Il pranzo della domenica in famiglia si trasforma in post, non tanto per
raccontarvi la preparazione dei pici al
ragù di coniglio (piatto che mi ha dato soddisfazioni e se questo fosse un blog di cucina vi avrei svelato la ricetta...), ma per scrivere del "Palazzotto" portato da Vera ed Andrea, che
senza indugi abbiamo stappato e tracannato.
Il vino in questione è prodotto da
Maculan, storica cantina di Breganze, ed è la terza volta che mi ritrovo a postare un loro vino, dopo il Cabernet (un ottimo vino quotidiano) e ovviamente il Torcolato, il vitigno simbolo di queste zone. Per chi non lo
sapesse Breganze si trovo a nord di Vicenza, sulle prime colline che si
incontrano in direzione Altopiano di Asiago. Non mi dilungo più di tanto sull'importanza del ruolo che la famiglia Maculan ha avuto su questo territorio e che tutt'ora riveste anche a livello nazionale (ma é nome conosciuto anche all'estero), in virtù di una selezione di vini di indiscusso valore, che trova (a mio modesto parere) il suo apice nell'interessantissima gamma di vini "da meditazione". Vi
rimando quindi ai precedenti post, se andate cercando informazioni su Maculan, che rimane una delle più interessanti realtà tra i grandi produttori, con ottimo rapporto tra qualità, quantità e prezzi di vendita, con bottiglie interessanti rimediabili anche presso la G.D.O.
Vado
direttamente allo stappato… allora… Palazzotto 2007, ovvero Cabernet Sauvignon in purezza, con fermentazioni in acciaio (8 giorni di macerazione) e affinato per un anno in barrique di rovere francese, metà nuove e metà di secondo passaggio.
Rosso rubino intenso e scuro ma piuttosto brillante, impenetrabile e concentrato. Naso
complessivamente piacevole, non stupisce per originalità ma per precisione stilistica, con sensazioni olfattive piuttosto nette e pulite. L’alcool (14.5%vol.) punge le narici
e scalda un bouquet che gioca su un frutto pieno e scuro a braccetto
con note di cacao e liquirizia, ma anche caffè tostato e tabacco. Vino
materico, pieno e polposo, corposo, tannino
importante ma ben levigato dall'affinamento in barrique che ne smussa il carattere, finale a tinte scure di bella persistenza e profondità.
Ha il
pregio di “non mollare mai”, mantenendo una buona tensione gustativa, nonostante
un’acidità poco marcata. Organoletticamente il vino non sorprende, nel senso che esprime esattamente
quello che ci si aspetta da un Cabernet di queste zone, polpa e sostanza, potenza e persistenza, un'armatura importante che non appesantisce grazie ad un bel equilibrio, che rende la beva piacevole anche per chi predilige vini più snelli e sgrassati.
Chiamiamolo vino "grunge" per il suo stile 90′s, comunque... gusti a parte... un buon vino rimane un buon vino (tre bicchieri nel 2006) e questo lo é... decisamente più complesso e strutturato rispetto al Cabernet base assaggiato in precedenza. Essendo "il vino degli ospiti" non ne conosco il prezzo, ma su internet viaggia ad un prezzo medio di 15 euro.
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