Il Tocai 140 mesi de I Clivi... la "naturale" classe di un vino con la stoffa del campione...
Durante una delle poche giornate assolate di questa estate uggiosa (almeno qui al nord), mi sono recato per un paio di giorni a girovagar nel Collio, in transito direzione ex Jugoslavia. Quando é stato il momento di scegliere a quale porta (o meglio cantina) andare a bussare non ho avuto dubbi... Sono così riuscito a prendere appuntamento con Ferdinando Zanusso de I Clivi, e mi sono immerso in uno spettacolare anfiteatro di vigneti in località Gramogliano a Corno di Rosazzo, una manciata di chilometri a nord di Cormons, considerata la capitale enologica del Collio. Ho così passato un paio d'ore con Ferdinando sotto il portico della sua bella cascina ristrutturata, situata sopra la cantina e soprattutto in cima ad una collina da cui si gode una delle più belle viste della zona.
Con il senno di poi sono contento della scelta fatta... ed il primo motivo a farmelo pensare sono proprio i vigneti... in due giorni su e giù tra Italia e Slovenia ho avuto modo di osservare splendidi vigneti di collina, ma anche vigneti di pianura che si perdono all'orizzonte, immensi, e soprattutto in questa annata difficile, un continuo via vai di trattori tra i filari a spruzzare porzioni magiche, con vigneti completamente diserbati, dove é impossibile trovare un solo filo d'erba.
Qui dai Zanusso (Ferdinando gestisce l'azienda agricola insieme al figlio Mario, purtroppo non presente) le vigne emozionano... condotte a regime biologico, sono rigogliose di erba e vegetazione, raggiungono i 60-70 anni di età e possono essere accudite solo manualmente. Una parte di esse (tocai, ribolla, verduzzo, malvasia, merlot) per 8 ettari in totale, sono situate intorno alla cantina, mentre altri 4 ettari sono a pochi chilometri di distanza, "dietro quella collina che si vede all'orizzonte" mi dice Ferdinando. Il che significa parte nei Colli Orientali del Friuli e parte nel Collio Goriziano (seguirà chiacchierata sulle questioni amministrative e burocratiche che sembrano essere il coltello nella piaga di ogni vignaiolo..).
Capelli e barba bianchi, occhi azzurri vispi, all'aspetto più "lupo di mare" in congedo che vignaiolo, Ferdinando mi racconta la sua storia, da semplice appassionato a vignaiolo, quando nel '94 decide di stabilirsi in Friuli, terra natia della moglie, acquistando cascina e vigneti. Le sue idee sono semplici ma chiare e con un unico fine... fare vini bevibili e senza forzature, in grado di esprimere il vitigno e il terroir di provenienza. Quindi nessuna ideologia o filosofia "vinnaturista" alla base, ma la volontà di agire "naturalmente" per ottenere grandi vini di territorio... Quindi vecchie vigne autoctone, rese basse (20/30 ql/ha), zero chimica, nessuna irrigazione, potature corte, inerbimento spontaneo... insomma ottenere la qualità massima da un territorio ad altissima vocazione vitivinicola (giustamente Ferdinando sottolinea l'importanza del terreno, il famoso flysch, un multistrato di marne e arenarie eoceniche). Con un frutto di partenza di così alto livello, gli interventi in cantina sono ridotti al minimo indispensabile, attraverso procedimenti lenti e mai invasivi. I vini fermentano sui propri lieviti e fanno solo acciaio (per Ferdinando é il miglior contenitore per il vino perché non ne altera le caratteristiche). Soprattutto (essendo in Friuli é giusto sottolinearlo) niente bianchi macerati. Piccole presse, fermentazioni a basse temperature, nessuna filtrtura, chiarifiche per sedimentazione, imbottigliamento manuale e per gravità. Circa tre anni dalla vendemmia prima della commercializzazione. Vini buoni ed espressivi, ma anche belli da vedere, puliti, eleganti e con gradazioni alcoliche contenute. Circa 35.000 bottiglie in tutto.
Non mi dilungo troppo così avrò altro da raccontarvi quando stapperò e vi racconterò gli altri vini de I Clivi che mi sono portato a casa. Nonostante mi piace sempre partire dai così detti vini "quotidiani", preso dall'entusiasmo ho deciso (anche perché smanettando su Google mi sembra che nessuno ne abbia ancora parlato) di stappare per primo il Brazan 2001 "special edition"... I tredici anni di vita già vi fanno capire che si tratta di una tiratura limitata piuttosto particolare.
