...quello che più mi è rimasto dentro, è la bella storia di tenacia e di "nobile" contadinità di Coralìa Pignatelli, principessa vignaiola devota al Sangiovese.
Difficilmente bevo un vino appena comprato. Soprattutto quando si parla di rosso. Ho la pazienza di saperlo aspettare, di metterlo li, nel buio della cantina, guardarlo ogni volta che scendo a scegliere una bottiglia, coccolarlo un po' e gustarmelo con gli occhi, far crescere l'attesa, aumentarne la goduria e a volte la delusione (soprattutto con i vini più rinomati e costosi) per un esborso che non ripaga le aspettative. Tutto questo per quel impagabile momento di eccitazione in cui impugni cavatappi e bicchiere e ti appresti a sorseggiare il primo bicchiere.
Questa volta invece non ho opposto resistenza al richiamo del Chianti Classico di Coralìa Pignatelli, la principessa di Castell'in Villa, anche perchè da appassionato di vini artigianali, raramente mi capita di investire in vini di cantine dal nome e dalla storia tanto nobile. Principessa Coralia Ghertsos Pignatelli della Leonessa per la precisione.. un ricordo "fantozziano" nel pronunciarne il nome per esteso (chiedo scusa ma come non pensare al Megadirettore Ereditario Dottor Ing. Gran Mascalzon di Gran Croc Visconte Cobram??), siamo al cospetto di una delle più nobili ed importanti donne del vino italiano. Tanto ho sentito decantare il suo Chianti, che l'altra sera mentre una costata da 1,2 kg sfrigolava in verticale sulla brace, mi è sembrato doveroso impugnare il cavatappi e togliermi la curiosità.
Difficilmente bevo un vino appena comprato. Soprattutto quando si parla di rosso. Ho la pazienza di saperlo aspettare, di metterlo li, nel buio della cantina, guardarlo ogni volta che scendo a scegliere una bottiglia, coccolarlo un po' e gustarmelo con gli occhi, far crescere l'attesa, aumentarne la goduria e a volte la delusione (soprattutto con i vini più rinomati e costosi) per un esborso che non ripaga le aspettative. Tutto questo per quel impagabile momento di eccitazione in cui impugni cavatappi e bicchiere e ti appresti a sorseggiare il primo bicchiere.
Questa volta invece non ho opposto resistenza al richiamo del Chianti Classico di Coralìa Pignatelli, la principessa di Castell'in Villa, anche perchè da appassionato di vini artigianali, raramente mi capita di investire in vini di cantine dal nome e dalla storia tanto nobile. Principessa Coralia Ghertsos Pignatelli della Leonessa per la precisione.. un ricordo "fantozziano" nel pronunciarne il nome per esteso (chiedo scusa ma come non pensare al Megadirettore Ereditario Dottor Ing. Gran Mascalzon di Gran Croc Visconte Cobram??), siamo al cospetto di una delle più nobili ed importanti donne del vino italiano. Tanto ho sentito decantare il suo Chianti, che l'altra sera mentre una costata da 1,2 kg sfrigolava in verticale sulla brace, mi è sembrato doveroso impugnare il cavatappi e togliermi la curiosità.
Castell'in Villa non é
solo una cantina, ma un vero e proprio borgo medioevale del 1200, nella
campagna di Castelnuovo Barardenga, uno dei comuni del Chianti Classico più a
sud della denominazione, una tenuta di quasi 300 ha, una cinquantina dei quali
coltivati a vigneto. Il resto sono uliveti e boschi, oltre ovviamente alla
villa padronale, i casolari adibiti ad agriturismo, il ristorante... una
cartolina di Toscana rurale e signorile che manda in "brodo di
giuggiole" gli americani alla ricerca del Chiantishire, ma non solo
direi... almeno una volta nella vita bisognerebbe avere la fortuna di passare
un week end in un posto scenografico come questo.
Quella di Castell'in Villa
è una bella storia che risale alla fine degli anni '60, e vi consiglio di
ascoltarla direttamente dalla parole della "principessa" in questa
intervista su You Tube (clicca
qui), che mi ha letteralmente "preso", una testimonianza che non
può lasciare indifferente ogni appassionato del nettare di bacco e chi ama il Sangiovese. Storia nobile di chi ha dedicato una parte importante della propria vita alla viticoltura, un legame indissolubile fatto di amore e rispetto per questa terra e il suo Sangiovese.
In tutto a Castell'in Villa si producono 70.000 bottiglie, con tre Chianti Classici da Sangiovese in purezza (il base, la riserva e il cru del Poggio delle Rose), oltre ad un blend 50 & 50 con il Cabernet Sauvignon (il Santacroce) e un po' di Vin Santo che non deve mai mancare. In futuro arriverà anche un Cabernet Sauvignon in purezza.
In tutto a Castell'in Villa si producono 70.000 bottiglie, con tre Chianti Classici da Sangiovese in purezza (il base, la riserva e il cru del Poggio delle Rose), oltre ad un blend 50 & 50 con il Cabernet Sauvignon (il Santacroce) e un po' di Vin Santo che non deve mai mancare. In futuro arriverà anche un Cabernet Sauvignon in purezza.
