano.
Ultimo stappato per
Passaggi Etilici “FocuSardegna”... dopo avervi raccontato del nuovo corso
dell’enologia sarda, con quel pezzo da 90 del Terre Brune e quel eno-anarchico di Manca con il suo estremo Tanca Li Canti, facciamo un passo
indietro, tornando, se così si può dire, al vecchio corso, ovvero a quelle
cantine che hanno saputo affermarsi e scrivere la storia del vino sardo,
tramandando conoscenze e tradizioni antiche fino ai giorni nostri. Viticoltori,
che non hanno puntato sull’enologo di “grido” per valorizzare i vitigni e
produrre bottiglie importanti, nessuna svolta, ma solo la volontà di crescere
come azienda vitivinicola partendo da un punto fermo, il territorio, le sue uve e quelle
antiche tecniche di cantina, tramandate da generazioni da oltre un secolo.
Siamo in Sardegna e quando si parla di un vino simbolo, che ha saputo segnare
la storia e il carattere di questa terra, non può non venire in mente la Vernaccia di Oristano. Di origini antichissime e dalle caratteristiche particolari, amata e bevuta fino agli anni 80, oggi é un vino culto, che merita l'attenzione degli eno-appassionati. Come abbiamo detto in quel periodo, l'attenzione si é spostata sui vini dal taglio più moderno ed internazionale, così vini storici ed "old style" come la Vernaccia hanno subito un notevole calo di vendite e "fama". Ci troviamo in provincia di Oristano, nella Bassa Valle del Tirso, dove sorgono le tipiche vigne ad alberello, che traggono benefici da questi terreni alluvionali. La particolare caratteristica di questo vino sta soprattutto nel suo lungo invecchiamento per mezzo di lieviti flor, un po' come avviene per lo Sherry nel sud della Spagna.
Andiamo a scoprire questo vino "culto" (primo vino ad aver ottenuto la DOC in Sardegna), assaggiandone la versione dell'azienda vinicola Attilio Contini, uno dei più importanti e storici produttori di Vernaccia. Fondata nel lontano 1898 da Salvatore Contini, la cantina di Cabras si é subito distinta per la produzione di vini ricavati dalle autoctone uve locali, Vernaccia di Oristano in primis, ma anche del Nieddera, altro autoctono vitigno a bacca rossa. Fino agli anni 80 questi vini hanno fatto la fortuna di Attilio Contini, che successivamente ha ampliato la cantina e la produzione, acquisendo altri vitigni più diffusi e commercialmente appetibili come il Vermentino e il Cannonau. Ad oggi la bellezza di 70ha vitati e 800.000 bottiglie prodotte, quantità industriali certo, ma i vitigni autoctoni che hanno segnato la storia dell'azienda, rivestono ancora un ruolo "principe" e il nome di Attilio Contini é indelebilmente legato a questo vino unico al mondo, che viene ancora prodotto nel segno della tradizione.
I 15 ettari di vigne più vecchie ad alberello sono dedicate alla Vernaccia, con rese piuttosto basse che si aggirano sui 30-40 ql/ha. Il vino che stappo oggi, é dell'annata 2002, quindi il più giovane, ultima annata in commercio, a dimostrazione di quanto sia lunga la fase di invecchiamento che dura ben 10 anni in botti di rovere e castagno. Ovviamente uva 100% Vernaccia, con vinificazione in bianco, spremitura soffice e fermentazione a temperatura controllata. La particolarità come scritto sopra é data dai lieviti flor, ovvero il riempimento parziale delle botti (circa 80%), per lasciare una parte di ossigeno che a contatto con la superficie del vino, forma un velo di lievito "fiore". E' proprio questo strato, tanto più é fitto e spesso, a delineare le qualità e le caratteristiche organolettiche della Vernaccia. Una specie di "tappo" che va a salvaguardare le caratteristiche del vino sottostante, fino a quando raggiunto un certo peso, il lievito va a depositarsi sul fondo della botte.
Da questa tecnica ne deriva un vino dal color ambra, la cui consistenza ricorda i vini passiti, ma più fluido, pulito e dinamico, piuttosto brillante e vivo. All'olfatto dimostra fin da subito alcune caratteristiche marcate di grande fascino e impatto. Ha buona persistenza e una bella intensità, sprigiona pungente calore grazie alla sua alcolicità (16%vol.) e alle particolari caratteristiche ossidative che lo impreziosiscono ed esaltano un bouquet molto particolare, dove primeggiano le note di nocciole tostate, mandorle amare, amaretto, frutta secca, nespole, canditi. Davvero eccellente e coinvolgente. E' proprio un piacere perdersi con il naso dentro il bicchiere. Anche la beva é entusiasmante... per prima cosa, pur ricordando un vino liquoroso, si beve con una certa disinvoltura. L'elevata gradazione alcolica non appesantisce la beva e una "fresca" acidità snellisce il tutto. Il retrogusto amarognolo richiama i sentori olfattivi avvertiti al naso e il palato ne rimane a lungo avvolto. Sublime.
Un vino non facilmente "inquadrabile", ma di grande fascino. Se mi passate il paragone (un po' estremo e provinciale)... quasi una versione vinosa del nostrano Amaretto di Saronno... ecco profumi e retrogusto un po' me l'hanno ricordato!! Proprio per queste sue caratteristiche consiglio il suo abbinamento con
dolci secchi, ancora meglio se si trattano degli ottimi dolcetti sardi
fatti con la pasta di mandorle. E mi racconmando, visto che qui si parla di Flor... non abbinateci quella tamarrata di On the Floor della Jennifer Lopez!
Insomma un vino ottimo oltre che particolare, snobbato negli ultimi anni, ma che ha sempre saputo tener fede alla sua tradizione, senza mai svendersi o scendere a compromessi. E questo ci fa piacere anche "affettivamente" la Vernaccia di Oristano, uno dei quei film, che almeno una volta nella vita merita di essere visto. Aggiungeteci anche che potete trovarla a 17euro, non una cifra elevata considerando l'importanza della bottiglia e che si tratta di un vino del 2002, affinato per ben 10 anni in botte... quindi con costi di produzione abbastanza impegnativi.
Il più convincente assaggio di questo focuSardegna.. gusto, tradizione, espressività territoriale... rivalutiamo la Vernaccia di Oristano...
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