giovedì 20 febbraio 2014

BARBARESCO 2007 - D.O.C.G. - Produttori del Barbaresco

Barbaresco e il Barbaresco non sarebbero quello che sono oggi senza i Produttori... nessuno riesce a racchiudere ed esprimere la storia di questo vino e del suo territorio come loro. Basta uno sguardo alla sua bellissima etichetta "vintage",  per capire che questo é il Barbaresco definitivo... 


Ho trovato la quadra, la bottiglia definitiva, non la migliore della mia vita in senso assoluto, ci mancherebbe, ma quella che può mettere tutti d'accordo, me compreso, senza alcuna possibilità di discussione. I Produttori del Barbaresco sembrano scalfire il tempo, un marchio di fabbrica, una garanzia, un'isola felice per ogni eno-invasato... più passa il tempo e più assume valore ed importanza il ruolo di questa cantina "mitica", e non mi riferisco solo alla costante qualità dei vini proposti.

Barbaresco e il Barbaresco non sarebbero quello che sono oggi senza i Produttori. Tra tante blasonate bottiglie e tanti bravi vignaioli che lavorano i pregiati filari di queste terre, nessuno riesce a racchiudere ed esprimere la storia di questo vino e del suo territorio come una bottiglia di Barbaresco dei Produttori. Basta uno sguardo alla sua etichetta "vintage", (una delle più belle in circolazione secondo me), per capire che questo é il Barbaresco definitivo... uno stile apparentemente old style, che racchiude l'essenza classica di questo vino, di questo borgo e di tutte quelle persone che lavorano per portare sulle nostre tavole questa eccellenza del made in Italy. Se vuoi conoscere Barbaresco e i suoi vini, devi partire dalla torre medioevale in centro paese, dove tutto ebbe inizio, scolarti una bottiglia di Barbaresco e ammirare quell'anfiteatro di vigne che si apre sotto i tuoi piedi.

Sono molteplici le questioni che mi spingono a sostenere e onorare questa bottiglia, per affermare che il sottoscritto nutre profondo rispetto per questa storica realtà vitivinicola di Langa. Lo so cari appassionati che vi state scaldando... che "dissentite" da queste mie affermazioni, già vi sento tirar fuori decine e decine di nomi di produttori e vini langaroli che ritenete "migliori", e che snobbate la "mediocrità" di questo Barbaresco per voi dozzinale merce da supermercato... siamo un paese di "allenatori" e ognuno ha i suoi preferiti... penso anch'io che un Asili di Giacosa o un Pajè di Roagna (giusto per fare un paio di nomi) sverniciano tutte le bottiglie dei Produttori messe insieme, ma non é questo il punto... ho sempre pensato che non ha senso giudicare un vino solo organoletticamente... altrimenti (giusto per fare un esempio) non avrei inserito il Chianti di Pacina tra i migliori stappati del 2013, rustica bottiglia da 10 euro che per molti sommelier può valere quanto un due di picche nella briscola, ma no per me, visto che questo vino ha molte cosa di dire...

Sarà il vino a farmi parlare (o il mio lato eretico), ma non c'è niente di più bello che arrivare in un paese in cui si vive di vino.... parcheggiare in centro e vedere un via vai di auto e persone del posto che non stanno entrando in chiesa, ma in una bella cantina sociale. Non serve appuntamento, suonare il campanello e sentirsi in soggezione, qui si va a comprare il vino come si va al mercato a fare la spesa. Qualcuno può obbiettare che le cantine sociali sono spesso i luoghi dove si fa scorta di vino in dame da 5 litri, bag in box o cartoni da 6, basso costo e scarsa qualità. Vero, ma le cantine sociali non sono più quelle di una volta, la qualità con pochi euro in più la puoi trovare anche qui e soprattutto rivestono un ruolo importante nel creare un contatto diretto tra i conferitori e consumatori, un ruolo anche sociale, un vino per tutti che si smarca dalle lussuose enoteche di città e si riprende il suo posto al centro della tavola ogni santissimo giorno.

I Produttori del Barbaresco hanno trovato la quadra e il loro Barbaresco classico ne é diventato il vino simbolo. Prendete una delle molteplici cooperative sociale disseminate sul territorio italiano ed immergetela in una delle aree a più alta vocazione vitivinicola che abbiamo in Italia... un mix che gestito con intelligenza può dare risultati importanti, come vini di qualità alla portata di tutti, qualità applicata al consumo massivo ok, poco importa se di questo Barbaresco base ne sono state prodotte 280.000 bottiglie e le potete acquistare anche al supermercato... dietro c'è la valorizzazione di un intero territorio, inserendosi nel suo tessuto sociale e nella sua storia, il che significa fare cultura e dare lavoro...