Il Chianti Classico 2009 di cui vi dirò, è
prodotto con uve Sangiovese in purezza, attraverso la selezione dei migliori
grappoli provenienti dai vari vigneti. Fermentazione attivata da lieviti
indigeni e affinamento in botti di rovere di Slavonia di media capacità per 12
mesi, a cui segue un lungo riposo in bottiglia prima di essere
commercializzato.
Un rubino tenue tendente al granato, con fluide e luminose trasparenze tipiche di certi vini esili e sottili... poi infili il naso nel bicchiere e ti ritrovi un vino energico e vivo, quasi vigoroso ed inebriante alle narici. Quasi un'espressione ad immagine
e somiglianza della “principessa”, é il vino a parlare di lei e per lei…
solo apparentemente una donna esile e minuta... le sue parole, il suo lavoro, la sua dedizione dimostrano
una forza interiore tipicamente contadina fuori dal comune.
Il vino è un tradizionale Sangiovese purosangue… mi ritrovo a pieno nelle parole di Niccolò Desenzani su “Gli amici del bar” in merito a questa annata 2009… (leggi qui), nonostante io abbia stappato un anno e mezzo dopo... e quindi mi aspettavo un vino più pronto, ma rimane la sensazione di un grande Chianti Classico che merita parecchio riposo in cantina. Ancora un po’ scomposto, non perfettamente centrato, fin troppo purosangue, scalpita esuberante, perdendo un po’ in eleganza. Detto questo, il vino dimostra comunque il carisma dei grandi sangiovesi, fortemente territoriali e fedeli alla tradizione. Se inizialmente mi lascia qualche “piacevole” perplessità, con sentori dolciastri di frutta piena e matura, viva e solare (molto piacevole ma un po’ spiazzante rispetto alle attese), in seconda battuta, vira sulle note che più mi intrigano… terroso, boschivo, quasi selvaggio, sempre teso… balsamico, sapido... un vino che non si concede… siamo noi a dover entrare in sintonia con lui…
Decisamente schietto… esprime le sue origini chiantigiane senza il savoir-faire e il tocco al femminile che ti aspetteresti, avvicinandosi maggiormente a quello stile diretto e senza filtro che si ritrova nei Chianti più "fedeli alla linea" e meno “taroccati”. Di sicuro non gli manca complessità, lunghezza, intensità, materia, sostanza… dobbiamo solo avere la pazienza di saperlo aspettare, come spesso accade, quando si acquista un grande vino, ottenuto da un uvaggio nobile, coltivato in un terroir di eccellenza. Un Chianti Classico da goderne in futuro, che convince proprio per il suo essere classico e tradizionale.
Il vino è un tradizionale Sangiovese purosangue… mi ritrovo a pieno nelle parole di Niccolò Desenzani su “Gli amici del bar” in merito a questa annata 2009… (leggi qui), nonostante io abbia stappato un anno e mezzo dopo... e quindi mi aspettavo un vino più pronto, ma rimane la sensazione di un grande Chianti Classico che merita parecchio riposo in cantina. Ancora un po’ scomposto, non perfettamente centrato, fin troppo purosangue, scalpita esuberante, perdendo un po’ in eleganza. Detto questo, il vino dimostra comunque il carisma dei grandi sangiovesi, fortemente territoriali e fedeli alla tradizione. Se inizialmente mi lascia qualche “piacevole” perplessità, con sentori dolciastri di frutta piena e matura, viva e solare (molto piacevole ma un po’ spiazzante rispetto alle attese), in seconda battuta, vira sulle note che più mi intrigano… terroso, boschivo, quasi selvaggio, sempre teso… balsamico, sapido... un vino che non si concede… siamo noi a dover entrare in sintonia con lui…
Decisamente schietto… esprime le sue origini chiantigiane senza il savoir-faire e il tocco al femminile che ti aspetteresti, avvicinandosi maggiormente a quello stile diretto e senza filtro che si ritrova nei Chianti più "fedeli alla linea" e meno “taroccati”. Di sicuro non gli manca complessità, lunghezza, intensità, materia, sostanza… dobbiamo solo avere la pazienza di saperlo aspettare, come spesso accade, quando si acquista un grande vino, ottenuto da un uvaggio nobile, coltivato in un terroir di eccellenza. Un Chianti Classico da goderne in futuro, che convince proprio per il suo essere classico e tradizionale.
Prezzo in enoteca sulle 20 euro… leggermente sopra la media, ma indubbiamente ci troviamo tra le eccellenze... e Castell'in Villa è da inserire nella top ten delle cantine del Chianti Classico, anche se quello che più mi è rimasto dentro, è la bella storia di tenacia e di "nobile" contadinità di Coralìa Pignatelli, principessa vignaiola devota al Sangiovese.
Sempre piacevole leggerti, ma mi resta un dubbio che mi hai messo nella testa con le tue parole: "un vino che non si concede....decisamente schietto", intendi dire schietto nella sua chiantigianità sangiovesca senza internazionale/i ma ritroso a farsi apprezzare al meglio in termini di bevibilità, perchè troppo giovane ancora??? Oppure c'è altro in questa apparente contraddizione lessicale...
RispondiEliminaUn caro saluto
caro laudio.. ti ho risposto su FB... :-)
RispondiEliminaClaudio...
Elimina