...vino generoso che ama farsi bere e non degustare, a cui piace riprendersi quel ruolo di
vino quotidiano che un po’ si è perso, adatto a tutti i palati e a tutte le
tasche.
Più che il solito post dedicato a vino e cantina, quella odierna assume i connotati di una segnalazione al consumatore (stile “garantito da me” di Ziliani per intenderci), o meglio ancora di una risposta “pratica” (fatti mica chiacchere…) alla infelice uscita dell’industriale del vino Zonin, che con le sue dichiarazioni da imprenditore vitivinicolo, poco ha da spartire con il termine vignaiolo, scatenando l’ira di parecchi appassionati e piccoli produttori, che inferociti non si sono trattenuti dall’invadere i social network disgustati dalle affermazioni di Zonin e (aggiungo io) più in generale del modo di pensare di quella categoria di industriali che rappresenta.
Più che il solito post dedicato a vino e cantina, quella odierna assume i connotati di una segnalazione al consumatore (stile “garantito da me” di Ziliani per intenderci), o meglio ancora di una risposta “pratica” (fatti mica chiacchere…) alla infelice uscita dell’industriale del vino Zonin, che con le sue dichiarazioni da imprenditore vitivinicolo, poco ha da spartire con il termine vignaiolo, scatenando l’ira di parecchi appassionati e piccoli produttori, che inferociti non si sono trattenuti dall’invadere i social network disgustati dalle affermazioni di Zonin e (aggiungo io) più in generale del modo di pensare di quella categoria di industriali che rappresenta.
Volevo anch’io unirmi al coro, dire
la mia, ma poi mi sono trattenuto, meglio non perdere tempo… lasciare che Zonin
si beva il suo vino e buttarmi sul Falerio di Aurora, proprio perché vini e
cantine come queste, sono la prova concreta e materiale che il signor Zonin ha
sparato una bella cazzata (per chi non si fosse aggiornato... Il “piccolo” oggi è diventato un handicap che impedisce al nostro Paese di crescere e competere).
Cercherò di essere rapido e
conciso, perché ho già scritto di Aurora, che scoprii ad una delle prime edizioni de "La Terra Trema". Questo stesso blog é nato
scrivendo dei vini di Aurora dopo aver passato alcuni giorni da loro alcuni
anni fa, ed essermi praticamente “innamorato” di tutti e tutto… la loro storia,
il progetto, le persone, il paesaggio, i vini e anche l’olio… tutto troppo
bello. Molto più di un’azienda agricola, una “comune” di amici e famiglie che
hanno scelto l’agricoltura come alternativa di vita a quello che era il contesto
economico e sociale degli anni 70. Tra i primi nelle Marche a praticare
agricoltura bio, quando ancora non era una moda, ma solo perché i 30 ettari
intorno alla loro cascina dovevano innanzitutto dargli sostentamento, garantire
cibo e magari un reddito minimo a tutti…
Naturale quindi avere rispetto per
quella terra che oggi, con il sempre più crescente interesse per il mercato bio
e i vini naturali, ha permesso ad Aurora di diventare una delle più
interessanti realtà vitivinicole marchigiane e di farsi capofila di un nuovo progetto a nome “Terroir Marche”, un consorzio di vignaioli che vuole promuovere e valorizzare la
coltivazione e la trasformazione biologica e biodinamica della vite.
All’incirca 10 ettari vitati in
quel di Offida. Il pecorino Fiobbo per i bianchi e il Piceno Superiore (da uve
montepulciano e sangiovese) per i rossi sono a mio giudizio i loro vini migliori, ma è tutta
la produzione dal Barricadero scendendo fino al Falerio a convincere. Proprio
quest’ultimo che rappresenta un po’ il vino “base” della casa, è davvero una
piacevole sorpresa. Prodotto attraverso un mix di uve locali con predominanza
di trebbiano e aggiunta di passerina e pecorino (ad esempio per questo 2013 in
percentuale, 60-20-20) con fermentazione spontanea in acciaio e maturazione in vetro. Vino dinamico e disinvolto,
di poche pretese “organolettiche” ma di grande soddisfazione alla beva.
Mi è piaciuto proprio per questa
sua snellezza e piacevolezza, vino più da bere che da annusare… ideale per invitare
a cena un paio di amici e abusarne in quantità smodate senza alcuna contro
indicazione. Bello fresco in queste calde giornate di inizio estate è una
bontà. Ti vien voglia di far piazza pulita di tante costose e complesse
bottiglie stipate da anni in cantina e sostituirle ogni primavera con il Falerio
di Aurora per dissetarti tutta l’estate. Paglierino e dal profumo primaverile,
ha nella beva assassina e disimpegnata il suo punto di forza. Pulito e fluido,
dal retrogusto sapido e leggermente agrumato, con una piacevole nota acida ben
integrata e mai fastidiosa, ma soprattutto senza eccessi fruttosi e bananosi. Non è un vino di grandi pretese sia chiaro, ma un
vino generoso che ama farsi bere e non degustare, a cui piace riprendersi quel ruolo di
vino quotidiano che un po’ si è perso, adatto a tutti i palati e a tutte le
tasche.
Un gruppo di amici che lavorano a
regime biologico, manualmente, con rese che non superano i 60ql/ha e su vigneti
con quasi 30 anni di età e senza aggiunta di porcherie, il tutto alla superdemocratica cifra
di 6 euro, praticamente allo stesso prezzo di qualsiasi “insignificante” e
massiva bottiglia di vino da supermercato (Zonin compreso!!). Ecco la
dimostrazione che le piccole cantine sono la gioia e la fortuna della
viticoltura italiana e di noi “bevitori con passione”. Noi che sudiamo tutti i santi giorni per far crescere economicamente il nostro paese, ma cerchiamo i vini buoni dei bravi vignaioli... gente che si merita il nostro sudore che non abbiamo intenzione di versare, per far crescere il conto in banca all'ennesimo industriale!!
Uno dei miglior bianchi in assoluto under 10 euro. Non resta che sperare nella nuova generazione, affinché il sogno di Aurora possa avere ancora lunga vita.
Uno dei miglior bianchi in assoluto under 10 euro. Non resta che sperare nella nuova generazione, affinché il sogno di Aurora possa avere ancora lunga vita.
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