...torno a tessere le lodi
pro-Fiorano, anche perché quello che mi scolo oggi é il loro vino più
importante, il gran cru della casa, insomma il pezzo forte... e non
potevo esimermi dal mio ruolo di raccontastorienoiche!!
Chi segue il blog sa bene di chi parlo, perché questa é la sua terza bottiglia che stappo e vi racconto. Un viaggio in crescendo tra i vini di una delle più interessanti realtà biologiche italiane. Punto di contatto che mi ha permesso di conoscere Paolo, scoprire e acquistare i suoi vini (ma meritano una menzione anche l'ottimo extravergine e soprattutto la grappa) é l'annuale e imperdibile appuntamento con la fiera mercato del Leoncavallo "La Terra trema" (leggi qui come é andata l'ultima edizione!).
Chi segue il blog sa bene di chi parlo, perché questa é la sua terza bottiglia che stappo e vi racconto. Un viaggio in crescendo tra i vini di una delle più interessanti realtà biologiche italiane. Punto di contatto che mi ha permesso di conoscere Paolo, scoprire e acquistare i suoi vini (ma meritano una menzione anche l'ottimo extravergine e soprattutto la grappa) é l'annuale e imperdibile appuntamento con la fiera mercato del Leoncavallo "La Terra trema" (leggi qui come é andata l'ultima edizione!).
Rischierò quindi di ripetermi raccontandovi del Ser Balduzio di Fiorano, avendo già scritto dei post in merito ad altri due vini della casa, come
il Rosso Piceno "Terre di Giobbe" (che ironia della sorte, ho ritrovato sul tavolo dei compagni vignaioli di Aurora, segno anche loro apprezzano i vini "del milanese") e l'eccellente pecorino "Donna Orgilla" (che non a caso ho inserito tra "I migliori stappati del 2012" per Simo diVino), oltre che vino Slow 2012).
Corro quindi il rischio e torno a tessere le lodi pro-Fiorano, anche perché quello che mi scolo oggi é il loro vino più importante, il gran cru della casa, insomma il pezzo forte... e non potevo esimermi dal mio ruolo di raccontastorienoiche!!
Per chi non ha letto i due post precedenti e ancora peggio, non conosce questa interessantissima realtà vitivinicola marchigiana, vi dico solo che Paolo era un milanese che si occupava di dentiere, ma dal 2003 (direi senza alcun pentimento), vive a Cossignano (AP) ed é uno splendido vignaiolo marchigiano, ed insieme alla moglie Paola, gestisce anche un bellissimo agriturismo, incastonato in un paesaggio collinare emozionante. 12 ettari di cui 5 a vigneto, gestiti a regime biologico certificato, con le uve locali a farla da padrone, Montepulciano e Sangiovese per i rossi, Pecorino per i bianchi... una conduzione ecosostenibile della vigna, unita ad una produzione di stampo artigianale ma con attrezzature moderne, hanno consentito nel giro di pochi anni di arrivare alla realizzazione di circa 30.000 bottiglie di convincenti vini naturali, territoriali e caratteristici.
Il vino di cui vi scrivo oggi é dell'annata 2006 e si chiama Ser Balduzio, un Montepulciano riserva che rappresenta il gran cru della cantina. L'ho acquistato alla Terra Trema di due anni fa direttamente da Paolo per 16 euro, ma credo che attualmente passi le 20 se vi indirizzate ad una enoteca.
Classificato come Marche Rosso I.G.T., si tratta di un Montepulciano in purezza ricavato dalle uve del piccolo vigneto Fraticelli (0,7ha), con oltre 10 anni di età ad inerbimento spontaneo, con concimazioni a base di sovescio. Il terreno in cui sorge é di tipo argilloso, la densità di impianto arriva a 4500 piante, con una produzione media di 1,5kg per ceppo. Il Ser Balduzio é vino dal grande affinamento, ci vorranno ben 4 anni prima di vederlo sugli scaffali. I primi 2 li passerà in botti di rovere francese da 10 hl , prima di passare in tonneaux di rovere di slavonia da 5 hl per 12 mesi e concludere (senza alcuna filtrazione) con un anno in bottiglia. Produzione di questo cru, vicina alle 3500 unità.