Il Brazan prende il nome dal vigneto di provenienza situato sul versante sud del Monte Quarin a Brazzano. Zona umida e più fredda, con forti escursioni termiche, ed un'esposizione sud, sud-est, verso il golfo di Trieste che soffia sul vigneto le sue brezze marine. Il vino é un Friulano (ex Tocai) con aggiunta di Malvasia e viene vinificato in acciaio. Fermentato sui propri lieviti, svolge fermentazione malolattica spontanea e affinato per 2 anni sulle sue fecce fini in acciaio e per 1 anno in bottiglia niente legno, nessuna filtrazione, niente macerazione. Questo é il processo produttivo del Brazan "classico", mentre per questa riserva speciale del 2001 che vado a stappare, la fase di affinamento é prolungata a ben 140 mesi. Il che mi incuriosisce molto.
Peccato
aver scoperto questo vino solo durante i saluti, mentre Ferdinando mi elencava
i vini che mi aveva messo nella scatola, avrei sicuramente chiesto
delucidazioni in merito... non so quindi se si tratta di un esperimento o di
una scelta ponderata, non posso nemmeno dirvi se questa riserva speciale avrà un
seguito anche nelle annate successive al 2001... posso però raccontarvi come é
andata la bevuta...
Il
Brazan 2001 si presenta carico di un giallo intenso color oro. Brillante e pulito, al
primo impatto, visivamente mi ricorda certi bianchi “tropicalisti”. Poi infilo
il naso nel bicchiere, in continuazione... operazione che ripeterò
prima di ogni sorso, fino all’ultimo bicchiere. E’ troppa la curiosità
esplorativa nei confronti di questo calidoscopico e mutante Friulano. Fin da
subito è chiaro che i frutti esotici non sono tipici del Friuli, grazie al
cielo, il resto è un viaggio senza meta… Persistente e lungo, complesso, varietale, ricco
di suggestioni mutanti e in continua progressione. Tridimensionale. Un leggero fondo amarognolo che intriga... idrocarburi, agrumi come il pompelmo
con il suo dolce/amaro, erbe officinale, sottobosco, un mazzo di fiori
selvatici, camomilla, lavanda, sbuffi minerali, sapidità… mai scontato ognuno
può trovarci del suo e rendervi l'idea a parole é davvero complesso. Mai un
accenno di resa, mai una perdita di tensione… non pensate però ad un vino
verticale, teso e affilato come una lama di rasoio… 140 mesi non passano
inosservati e si fanno sentire… ne hanno placato il fervore giovanile, arrotondando gli
spigoli e conferendo equilibrio, consegnandoci un vino pieno, ricco,
importante.
A chiudere il cerchio di un Tocai in stato di grazia, un sorso
pazzesco che è l’arma in più di questo Brazan. Da un vino così complesso, intenso,
strutturato, ti aspetteresti una beva piuttosto impegnativa, un vino da sorseggiare in degustazione più
che da “sgargarozzare” a tavola… Invece mentre tutto quel "popò" di roba che ho scritto sopra vi
rimane inchiodato alle papille gustative per interminabili
secondi di piacere, il vino scivola via pulito, grazie ad un’acidità naturale e
una mineralità
levigata, che conferisce una leggerezza e una bevibilità disarmante, per un vino così
pieno e profondo, che sa essere anche molto piacevole grazie ad una sensazione
di calore alcolico, avvolgenza
e pienezza.
Vino
di grande personalità con la naturalezza e il tocco tipico dei grandi campioni.
Raramente si bevono bianchi così importanti e complessi con tanto piacere,
gusto e facilità. Incredibile anche per longevità... forse mi sono lasciato
ingannare dall'annata vecchiotta e l'ho stappato prima di tutti, ma avrebbero
meritato un ulteriore invecchiamento
in bottiglia, anche se l'ho già trovato decisamente
pronto.
Non
so dove si possa recuperare questa riserva (a parte su dai I Clivi), sappiate
comunque che ha un prezzo impegnativo (30 euro), ma é una di quelle eccellenze
a tiratura limitata, che ogni eno invasato ricercatore di rarità dovrebbe
possedere (e bere). Per tutti gli altri ripiegate tranquillamente
sul resto della batteria a marca I Clivi... avrò modo di parlarne in futuro ma
posso già garantirvi che sono tra le più interessanti bevute che si possono fare
nel Collio...
Nel frattempo il Brazan
2001 si candida prepotentemente
per la top ten di fine anno.
Mi sto giusto organizzando il prossimo giro in Collio. Direi che i Clivi saranno una tappa obbligata.
RispondiEliminadirei di si... e passa anche da Marco Sara... io non ci sono andato... ma con grande rammarico...
RispondiEliminaAdoro questa azienda! Complimenti!
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