mercoledì 10 settembre 2014

Il GRK di Korcula, l'autoctono garagista di Bartul Cebalo e Zoran Cebalo-Popic


Quel che resta oltre alla buona bevuta, è il fascino che ammalia ogni eno-appassionato di fronte a questi vini mai conosciuti prima, 40 ettari di vigneti incontaminati che potete trovare qui e solo qui.
 
Eccomi alla seconda puntata della serie “Eno-racconti vacanzieri”, ovvero stappo-bevo-racconto i vini che ho acquistato durante il mio tour estivo ad est dell’adriatico. Archiviata la Zilavka, vino autoctono della Bosnia-Erzegovina, mi sposto alla ricerca di un tipico vino croato. Mi è bastata una piccola ricerca su Google per capire che il sud della Dalmazia era praticamente imperdibile per svariati motivi, eno-gastronomia compresa…  Provenendo dall’Herzegovina tappa obbligatoria a Dubrovnik, per poi risalire 120km direzione nord, attraversare la penisola di  Peljesac  e traghettare in quella che sembra un suo naturale prolungamento tagliato dal mare, ovvero l’isola di Korcula. 

La bellezza paesaggistica di questi luoghi non si discute, così come la trasparenza delle sue acque, difficile pensare che siamo pur sempre sul mare Adriatico… turismo italico non di massa... perché il grosso si ferma in Istria e sulle isole più rinomate, e poi ci sono alcune chicche eno-gastronomiche  interessanti. Qui infatti non solo si allevano le ostriche (che potete gustare direttamente lungo la strada), ma si trovano anche due uve  autoctone tra le più interessanti dell’intera Croazia… lo storico GRK, vino bianco, figlio di una minuta produzione super-garagista dell’isola di Korcula (che vado a stappare oggi) e il Plavac Mali, vitigno tipico della penisola di Peljesac da cui si ricavano i migliori rossi riserva… (che sarà l’argomento del terzo post sui vini delle vacanze).

Concentriamoci quindi sul GRK… vitigno a bacca bianca piuttosto particolare che si trova solo sull’isola di Korcula, precisamente nel piccolo comune di Lumbarda, che si affaccia sul mare ad est dell'isola. Le vigne e le relative cantine produttrici di GRK si trovano proprio nel cuore del paese, la strada principale attraversa i vigneti situati a pochi metri dal mare, una collinetta dolce con piante piuttosto disordinate (non pensate ai classici filari perfettamente allineati) che arrivano fino a bordo della strada sostenute da muretti a secco. Qui è un po' un miscuglio di viti vecchie pre-fillossera allevate ad alberello ed altre più giovani… alcune piante sono quasi invisibili, superate dall’erba spontanea che cresce attorno, altre invece risaltano a cospetto di un terreno rossastro sabbioso e secco. Come mi spigheranno i produttori, nei piccoli vigneti (meno di un ettaro per cantina) sono anche mischiate le piante a bacca bianca (il GRK) e quelle a bacca rossa (il Plavac Mali).  Una confusione controllata, in quanto il mix di piante (un filare di Plavac Mali, ogni 3/4 di GRK) serve a favorire l'impollinazione del GRK (solo fiori femmina che non possono autoimpollinarsi).

In tutto sono solo 7 le cantine a conduzione familiare produttrici di GRK, per un totale di 20.000 bottiglie o poco più..  Insomma se volete provare questa chicca garagista,  dovete recarvi direttamente dai produttori di Lumbarda, o eventualmente rivolgervi a qualche ristorante di livello o enoteca ben fornita delle principali città croate, tipo Spalato o Dubrovnik (ma occhio perché ve lo fanno strapagare). Quindi date retta a me... venite al mare qui e fatevi un bel giro cantine che ne vale la pena.
Prima di arrivare alla piccola chiesetta situata al centro di quest’area vitata, sulla destra noto una strada in leggera salita che taglia i vigneti e un cartello con la scritta konoba, che in croato è il corrispettivo di cantina… imbocco la strada  speranzoso di poter essere accolto e poter finalmente assaggiare il GRK… arrivo, parcheggio e mi ritrovo due abitazioni una accanto all’altra con un garage e un cortile, se non fosse per il cartello all'ingresso difficile immaginarsi li una cantina… Ma così é… davanti a me la Popic vinarija… alla mia destra quella di Bartul Cebalo, ai loro piedi il pendio con i vigneti…

