PASSAGGI ETILICI… Eno-racconti ad alta
gradazione alcolica.
Abito nelle Prealpi varesine. 354 m.s.l.m. una
decina di chilometri a nord della grande pianura e una dozzina a sud dalle
valli e comunità montane che si snodano dalla città di Varese fino al confine
svizzero.
Siamo ad inizio Ottobre e la gente inizia a
rinchiudersi in casa. E’ una fase di down… le ferie sono finite per tutti, si
rimettono in moto le fabbrichette e si riattiva il popolo delle partita
i.v.a. Il fervore estivo fatto di
pomeriggi al lago, pic-nic al Ticino e serate
in allegra compagnia tra griglie arroventate è ormai un lontano ricordo, e
l’autunno entra dolcemente nelle nostre esistenze accompagnandoci verso il
rigido e nebbioso inverno padano-prealpino. Ce ne stiamo così… immobili e
rassegnati… mentre alla tv un
giornalista ci rifila una “presunta” notizia che vale la prima pagina di un “presunto”
telegiornale… Immagini ed interviste ci
ricordano che le spiagge siciliane sono ancora affollate. Ecco i qualunquisti
commenti di invidia per i nostri abbronzati connazionali del sud, che possono
ancora godere dell’estate e ci sembrano le persone più fortunate del mondo, che
vivere li… sia molto più figo che vivere qui.
E’ vero, in questo periodo manca un po’ di “vibra”, ma vuoi mettere le bellezze dell’autunno che sta arrivando? Oilà, dico a te, che ti intristisci tra il bar e Sky? Hai mai provato a farti un week-end nelle Langhe in autunno? Vabbè non sai neanche dove e cosa sono le Langhe… sei persona da spritz all’aperitivo… ok… ma sono convinto che molti altri, come me sanno che questo è un periodo dell’anno speciale e ricco di emozioni.
Il profumo delle foglie umide durante una camminata nei boschi, il sole “che
ancora scalda” le ultime mangiate all’aria aperta, i colori “caldi” delle vigne,
con le suggestioni cromatiche dal verde,
all’ocra, al rosso, che rapiscono la sguardo e gonfiano il cuore. E’ l’autunno delle osterie che vanno a
riempirsi, dei fumanti cartocci di caldarroste e del nazional-popolare rito
della sagra paesana, per alzare un calice in compagnia senza distinzione di età
e classe sociale. E’ un autunno rosso, perché questo è il colore predominante.
Fosse per me ad Ottobre mi trasferirei
dall’altra parte del lago Maggiore, in quel Piemonte che rappresenta l’emblema
dell’autunno. Dall’alto Piemonte al Monferrato, i colli Tortonesi e le Langhe,
è tutto uno scoppiare di colori e suggestioni, mentre si consuma e si rende
omaggio al centenario rito della vendemmia. E’ un periodo di convivialità, dove
il vino fa da collante, riprendendosi il suo ruolo alimentare e culturale. E’
il periodo del lavoro contadino, dell’uva vendemmiata e calpestata da sapienti
e dinamici piedi, è il rito e il simbolo dell’unione tra l’uomo e la terra, è
il frutto di una scelta di vita e di una tradizione da portare avanti. E’ il vino
che sa smarcarsi dalle guide e dalle classifiche, che esce dai salotti buoni e
torna nella strade e nelle piazze, che sa essere sociale e popolare quasi
politico… è l’autunno partigiano di Alba liberata il 10 ottobre del 1944, è
l’autunno caldo dei metalmeccanici della Fiat. Questo è un periodo di anima e
cuore, di colore e calore, di passione e condivisione.
Non so se ci avete mai pensato quando stappate una
bottiglia, ma un buon vino deve
racchiudere tutto questo, ma soprattutto deve essere l’espressione
dell’imprescindibile connubio tra la vigna e il suo viticoltore.
Per questo motivo ho scelto di iniziare PassaggiEtilici con il racconto di 3 vini e dei suoi viticoltori. 3 bottiglie scelte dal catologo di Avionblu,
che ben si sposano con l’idea di autunno, ma che sono soprattutto la storia di 3
“vignerons”. 3 produttori veri, 3 “personaggi” se mi passate il termine…
persone che hanno un forte legame con la vigna e la loro terra, vignaioli di
tradizione, ma non “tradizionalisti” a tutti i costi… 3 contadini eclettici nel
reinterpretare la tradizione, che hanno saputo ripartire, rigenerarsi, mettersi
in gioco e rischiare. Hanno voluto ridare vita e lustro a vigne ormai perdute,
riportare all’attenzione degli appassionati e della critica, vini quasi
scomparsi o su cui nessuno avrebbe più scommesso un centesimo. Due piemontesi e
un trentino, due vini rossi e un bianco… tre produttori molto apprezzati…
parleremo di loro e dei loro vini che andrò ad assaggiare… sperando di trovare
(e magari consigliarvi) il giusto vino con l’autunno dentro.
Sono riuscito ad incuriosirvi almeno un po’? Fuori i nomi? Allora vi anticipo
qualcosa… si parte con un bianco, non uno estivo da abbinare all' impepata di cozze mentre siete in vacanza al mare. Vi parlo di un bianco strutturato e longevo, prodotto dall’uomo che è l’emblema del Timorasso. Dai colli tortonesi
ecco Walter Massa, esplosivo produttore che ha ridato vita e gloria a questo autoctono
vitigno. Un grande bianco per l’autunno appena iniziato. Con l'abbassarsi delle temperature si iniziano ad accantonare i bianchi "estivi" e stappare grandi quantità di rossi. Ne assaggerò due e anche in questo caso parto da un produttore che ha avuto il coraggio di salvare un vitigno autoctono dall’oblio. Sto parlando
di Augusto Zadra detto "El Zeremia" e delle sue centenarie vigne di Groppello. Per concludere ecco il vino simbolo dell'autunno...(almeno per il sottoscritto che ama abbinarla al risotto con i porcini, o con l'ossobuco) la Barbera. Stapperò quella prodotta da Sergio Germano, “il gigante buono”, un tradizionalista langarolo mai domo, eclettico al punto tale, che tra i grandi cru di Serralunga, lui riesce a guadagnarsi “bicchieri” e “chiocciole”
con un riesling!
Rimanete sintonizzati ne leggerete delle belle....e se troverete questi vini interessanti.... sapete dove trovarli. (clicca qui)
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