Non pensare all’Acino che vola.
Ci vuole molta immaginazione, la stessa che serve a noi, tre amici, tre fratelli, per fare vino in una terra dura, aspra e difficile, ma anche ricca e generosa, come la nostra Calabria.
Ci vuole molta immaginazione, la stessa che serve a noi, tre amici, tre fratelli, per fare vino in una terra dura, aspra e difficile, ma anche ricca e generosa, come la nostra Calabria.
Anche
quest’anno il giro domenicale a "La Terra Trema" di Milano si è concluso con la
rituale tavolata presso la cucina Pop del Leo.
Mentre qualcuno prende posto, gli ultimi “assetati” che ancora girano
tra i banchi d’assaggio in fase di “ritirata”, hanno il compito di recuperare
qualche bottiglia per la cena. Rientrando ovviamente nella categoria degli
“ultimi assetati”, ho concluso il giro dai ragazzi de L’Acino... due parole con “la
banda” e acquisto di una bottiglia di Toccomagliocco per la cena, con omaggio
di Chora bianco del buon Dino che ringrazio, e che vado ad onorare in abbinata
ad un risotto alla crema di gorgonzola e
mascarpone con mele caramellate e cannella (brava Betta ottima ricetta). Non mi
dilungo troppo perché ho già dato ampio spazio alla realtà de “L’Acino” in
occasione del posto dedicato al Mantonicoz… il loro bianco di punta che mi
aveva assai convinto.
Piccola ed artigianale realtà agricola in quel di San Marco Argentano, coltiva in tutto 8.5 ettari di vigneti, con una produzione che supera di poco le 20.000 bottiglie, per questi tre amici innamorati della loro terra, che dal 2006 hanno deciso di
investire nella valorizzare di vecchi ed autoctoni vitigni calabresi, come il Mantonico e il Magliocco. Un percorso coraggioso su cui pochi avrebbero scommesso, sviluppatosi attraverso un approccio "natur" sia in vigna che in cantina.
Voglio fare una precisazione, perché mai come in questo caso, non posso limitarmi a parlare semplicemente del bevuto, ma é doveroso sottolineare, come il vino e soprattutto il progetto de "L'Acino", sia espressione pulsante di uno spiccato senso di appartenenza alla propria terra, alle sue radici e ai suoi valori. Vino artigianale ed etico, dissidente e sovversivo, figlio di una filosofia produttiva "orgogliosamente" lontana dal sistema commerciale della grande distribuzione.
Il Chora é un po' il "vino della casa" e viene proposto sia nella versione bianca che rossa. Il bianco é composto da un mix di uve tipiche come Mantonico, Guarnaccia bianca, Greco bianco e Pecorello. Solo acciaio sia in fermentazione che in affinamento (6 mesi circa). Gradazione alcolica del 13%vol. e prezzo in enoteca sulle 10 euro.
Rispetto al Mantonicoz, il
Chora è vino meno ricco, complesso e materico, molto più snello, disinvolto e
beverino. Ad accomunare i due bianchi
della casa, c’è sicuramente una fuorviante impressione visiva… un giallo
decisamente carico in tinta oro, luminoso e brillante, discretamente
consistente, che lascia presagire un vino piuttosto “carico”… ma è solo
un’impressione… Naso decisamente sussurrato, fine e a tratti quasi
impercettibile, non fosse per un soffio teso e affilato che ci stuzzica con
rimandi a tinte verdi, su note erbacee e aromi mediterranei, fiori di campo e aggiunta di sottofondo
salmastro. Anche in bocca scivola via senza incidere troppo… è vino di pronta
beva, che ha nella scorrevolezza, la freschezza e la fragranza le sue principali
caratteristiche. Scarso di polpa, se ne apprezza l’acidità, la tensione e un
retrogusto sapido-amarognolo che richiama le note erbacee e minerali già avvertite
all’olfatto.
Non è un vino cervellotico e complesso, ma un bianco da piazzare su un tavolo di legno all’ombra di un pergolato durante una calda giornata estiva… servitelo fresco e bevetelo senza ritegno… vi “sgrassa” il pranzo e vi accompagna alla “siesta” pomeridiana.
Adesso, non pensare all’Acino che vola.
Anche quando lo vedrai nei riflessi di Mantonicoz, di Toccomagliocco o di Chora.
Anche quando, bicchiere dopo bicchiere, lo sentirai bisbigliare, non pensare all’Acino che vola.
Perché l'acino che vola non esiste.
Sei tu.
Non è un vino cervellotico e complesso, ma un bianco da piazzare su un tavolo di legno all’ombra di un pergolato durante una calda giornata estiva… servitelo fresco e bevetelo senza ritegno… vi “sgrassa” il pranzo e vi accompagna alla “siesta” pomeridiana.
Adesso, non pensare all’Acino che vola.
Anche quando lo vedrai nei riflessi di Mantonicoz, di Toccomagliocco o di Chora.
Anche quando, bicchiere dopo bicchiere, lo sentirai bisbigliare, non pensare all’Acino che vola.
Perché l'acino che vola non esiste.
Sei tu.
Ciao tutti,bevuto in calabria l'estate scorsa non mi ha proprio entusiasmato, è vero che la calabria è una terra aspra e dura per fare il vino, confrontato con il greco di cantine Statti, o il greco di Senatore vini sono due spanne più avanti (DE GVSTIBUS) e costano pure di meno....Saluti a tutti vi seguo sempre.
RispondiEliminacome giustamente dici i gusti son gusti... in questo post al di là del vino, mi piace sottolineare soprattutto i vignaioli... piaccia o no il bevuto... é vino vero!!
EliminaCiao a tutti. Sacrosanto il lavoro che svolgono questi ragazzi, nulla in contrario, ma visto che per acquistare le bottiglie bisogna mettere mano al portafogli, il consumatore, o in questo caso l'appassionato come NOI si regola di conseguenza...e una volta che spende vuole essere appagato. E il bevuto ( in questione non ho assagiato gli altri vini) aimè DEVE PIACERE sennò non lo si ricompra, sopratutto se come detto prima ci sono in commercio( e non al supermercato) dei vini della stessa tipologia a prezzi inferiori e più gradevoli( de gvstibus ONCE AGAIN).Ciao a tutti vi seguo sempre. Salutos
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