...mi
piace pensare che a Terre Apuane, piaccia presentare un vino dallo spirito
adolescenziale, a cui piace rimanere vivo e scalpitante, espressione diretta e
senza fronzoli di un territorio e della sua annata, di se stessi e della
propria indole di vignaiolo e contadino.
Forse
molti di voi eno-fanatici già conoscono questa cantina, ma per me quella di
Terre Apuane é una piacevole novità, una "new entry" che ho avuto
modo di conoscere all'ultima edizione de La Terra Trema, e che dimostra ancora
una volta, che c'è una viticoltura fatta da giovani vignaioli intelligenti e
scalpitanti, che hanno la volontà e la forza di riprendersi la terra per
viverla. Uno scatto fondamentale e una presa di coscienza importante, un taglio
netto con quell' agricoltura che le generazioni passate hanno trasformato
in sfruttamento del suolo e delle risorse.
Direi che scrivere di Terre Apuane
come di una novità nel panorama vitivinicolo nazionale sia tutto sommato
corretto, essendo una realtà nata nel 2011, in località Castelpoggio, provincia
di Carrara, incastonata tra il mare e le Alpi Apuane, in una terra di confine
tra Liguria, Emilia e Toscana, non lontano dai Colli di Luni, dalle cave di marmo e dal
mito del lardo di Colonnata. Siamo nel territorio del Candia D.O.C., una striscia
di terra dai ripidi declivi che guardano il mare. Qui Emanuele Crudeli da vita a Terre Apuane,
realtà vitivinicola di 5 ettari e 15.000 bottiglie, contenenti succo di uve autoctone, rosse
e bianche, Sangiovese, Massaretta e Vermentino nero, Vermentino
bianco, Albarola, e Malvasia. Situata ad
una altezza di 700m, è la cantina più alta di Toscana, il che significa
viticoltura difficile, simile a quella di montagna, con l'intento di gestire nella maniera
meno invasiva possibile, in un’ottica di agricoltura biodinamica, i due vigneti: “La Perla” di impianto recente e “Forma
Alta”, vigneto risalente all’epoca romana, entrambi affacciati sul mare.
Ed è
proprio il Bianche Forme 2013, con uve provenienti dal
vigneto più vecchio, con un’età media di 60 anni, che mi sono prosciugato. Vermentino 70%, Albarola 20%,
Malvasia 10% è il mix di uve da cui prende vita il Bianche Forme, attraverso una
pressatura soffice e fermentazione a temperatura controllata,
affinamento in vasche di cemento per circa sei mesi e 2 in bottiglia. Poco più di 4000 bottiglie prodotte. Gradazione Alcolica 13.5%.
Se
non fossi un indie wine blogger per pochi intimi ma un degustatore di Slow Wine
(essere pagati per bere e scrivere anziché pagare per poter bere e cercare del
tempo libero per scrivere…), non ci penserei due volte nel piazzare il Bianche
Forme nella lista dei “vini quotidiani”. Spero di aver reso l’idea… perché
questa è la sensazione che mi è rimasta a bottiglia svuotata… la sensazione di essermi
imbattuto in un bianco a cui piace collocarsi al centro della tavola, che
predilige farsi bere più che sorseggiare.
Paglierino, limpido, magro, dinamico,
diretto e schietto, spicca da subito per una marcata acidità, che soprattutto
nei primi sorsi, domina un po’ la scena. Le uve coltivate in altura a ridosso
delle Alpi, danno vita ad un bianco che denota le caratteristiche dei vini di
montagna, ma “spruzzati” dalla salsedine del mare… vini freschi, tesi,
minerali, amarognoli, erbacei, sapidi, lasciando in sottofondo le sensazioni
più morbide e solari, la dolcezza “tropical” del frutto maturo.Tipicamente Vermentino.
Non
gli manca sicuramente il carattere, forse un po’ di equilibrio e finezza. Per
rendere l’idea, il Forme Bianche mi ha un po’ ricordato i Vermentini di Andrea Kihlgren di Santa Caterina e prendetelo come un complimento. Le carte in regola
per diventare grande sembra averle tutte, forse è solo questione di tempo, di
mettersi in spalla un po’ di vendemmie ed esperienze. O forse no, perché mi
piace pensare che a Terre Apuane, piaccia presentare un vino dallo spirito
adolescenziale, non alla ricerca della perfezione, ma di un vino vivo e scalpitante, espressione diretta e
senza fronzoli di un territorio e della sua annata, di se stessi e della
propria indole di vignaiolo e contadino.
Prima
di concludere permettetemi un consiglio…. Se siete frequentatori dei vari
Critical Wine, potrà capitarvi di incontrare i ragazzi di Terre Apuane e i loro
vini, ed oltre a riempire bicchieri, li troverete intenti a tagliare fettine
di un lardo che recuperano da un produttore delle loro parti… (vorrei
menzionarlo ma non ricordo più il nome… ). Io ne ho comprati due pezzi giusto
per non sbagliare…. Ho stappato la bottiglia di Bianche Forme bella fresca,
preso un coltellaccio e giù a tagliare il lardo fettina dopo fettina, un
abbinamento “commovente”, ideale per staccare la spina un paio d’ore e fare
pace con il mondo. Dimenticavo… 10 euro al banco assaggi e da “flyerista” non
posso che apprezzare la creativa linea grafica delle etichette. A me "Terre Apuane" stanno simpatici.
Hai provato anche il loro vermentino in purezza Perle Nuvole? Per me uno dei più buoni vermentini assaggiati da molto tempo a questa parte. Complimenti ai ragazzi di Terre Apuane!!
RispondiEliminaValerio
Si, li ho provati tutti alla Terra Trema, eccezion fatta x il Vermentino nero, che va sempre a ruva (quando c'è!). Ciao e grazie x essere passato..
RispondiElimina