Peljesac, penisola di sole, mare, terreni arido-rocciosi e viti ad alberello di Plavac Mali, il bacca rossa della Dalmazia...
Anziché abbandonarli per un po’ in cantina (come avrei
dovuto fare, soprattutto per il vino di oggi), ho preferito stapparli in serie
per poterli assaggiare e raccontare in questo ciclo di 4 post sul bottino delle vacanze. Oggi, alla terza puntata, finalmente parliamo di vino rosso “from Croazia”, e
per farlo devo lasciare l’isola di Korcula e il suo GRK, traghettare e
attraversare la penisola di Peljesac fino al piccolo borgo di Ston.
I
gusti sono soggettivi, ma se non siete solo ed esclusivamente “tipi da
spiaggia”, questo è uno dei posti più belli della Croazia. Per prima cosa
sappiate che la penisola di Peljesac si trova nel sud della Dalmazia… e indicativamente inizia dal comune di Ston, una sessantina di chilometri a nord
di Dubrovnik. Osservando la penisola sulla mappa si nota come la parte iniziale
è parallela alla costa, conseguentemente il mare sul lato est, mi ricorda il nostrano lago Maggiore… una lingua di
acqua salata incastonata tra la costa e la penisola. Quindi?? Prima chicca… questo è il
luogo ideale per allevare le ostriche, numerosi sono gli allevamenti e lungo la
strada noterete delle casette di legno con cartellonistica handmade… fate una
sosta e rilassatevi, li troverete ad attendervi un bicchiere di vino bianco e
delle ostriche superfresche. Sempre a Ston tra l’altro, potete visitare le saline (le più
antiche del Mediterraneo) e le mura medioevali, che dislocate sulla montagna sovrastante,
ricordano una versione “corta” della Grande Muraglia.
Tagliando la penisola in
direzione nord, vi si aprirà un paesaggio rurale di grande bellezza… tra scorci tipicamente mediterranei, con la costa
a strapiombo sul mare blu e vigneti ad alberello aggrappati su pendii rocciosi… Questa è la terra del Plavac Mali, la più importante uva rossa croata, da cui
si ricavano i vini più prestigiosi. Sono decine e decine le “konobe” (cantine)
che incontrerete lungo la strada, alcuni hanno anche dei veri e propri
negozietti o wine shop, per favorire la vendita e la degustazione dei propri
prodotti (vino in primis, ma anche olio e rakia) ai numerosi turisti che
attraversano la penisola durante i mesi estivi.
E allora di Plavac Mali vi scrivo e dei suoi caratteristici grappoli bluastri (ho qualche dubbio ma se non ricordo male il significato di Plavac Mali é piccolo e blu.. come i suoi acini...). Il vitigno così chiamato, deriva dallo stesso ceppo del nostrano Primitivo e dello
Zinfandel, e devo ammettere che dopo l'assaggio non ci sono dubbi sulle sue origine.
Detto questo, proprio mentre passeggiavo per le vie di Ston, incontro questo wine shop e il suo gentile proprietario... entro, ed essendo gli unici avventori presenti, possiamo dilungarci in chiacchere e degustare i suoi vini con calma. Cantina piccola a conduzione familiare, che ha nel Plavac Mali riserva il suo vino di punta, realizzato con le uve di un vigneto ad alberello con oltre 50 anni di età, allevato su pendii di origine carsica, esposti al caldo sole estivo e alla ventilazione (a volte da nord est, ma a volte anche scirocco da sud) e da una brezza marina, che asciuga l'umidità. Tutte le fasi produttive avvengono nel segno dell'artigianalità e della manualità.. anche volendo, è impossibile pensare di meccanizzare i lavori in vigna. Una cosa è certa, alcuni vigneti osservati, compreso quello da cui si ricava questo vino, sono indiscutibilmente amanti della sofferenza... un incanto da vedere, ma clima, suolo e pendenze sono veramente estreme.
Saluto ringrazio e mi porto via le due bottiglie di Plavac più importanti che produce, un 2007 (che regalerò ad un amico) e il Grand Cru del 2009, il Gaspar, che vado a stappare (150 kune il prezzo, 20 euro circa ). Il processo produttivo é piuttosto semplice, a partire dalla raccolta manuale appena le uve raggiungono un'adeguata maturazione (mai eccessiva), lieviti indigeni e affinamento in barriques usate. Il proprietario mi assicura che non viene utilizzata chimica nei vigneti. Il clima caldo e la tipologia di uva ricca di zuccheri, generano vini dalle gradazioni alcoliche sostenute, questo 2009 ad esempio, arriva al 15.5%vol. Mentre in molti amano alzare la gradazione dei propri vini, qui a Peljesac, si ha il problema opposto.
Nel bicchiere nessuna sorpresa, ma con buona soddisfazione alla beva, perché il vino è ben fatto e si lascia amare. Scuro e con buona concentrazione, è vestito di un granato notturno, impenetrabile. Naso molto invitante, persistenza e spinta alcolica non mancano, a sostegno di un bouquet non originalissimo ma complesso ed articolari, tra i richiami più scontati del frutto nero maturo, note di spezie dolci e piccanti, leggero sentore di vaniglia e soprattutto una nuance terrosa che conferisce un tocco di rusticità al naso e ne esalterà soprattutto il sorso... Caldo e avvolgente con tannino importante ma ben delineato. Vino stilisticamente ben fatto, non eccede ne in tecnicismi ne in ruffianaggine, mantenendo il sorso carico e teso, piuttosto intrigante grazie ad un tocco rustico che lo mantengono interessante fino all'ultimo bicchiere, senza dimenticare una dolcezza sudista. Il finale decisamente lungo si inabissa lentamente, per un vino che sa essere notturno e rustico come il suo terreno arso e roccioso, ma al contempo solare e corposo come il suo clima mediterraneo ed estivo.
Non ho un grande background su questa tipologia di vini... difficilmente, per questione di gusto personale li acquisto, ma devo ammettere che nonostante la gradazione alcolica elevata, sono riuscito a finire la bottiglia senza fatica e con gran piacere gustativo. Sicuramente ricorda i nostri migliori Primitivi, risultando quindi un vino che può piacere a molti... a me mi ha ricordato anche un po' alcuni vini della Roija...
Che altro posso dirvi... 20 euro li vale... quindi se passate da Ston... e volete portarvi a casa una buona bevuta... il Gaspar sa essere convincente...
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