Come
previsto, in virtù della materia prima in purezza, nel bicchiere il Ser
Balduzio si presenta con un aspetto decisamente “montepulcianoso”; vestito di
un rosso rubino scuro e concentrato, profondo e di bella eleganza, senza
risultare eccessivamente inchiostrato e denso. Il naso spinge vinoso e alcolico
(14.5%vol.), mettendo in evidenza i risultati del lungo affinamento in legno.
Alle note più morbide e tondeggianti della frutta nera matura si mischiano i
più pungenti sentori speziati, le note erbacee e una leggera tostatura di
fondo. Un naso interessante a cui forse manca un po’ di slancio e di apertura
(almeno in riferimento a questa annata), ma che sa evolvere ed intrigare,
costringendomi a ripetute e “curiose” sniffate. Vino di corpo e struttura importante,
riempie bene la bocca, dimostrandosi polposo e di coinvolgente rotondità. La
trama tannica è maestosa e viva, pur senza spigolature, la frutta è matura e il
legno presente, ma la beva non risulta mai seduta o faticosa. Il vino mantiene
una discreta dinamicità e una buona finezza, una freschezza di fondo che gli
conferisce slancio (oltre a dimostrarne la longevità) abbinata ad una giusta
dose di eleganza ma anche rusticità. Il finale è lungo, profondo e scuro.
Non sono un fanatico del genere, ma il Ser Balduzio ha buone carte da giocare per farsi apprezzare anche da chi non impazzisce per il Montepulciano. Non solo per l’aspetto produttivo eticamente condotto da Fiorano, ma anche per la soddisfazione che regala alla beva. Pur senza punte di eccellenza estrema, la chiave di volta di questo gran cru, sta proprio nell’evitare di esasperare troppo le caratteristiche organolettiche del vino. Troppo spesso ho ritrovato nel bicchiere vini caricati a forza, legnosi, zuccherosi e marmellatosi. In questo caso invece, sa esprime le caratteristiche dell’uvaggio, dimostrandosi vino spesso ed importante, senza rinunciare alle note più pungenti e ad una discreta dinamicità, che lo rendono disteso e scorrevole.
Ovviamente non si offende se dimenticato in cantina, ancora meno se lo abbinate a qualche piatto rustico marchigiano, magari a base di selvaggina. Un vino che dimostra personalità e che poco ha da invidiare ai best seller della categoria, a dimostrazione della validità del lavoro svolto da Fiorano.
Non sono un fanatico del genere, ma il Ser Balduzio ha buone carte da giocare per farsi apprezzare anche da chi non impazzisce per il Montepulciano. Non solo per l’aspetto produttivo eticamente condotto da Fiorano, ma anche per la soddisfazione che regala alla beva. Pur senza punte di eccellenza estrema, la chiave di volta di questo gran cru, sta proprio nell’evitare di esasperare troppo le caratteristiche organolettiche del vino. Troppo spesso ho ritrovato nel bicchiere vini caricati a forza, legnosi, zuccherosi e marmellatosi. In questo caso invece, sa esprime le caratteristiche dell’uvaggio, dimostrandosi vino spesso ed importante, senza rinunciare alle note più pungenti e ad una discreta dinamicità, che lo rendono disteso e scorrevole.
Ovviamente non si offende se dimenticato in cantina, ancora meno se lo abbinate a qualche piatto rustico marchigiano, magari a base di selvaggina. Un vino che dimostra personalità e che poco ha da invidiare ai best seller della categoria, a dimostrazione della validità del lavoro svolto da Fiorano.
C'ho avuto impressioni sostanzialmente coincidenti.
RispondiEliminaTutta la batteria di Fiorano è davvero notevolissima! Bravi, bravi, bravi!! In zona segnalo anche Fontorfio, una nuovissima cantina sempre in Cossignano, di cui ho assaggiato un Pecorino 2011 verace e per palati robusti, e il Montepulciano di Rasicci, pochi km più a sud a Controguerra (TE), dal rapporto q/p veramente imbattibile!
RispondiEliminaCiao
Valerio
Grazie per la dritta… :-)
Elimina...confermo sul Pecorino di Fontorfio: m'è piaciuto assai.
EliminaSi tratta per la precisione di Marche bianco igt Cossineo '11, ma è 100% Pecorino.
Se lo dice un esperto di vini marchigiani come Rinaldo... vado a colpo sicuro allora...
EliminaFirst time reading this blog, thanks for sharing.
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