...una fusione eno-culturale vincente, un vino
che intriga, incuriosisce e si lascia amare, un vino del sole e della
gioia, della bellezza territoriale e popolare che accomuna Spagna e Sicilia.
Quasi un mesetto di stop, ma ora con le vacanze archiviate, è tempo di rimettere mano al blog, ed eccomi qui. Sono fortemente convinto che i vini non debbano essere scelti dalla cantina esclusivamente per abbinamento gastronomico, ma anche per fattori umani, sentimentali, per consacrare un momento, per chiudere un cerchio, per l'istinto del momento... abbinarlo a noi, alla nostra vita.
Fresco (ma forse sarebbe meglio "bollito") da una ventina di giorni in Spagna, tra le regioni sudiste di Andalusia e Mancha, è il momento giusto per stappare e gustare, nel fiume dei ricordi di profumi e sapori spagnoleggianti, questo mix di Nero d'Avola e Tempranillo del tutto originale e proposto dalla piccola e bella realtà siciliana di Badalucco de la Iglesia Garcia, che prende il nome dall'unione tra nostro Badalucco Pierpaolo e la sivigliana (a proposito di Andalusia) Beatriz de la Iglesia Garcia. Un cuore e una capanna, ma soprattutto quattro braccia e un'idea da realizzare per un sodalizio italo-spagnolo, che non ha eguali.
Ho avuto modo di conoscere questa interessante realtà grazie alla fiera de La Terra Trema di un paio d'anni fa. Pierpaolo mi racconta del progetto Dos Tierras che prende vita nel 2003, grazie all'unione nella vita tra Pierpaolo e Beatriz, ma anche grazie all'unione di intenti, di culture e colture, che ha portato alla scommessa di impiantare barbatelle di Tempranillo in terra siciliana. Via giacca e cravatta, Pierpaolo sveste i panni di banchiere per dedicarsi all'ormai abbandonata tenuta paterna. Siamo nel comune di Petrosino, più o meno a metà strada tra Marsala e Marzara del Vallo, 4 ettari di vigneti e uno di oliveti, per un ritorno alla terra e alle origini, con la volontà di mettersi in gioco, creare vini unici ed originali, passando attraverso un'agricoltura artigianale e naturale. Il lavoro è duro, la produzione esigua, ma dopo i primi anni di sperimentazioni, quello che ritroviamo oggi nel bicchiere, è un vino riuscitissimo a dimostrazione che le sfide, anche quelle più difficili e se vogliamo "stravaganti", possono essere vinte.
Il Dos Tierras, bottiglia numerata n°2372 delle 3500 prodotte nel 2011, è un mix 50 & 50 di Nero d'Avola e Tempranillo, il vitigno tipico della Rioja, la famosa regione vitivinicola nel nord della Spagna. Le uve vengono raccolte manualmente in momenti differenti (il Tempranillo è più precoce, e si vendemmia già a fine agosto), fermentazione spontanea, circa 10 giorni di macerazione e 18 mesi di maturazione in barriques usate. 6 mesi di affinamento in bottiglia senza alcuna filtrazione. Come ho già scritto sopra viticoltura "naturale" sul campo, senza utilizzare concimi e trattamenti limitati all'utilizzo di rame e zolfo, e anche in cantina niente "piccolo chimico", dove l'unica "forzatura" è rappresentata dal controllo delle temperature durante la macerazione.
Rubino scuro con punte violacee, piuttosto concentrato e consistente, impenetrabile, ma di viva luminosità e anche se non limpidissimo, piuttosto pulito. 13.5%vol. di gradazione alcolica, che si fa sentire al naso, scalda e spinge, creando il classico effetto "sotto spirito" ad una trama di frutta rossa dolce e matura. Ciliege ed amarene quasi in vesione confettura, piacevole e piaciona, ma per nulla scontata nell'insieme, che si fa più intrigante grazie alle varianti floreali e l'intensità delle pungenti note speziate, quasi piccanti. Caldo, pieno, corposo, leggermente tannico, esattamente quello che ti aspetti da un vino del sud, alla faccia di chi oggi pretende il Borgogna-style a qualsiasi latitudine. Una piacevole acidità, mette la giusta dose di tensione, rendono il sorso succoso, originale e godibilissimo. Non stanca mai. Ottimo anche da frigo in queste calde serate estive... come mi servivano il Tempranillo in Spagna... con la bottiglia che "suda" a 16°C mentre fuori si passano i 35°C in quella rovente "padella" che è l'Andalusia ad agosto.
Oltre a questo, la Badalucco family propone anche un rosso di nome Temprano, prodotto con i medesimi uvaggi ma con il Tempranillo ridotto al 25% (assaggiato alla Terra Trema, molto buono anche questo) e il Grillo Verde che spero di poter assaggiare a novembre, connubio siculo-spagnolo in bianco, con l'assemblaggio di uve grillo e verdejo.
Esperienza ottima, fusione eno-culturale vincente, vino che intriga, incuriosisce e si lascia amare, un vino del sole e della gioia, della bellezza territoriale e popolare che accomuna Spagna e Sicilia. Un vino di quelli che ci convince anche nel prezzo (10 euro al banco assaggi, oltre le 15 in enoteca se lo trovate...) popolare e per nulla classista... un'altra pedina da aggiungere alla lista dei vini sotto le 20 euro, un'altro esempio di agricoltura di qualità accessibile a tutti. Quella che più ci piace.
Verdejo
Verdejo
Verdejo
Progetto interessante di eno-culturalità, ma molto diverso dal suo "vicino di vigna" Nino Barraco che percorre strade diverse, forse con più sicurezza
RispondiEliminaInteressante però il Dos Tierras 2011, che si abbina facilmente a tante tipologie di cibi, ma a mio avviso c'è ancora da lavorarci su...