Può piacere o no, ma non lascerà indifferenti... potete amarlo oppure odiarlo, ma non scende a compromessi. Un vino sincero e con personalità.... e non dimenticate... a Castagnole si é soliti dire: "Se qualcuno vi offre un Ruchè
é perché ha piacere di voi". Ecco io me lo sono comprato... ma se siete
da quelle parti e una piacente signorina vi offre un calice di Ruchè... mmm... non siate timidi!!
Una
cena al volo con un amico, dopo lavoro e ad ora tarda... abbiamo appena finito
di lavorare all'allestimento del bellissimo chiostro di Voltorre (VA) per
l'inaugurazione del centro ReMida (progetto dedicato al riciclaggio e recupero
di scarti industriali per realizzare opere artistiche) che si terrà il giorno
successivo... sono passate le 22.00 da un pezzo… ci fermiamo da me per una pizza
al volo, un paio di birre e le ultime direttive per domani. Ebbene sappiatelo,
quando si abita in un paesello di 5000 anime nelle prealpi varesine, é praticamente
impossibile trovare una pizzeria d'asporto ad ora tarda, soprattutto in una
serata infrasettimanale.
Così
un paio mollano il colpo e tornano a casa, pizzerie nelle vicinanze zero... rimaniamo in
due più la mia compagna anche lei in dirittura d'arrivo verso casa... ok...
"ghe pensi mi"... facciamo una pasta in cinque minuti... propongo la
nazional-popolare aglio-olio e peperoncino, di quelle che vanno bene a
qualsiasi ora e in qualsiasi circostanza. Poi ti ritrovi a casa bello
affamato... il tuo amico-ospite é persona di buona forchetta e il giorno prima
di ritorno dalla Costa Azzura ti ha portato una boccia di Bandol... che faccio
il braccino corto con una misera aglio-olio e peperoncino?
"Sentas
giò...va"... meglio far tardi e rischiare di andare a letto
"chini", ma facciamo le cose fatte come si deve, l’ospitalità è
sacra… nel tempo più rapido possibile stappo una bottiglia di Ruchè , scanniamo
un avanzo di pecorino sardo e metto in tavola due piattoni di pappardelle al ragù di fagiano. Forse un po' esagerato
per uno spuntino delle 23.00?? Ragazzi... quando si ha fame, una buona
compagnia e una boccia di rosso sul tavolo, credo sia doveroso non porsi
problemi di salute, ciccia o digestione...
Così
il nostro spuntino si trasforma nell'occasione per assaggiare e
"ammazzare" questo Ruchè di Castagnole Monferrato, acquistato l'anno
scorso alla fiera del tartufo di Moncalvo, direttamente dallo stand del sign.
Marengo. I più attenti ricorderanno di aver già letto su queste pagine il nome dell'Az. Agr.
Massimo Marengo, quando un anno fa vi ho raccontato della sua Barbera
d'Asti... un'ottima bevuta, fresca e piacevole per una bottiglia pagata solo
4 euro e mezzo!!
Approccio quindi al Ruchè con grandi aspettative, vuoi per
l'unicità di questo vitigno non famosissimo al di fuori del Piemonte… vuoi
perché mi aveva piacevolmente sorpreso la Barbera… vuoi perché la cantina si trova proprio
nel territorio di eccellenza del Ruchè, ovvero Castagnole Monferrato e questo
vino rappresenta il "pezzo forte" della produzione vinicola dell'
agricola Marengo.
Vi
rimando alla recensione della Barbera per le info relative a questa cantina (clicca
qui) e sfrutto questo post per scrivere due righe in merito a
questo vitigno poco diffuso, che qualche lettore "di passaggio"
potrebbe non conoscere. Il Ruchè è un
vitigno dalle origini piuttosto incerte, ma
probabilmente arriva nel 18°sec. dalla Borgogna. Viene coltivato nel Monferrato Astigiano, inizialmente commercializzato come vino da tavola o venduta come uva da taglio. Solo con la vinificazione in purezza di questa uva, si sono definite le caratteristiche di questo vino, che si contraddistingueva dal resto dei vini bevuti abitualmente, tanto da essere definito dalla gente di Castagnole "il vino della festa". Nel 1987 viene così sancita questa piccola D.O.C. piemontese, che nel 2010 diventerà D.O.C.G. I numeri oggi parlano di 400.000 bottiglie commercializzate e una sessantina di ettari vitati, compresi nei comuni di Castagnole Monferrato, Grana, Montemagno, Portacomaro, Refrancore, Scurzolengo e Viarigi, tutti in prov. di Asti. La disciplinare prevede l'utilizzo di almeno il 90% di uve Ruché, "tagliabili" con un 10% di Brachetto e/o Barbera.