Le due cantine vicine di casa, sono una lo specchio dell'altra... poco più di un garage dove svolgere tutte le attività produttive… una cisterna di acciaio per il bianco, un paio di barriques per i rossi, un po’ di bottiglie accatastate, un paio di macchinari e fine della storia. All'esterno un piccolo cortile per le operazioni di carico/scarico, lavaggio ecc... ed una bellissima pergola con tavolo e sedie per gustarsi il vino mentre si scrutano i vigneti, il mare e il borgo di Lumbarda. Piccolo ma grazioso, curato e ben pulito.
Nonostante sia ora di pranzo, sono il ben venuto da entrambi i produttori... la produzione è identica... il GRK è il vino di punta, fa solo acciaio, e l'uva viene vendemmiata appena é pronta, per evitare eccessi di maturazione, ed è da bersi giovane nell'arco di 2/3 anni. Poi c'è il rosso, il Plavac (decisamente meno interessante), che affina un anno in barriques usate e risulta piuttosto didascalico. Ognuna di queste cantine produce in totale dalle 5000 alle 7000 bottiglie l’anno. Assaggio tutto, ringrazio e come sempre (anche per ricambiare la gentilezza) mi porto a casa un paio di bottiglie per cantina che ora vado a stappare.
 
Cantine una attaccata all'altra, vigneti che quasi si confondono, vinificazioni e affinamenti uguali, stessa gradazione alcolica... insomma cambia solo l'etichetta, perché anche le differenze nel bicchiere sono impercettibili. A sentire i produttori, ovvero vino giovane da bere fresco, mi sarei aspettato un bianco più beverino, magari complesso ma fine ed elegante, invece il GRK dimostra da subito il suo carattere mediterraneo, marino ed estivo... quasi a ricordare i nostrani bianchi del sud. Si tratta di un vino di color giallo carico, con riflessi dorati... piuttosto velato e leggermente intorbidito (si osservano dei residui nella bottiglia di Popic). 

Naso per nulla timido, spigliato e pungente se ne apprezzano sia le note di frutta gialla matura, sia quelle più amarognole che ricordano la macchia mediterranea... non solo gli aromi (salvia, timo, alloro), ma anche il profumo del pino marittimo, senza dimenticare la pungente salinità portata dal mare. Al palato è pieno e vigoroso, la beva piuttosto impegnativa e decisamente poco snella. C'è un eccesso di "bananizzazione" per i miei gusti, anche se a primeggiare oltre ad un' alcolicità viva (14%vol), sono le acidule note del lime e della scorza di limone, oltre ad una vena sapido-minerale piuttosto pungente, che conferisce acidità e allungo, lasciando, dopo un ingresso "maturo e grassottello", una piacevole sensazione amarognola.

Un vino non originalissimo e nemmeno buonissimo (ma qui entriamo sul personale), complesso si, ma con poca finezza, che sfoggia come valore aggiunto una storia e una tradizione unica, che lo rendono con la sua micro produzione handmade, una chicca da preservare, oltre che una perla di artigianalità e unicità. Le 100 kune investite (circa 13euro) per ogni bottiglia, sono spese con piacere, ma le 230 kune richieste da un enotecaro di Trogir, sono veramente un eccesso, anche per un vino così raro al di fuori del comune di Lumbarda.

Quel che resta oltre alla buona bevuta, è il fascino che ammalia ogni eno-appassionato di fronte a questi vini mai conosciuti prima, 40 ettari di vigneti incontaminati che potete trovare qui e solo qui.

2 commenti:

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