Romagna mia, Romagna in fiore... un Sangiovese "solare" che rimanda allo spirito rurale e familiare di un'estate romagnola...
E' abbastanza chiaro che sui vini dell' Emilia Romagna (ed in particolare sul lato romagnolo), circoli un certo eno-snobbismo, figlio di vini meno prestigiosi rispetto ad altre realtà italiane, ma soprattutto per un'enorme quantità di produzioni troppo inclini a certe logiche di mercato legate alla grande distribuzione, oltre ad una scelta "storica" che ha portato i produttori locali ha puntare sulla quantità, senza valorizzare e credere sul potenziale di un territorio, in grado di offrire pendii e microzone dove la vite può esprimersi con risultati qualitativi eccelsi.
Se in Emilia a farla da padrone sono soprattutto gutturnio e lambrusco, spostandoci verso sud-est in Romagna, é indubbiamente il sangiovese il vitigno più diffuso e conosciuto. Precisazione del caso... io non sono romagnolo e come la maggior parte degli appassionati, diciamo non "professionisti" e non romagnoli, non sono un profondo conoscitore (enologicamente parlando) dei vini di queste zone (scrivo questo post in ginocchio sui ceci...). E' già abbastanza complicato muoversi tra le molteplici interessanti ed eccellenti realtà vitivinicole sparse nel bel paese, che inevitabilmente davanti alle centinaia di bottiglie offerte dalle enoteche, risulta spesso difficile saper scegliere "bene", tra le poche etichette ramagnole presenti, senza contare che ovviamente, spendere per spendere, l'appassionato é sensibilmente attratto da altre più conosciute e "sicure" realtà.
E' indubbiamente altrettanto vero, che ogni appassionato che si rispetti abbia (o dovrebbe avere) in cuor suo, la volontà di abbattere ogni barriera e forma di diffidenza, cercando anche a proprio rischio e pericolo, di andare a pescare nelle così dette "denominazioni minore" (e non mi riferisco a fattori numerici e quantitativi), conscio che anche al loro interno, si possono trovare cantine che centrando il proprio lavoro nella ricerca, nella sperimentazione e nella valorizzazione di territori e sottozone, sono in grado di sfornare vini espressione di un terroir e della mano sapiente dell'uomo.
Evito quindi generalizzazioni, che avrebbero senso solo in una descrizione generallizata della realtà vitivinicola nazionale, cercando di cogliere nello specifico quelle che sono le eccellenze meritevoli di attenzioni, in un contesto come quello romagnolo, che bisogna ammettere, negli ultimi anni si é dimostrato decisamente in crescita, e anche se aleggia ancora una sorta di diffusa "diffidenza", possiamo dire che oggi, in Emilia Romagna si trovano vini che non soffrono alcun complesso di inferiorità rispetto ad altre regioni italiane, soprattutto se si cerca nei così detti "vini quotidiani", ma bisogna ammettere, che anche tra le eccellenze non mancano le bottiglie di sicuro interesse.
Ne consegue, che pur senza una grande cognizione di causa, mi é capitata a tiro questa bottiglia di Le More 2012 dell' azienda agricola Castelluccio (conosciuta anche come Ronchi di Castelluccio), di cui avevo letto interessanti scritti su alcune delle sue versioni di sangiovese, come il "Ronco dei Ciliegi" e il "Ronco delle Ginestre".
La cantina in località Poggiolo di Sotto, nel comune di Modigliana, nella provincia di Forli-Cesena, é situata sulle colline a sud di Faenza, e vanta 12 ettari a vigneto, per una produzione tra le 80-90.000 bottiglie. Indubbiamente bisogna riconoscere l'importanza di questa cantina per il territorio e i produttori circostanti, essendo un'azienda storica, fondata nel '74 dal regista Gian Vittorio Baldi, tra le prime ha puntare su una viticoltura di qualità, attraverso studi, sperimentazioni ed innovazioni tecniche. Sul finire degli anni '90 il passaggio di proprietà alla famiglia Fiore, di cui il signor Vittorio Fiore, era già enologo. Tra i primi ad introdurre in Romagna il concetto di cru, valorizzando così i singoli vigneti e le loro caratteristiche, le differenti esposizioni, i terreni, le altitudini. Anche a Castelluccio é il sangiovese a farla da padrone, realizzato sia in purezza (tra cui "la base" diciamo così di cui vi scrivo oggi) e i due cru dei ronchi, più un "Superomagnolo", ottenuto con un taglio 50/50 tra sangiovese e cabernet sauvignon. Per i bianchi invece due versioni sempre in purezza di sauvignon blanc, tra cui spicca il cru "Ronco del Re".
Nello specifico Le More é il vino più economico e numericamente più abbondante tra i rossi del Castelluccio, il classico vino da bersi giovane, con una certa disinvoltura e a grandi sorsate. Diciamo il tipo di vino che vado a cercare da queste parti... Prezzo contenuto nelle 10euro, nessuna necessità di abbinarci piatti importanti, nessuna necessità di attendere il momento giusto per stapparlo.
Passando a "Le More", come ho detto é un Sangiovese di Romagna in purezza, con uve raccolte da due vigneti situati tra i 250 e i 500 metri, su terreni marnosi, con una resa di 70ql/ha. Fermentazione in inox a temperatura controllata, un paio di mesi in bottiglia e fine della storia.
Rubino brillante con riflessi violacei, pulito e piuttosto dinamico, già alla vista da segnali
di giovanile vitalità. Come mi aspettavo, non è vino che impressiona per
intensità e persistenza, nemmeno per complessità, ma che sa farsi “voler bene”
grazie ad un frutto maturo e vivo, un soffio dolce e maturo che rimanda ai
profumi estivi delle more e dei lamponi, quando sono ben maturi e "carnosi". La beva è scorrevole, lineare e
gustosa… un'esplosione di frutta matura succosa, senza quella densità marmellatosa che infastidisce, ma con una spalla acida che rinfresca la beva, rendendola dinamica e stuzzicante, in grado di lasciarti la bocca pulita e una piacevole sensazione dolce.
Un vino semplice, ma di quella semplicità che piace, come semplici ma
rincuoranti sono le “cose” di casa… Un ottimo vino quotidiano o da tavola che dir si voglia, a dimostrazione che per stare bene con una bottiglia di vino non é sempre necessario "volare alto". Ecco questo Sangiovese non pretende di farti balzare in piedi dallo stupore al primo sorso,
nemmeno vuole commuoverti appena infili il naso dentro il bicchiere, ma vuole semplicemente mettere il buon umore alla tavolata della domenica. Lo stappi
quando vuoi su quello che vuoi e te lo gusti con piacere… davvero un bel modo
di trasmettere quell’idea di Romagna rurale e solare, in famiglia davanti ad un
piatto di lasagne fumanti, o più semplicemente con gli amici a colpi di piadine…
Piacevole e piacione, vien via a meno di dieci euro e la soddisfazione é garantita... bisogna sempre tenere a portata di mano vini come questo...
Nessun commento:
Posta un commento