Questa
versione di Marengo ricavata da una vigna di circa 4 ettari a Castagnole Monferrato, dimostra subito un carattere piuttosto forte. Nel bicchiere
si presenta scarsamente denso, con un colorito rosso rubino piuttosto scarico con
sfumature violacee. Al naso non fa sconti, parte subito all’attacco e ti satura
le narici. Intenso, persistente e vinoso con forte sentore alcolico (14%vol.), lasciando
in secondo piano i sentori speziati e le note erbacee-floreali, con poco spazio
per la frutta. Anche al palato conferma un carattere “tosto”… fluido e sapido,
secco ed alcolico, ha tannini da vendere e si fanno sentire. E’ quasi un vino
d’altri tempi, rustico e forte… ma notate bene… ho scritto “forte” e non
“robusto” o “muscoloso”!
Se
amate i vini concentrati e marmellatosi, se vi piace il taglio bordolese o il
vino langarolo di eleganza e finezza, lasciate perdere questo Ruchè. Non è un
vino moderno, ne tecnico, nemmeno possiamo definirlo equilibrato… diciamo pure che non è un vino facile… è per stomaci forti… ma al contempo ha caratteristiche ben delineate e sicuramente non assomiglia a
nessun altro. Può piacere o no, ma non lascerà indifferenti... potete amarlo oppure odiarlo, ma non scende a compromessi. Un vino sincero e con personalità.
Onestamente
questa versione di Massimo Marengo è un po’ troppo carica, sicuramente
schietta, ma un filo di equilibrio in più non avrebbe guastato, manca quel tocco di finezza e morbidezza che avrebbe garantito maggior facilità e
piacevolezza alla beva. A parziale scusante, ci metto l’annata 2010 non proprio favorevolissima causa maltempo, con frutti non del tutto maturi e quindi zuccheri non abbondanti. Ne risultano vini magri, poco polposi, poco profumati e piuttosto pungenti. Magari qualche anno in
più di bottiglia, avrebbe giocato a suo favore…. ci metto anche la cena
preparata al volo, la bottiglia stappata e bevuta… un vino con questa intensità
alcolica richiede almeno un’oretta di ossigenazione per “tranquillizzarsi” un
pochino.
Resta comunque un vino da scoprire, probabilmente non vi conquisterà al primo sorso,
farete un po’ fatica ad assimilarlo e a capirlo, ma bicchiere dopo bicchiere,
riesce a farsi apprezzare e a convincere.
Abbinamento
gastronomico obbligatorio con selvaggina assai "selvaggia" (diciamo in salmì…)
oppure con del formaggio stagionato e saporito. Per chi ama ascoltare musica
mentre sbevazza, ci sono 2 strade percorribili. La prima (sconsigliata), è
agire in contrapposizione alle caratteristiche del Ruchè di Marengo... il che
significa equilibrare il tutto “jazzando” qualcosa di tranquillo in sottofondo.
La seconda (consigliata) è andare in sintonia con il vino, per valorizzarne il
carattere. A questo punto dovete alzare il volume di qualche decibel (quanto
basta per rendere impossibile la conversazione) e sparare un cd che sappia
suonare spigoloso, potente, allucinato e al contempo vintage... ma che abbia stoffa all’orecchio
dell’ascoltatore più attento e preparato in materia… direi che il primo omonimo album dei Queen of the Stone Age ci sta alla perfezione!
Non sarà per tutti i palati, ma
se amate vini rustici, sinceri e non omologati, qui cascate a fagiolo… e vi
bastono solo 7 euro…. Magari provate altre annate meglio riuscite... Non dimenticate... a Castagnole si é soliti dire: "Se qualcuno vi offre un Ruchè é perché ha piacere di voi". Ecco io me lo sono comprato... ma se siete da quelle parti e una piacente signorina vi offre un calice di Ruchè... mmm... non siate timidi!!