La storia ci porta indietro nel tempo, fino al 1894, anno di nascita del Barbaresco, quando Domizio Cavazza, creò le "Cantine Sociali di Barbaresco" per la "produzione di vini di lusso e da pasto" (e già questa definizione la dice lunga), riunendo attorno a sé nove tra agricoltori e produttori, che iniziarono a vinificare e denominare il vino con il nome del paese stesso. Chiusa in epoca fascista, bisognerà attendere il 1958, quando l'allora parroco di Barbaresco, Don Fiorino, rifacendosi a quella tradizione, riunì diciannove agricoltori e fondò la "Produttori del Barbaresco", che oggi può vantare numeri importanti grazie ad oltre 50 soci conferitori e 500.000 bottiglie prodotte. Aldo Vacca é il grande capo di questa cooperativa, che propone un Barbaresco base di buona qualità, oltre a valorizzare gli appezzamenti migliori attraverso la produzione di ben nove cru. C'è quindi la giusta attenzione e complicità tra i soci, che conferiscono tutte le loro uve alla cantina sociale, che stabilisce regole precise anche in merito ai prodotti da utilizzare per i trattamenti in vigna.

Oggi ho così stappato il loro Barbaresco Classico annata 2007.... e vi dico subito che é una di quelle bottiglie da non perdere se vi capita sotto mano. Per prima cosa sappiate che i Produttori oltre alla base producono anche la versione riserva, ma solo quando le uve ad essa destinate sono ritenute idonee. Ben venga quindi che nel 2007 la riserva non sia stata prodotta, così le uve di qualità superiore sono andate a formare la versione base, regalandoci così un vino qualitativamente eccellente, per un prezzo decisamente onesto che si aggira sulle 20 euro. Per produrre questo vino si utilizzano uve Nebbiolo al 100%, fermentazione in acciaio a 30° e 28 giorni sulle bucce con rimontaggi giornalieri. L'affinamento di 24 mesi avviene esclusivamente in botti grandi di rovere. Annata definita dagli stessi Produttori "quasi" perfetta.

Rosso granato vivo, con unghia che tende all’aranciato, pulito e piuttosto snello, avvolge l’interno del bicchiere con una sottile pellicola trasparente a causa della sua alta componente alcolica (14.5%vol). Molto bello da vedere… nebbioleggia con eleganza. Naso piuttosto potente e affilato, quasi esplosivo, inizialmente (nonostante la boccia aperta da quasi 2 ore) la componente alcolica sovrasta  un bouquet semplice ma assai piacevole, composto da piccoli frutti rossi sotto spirito, spezie piccanti e accenni di rosa e violette. Didascalico e senza grandi sfaccettature, non è uno di quei vini dove devi picchiare il naso dentro il bicchiere in continuazione per cercare di definire quel profumo particolare o immergerti nella sua complessità… questo è Barbaresco tradizionale e questi sono i profumi che ti aspetti da un Nebbiolo da Barbaresco classico.. é l'A-B-C, un cavallo su cui scommettere a colpo sicuro.. perché già sai che non ti deluderà. Struttura e persistenza non gli mancano, anche se non lunghissimo, piacevole e appagante con trama tannica importante ma mai aggressiva, ben bilanciata da una venatura acida che rinfresca e snellisce il sorso. Se il Barbaresco rappresenta il lato femminile del Nebbiolo (almeno rispetto al più masculo Barolo)... questa bottiglia ne é la conferma.

Ecco perché ho definito questa bottiglia "definitiva", é un pezzo di storia, é l'espressione più classica e popolare del Barbaresco, é prodotto con le uve dei suoi contadini, ne rappresenta il territorio, ed é forse il vino con il miglior rapporto qualità/prezzo che ci sia in commercio. Un otimo vino di cui tutti possono godere.. un bel lusso di questi tempi... e per questo condivido il meritato titolo di "vino slow" conferito da Slow Wine per questa annata. Se siete bevitori da GDO non fatevelo scappare, decisamente il miglior Barbaresco che potete trovare insieme a quel Sori Burdin di Fontanabianca che ultimamente si aggira tra gli scaffali per una cifra simile (ma in questo caso parliamo di un vino più austero e figlio di affinamento in barriques, quindi meno tradizionalista, anche se molto interessante)... non fatevi ingannare dai bassi prezzi... molte altre versioni da 12-13 euro non hanno nulla da dire... fate uno sforzo... aggiungeteci qualche monetina e portatevi a casa questa versione dei Produttori... Non sono poi molte le grandi cantine che possono usare il termine "coerenza" come i Produttori di Barbaresco!!

P.S. A proposito di ottimi Barbaresco dal rapporto qualità/prezzo più che convincente, sulle stesse cifre o pochi euri in più, consiglio per chi non l'avesse mai provata la versione di Rizzi.

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