...non posso che
rimarcare rispetto e stima per Sergio e la sua Barbera, tecnicamente ben
fatta senza mai risultare "costruita" o poco sincera.. Terroir+vigna+vignaiolo... la cantina Ettore Germano é sul pezzo!
Secondo stappato per la rubrica Passaggi
Etilici in collaborazione con Avionblu...
ecco a voi il vino simbolo dell'autunno (almeno per il sottoscritto), ovvero la Barbera.
Come
raccontavo nel post introduttivo di questa trilogia "Impressioni
d'autunno", questo periodo dell'anno sa molto di Piemonte e visto che
parliamo di Barbera d’Alba… sa molto di Langhe, terra autunnale per eccellenza. Le ultime foglie verdi, quasi invisibili in un mare
di tonalità calde e autunnali che rapiscono lo sguardo e gonfiano il cuore.
Giallo, rosso, rame, ocra... per chi ama il vino é una suggestione che non ha
paragoni. Si respira nell'aria un profumo langarolo, lo vedi, lo senti sulla
pelle, ti entra nel naso quella sensazione unica di terra, uomini, vino, storia
e cultura. Ci sono tante belle zone vitivinicole in Italia, ma le Langhe hanno
un fascino e una storia che le rendono uniche. E' tutto un sali e scendi tra
dolci colline, con le cascine e i borghi su in cima, a dominare un anfiteatro
naturale di vigne variopinte. Nelle prime ore del mattino c’è una nebbiolina pungente e
una sensazione di quiete che ti riappacifica con il mondo. Visivamente indescrivibile tanta bellezza mentre si scollina tra le varie
sottozone, attraversando le innumerevoli vigne ormai vendemmiate ma
cromaticamente ineccepibili.
Queste le impressioni d'autunno nelle Langhe. E poi c’è la
gente, il popolo "langarolo" che vive nel nome del vino e delle tradizioni, un
popolo di contadini che amano e rispettano la loro nobile terra. Lo capisci dai
loro racconti, le loro storie, osservandone i loro volti e le loro mani, il
loro carattere tipicamente "piemontese". E' un popolo che tra queste
colline ha fatto la resistenza e ancora oggi cerca di resistere, rimanendo
ancorato alle proprie tradizioni. Forse in molti potranno contraddirmi, potranno
dirmi che anche qui il vino è un grande business, che non è più come una volta
ecc… ma lasciatemi la poesia e le suggestioni che questa terra mi trasmette
ogni volta che la calpesto…
L'ultima cosa che mi passa per la mente quando penso alle Langhe é
lo Sperss di Angelo Gaja, la cantina-capannone di Terre da Vino o l'acino
futurista di Ceretto.
Questo significa ammirare e rispettare solo i langaroli intransigenti e
tutti di un pezzo aggrappati al passato e alle tradizioni? Solo in parte, perché ci sono
tanti viticoltori bravi, giovani ed eclettici che hanno saputo scrivere la loro
personale storia nel presente, partendo e rispettando le tradizioni e la cultura vitivinicola che
questo terroir ha tramandato loro da generazioni in generazioni.
Per questo voglio
elogiare un produttore a suo modo unico nella sua semplicità, nella sua
capacità di essere un langarolo tradizionalista ma mai fermo o affossato nel
passato, inarrestabile e mai domo,
sempre pronto a mettersi in gioco ed accettare nuove sfide. Uno che sa il
fatto suo, capace di intrecciare tecnica, passione e terroir... tradotto, gioia pura per
il palato di ogni wine-lover. Lo chiamano il "gigante buono delle Langhe"... signore e signori ecco a voi Sergio Germano, vignaiolo in
Serralunga di una cantina a conduzione familiare che porta il nome del padre
Ettore. Viticoltori per tradizione e vocazione, a partire dal lontano 1856, con 6 ettari vitati sulla
collina Ceretta, nel cuore del Barolo.
Oggi con Sergio siamo alla quarta
generazione, ed é proprio grazie a lui che la cantina si consolida... si
acquistano nuovi appezzamenti, si lavora scrupolosamente in vigna, si punta ad
una produzione di qualità e si iniziano ad ottenere i primi riconoscimenti.
Come ho scritto sopra Sergio ama le sfide e non si limita alla tradizionale
produzione di Serralunga (che nel frattempo é passata da 6 a 10 ettari), ma decide di
investire in alta langa a Cigliè, acquistando 5 ettari destinati alla
produzione di vini bianchi come Riesling Renano, Chardonnay e Pinot Nero per la
produzione di spumante. Una vera e propria sfida in una terra celebre per la
produzione di rossi. Sfida vinta con calma, saggezza, passione e lavoro, tanto
che oggi il vino più "premiato" e decantato é nientemeno che il
Riesling Herzu. Ma guai dire a Sergio Germano che i suoi bianchi
"sperimentali" hanno superato i "rossi" di Serralunga!
La
scelta produttiva si basa sull'idea "borgognana" di produrre più
varietà di vini molto caratteriali, partendo da piccoli appezzamenti.
Un'azienda medio piccola con 15
ettari vitati e una produzione di 80.000 bottiglie, da
cui si ricavano ben 15 tipologie di vino, con ben 4 cru di Barolo. Non siamo
quindi al cospetto di una grande vigna, ma tanti piccoli appezzamenti, ognuno con le sue caratteristiche, i più
grandi dei quali raggiungono "solo" i 2 ettari, mentre alcuni
cru sono addirittura inferiori all'ettaro.
La bottiglia
che vado a stappare, ovvero una Barbera d'Alba superiore del 2010, denominata
Vigna della Madre, che si contraddistingue dalla Barbera classica di Serralunga
ricavata da vigne più giovani e affinata in solo acciaio. Di questa versione
superiore ne vengono prodotte all'incirca 8-9.000 bottiglie l'anno, ricavate
dall'uva della piccola e storica vigna di un ettaro su terreno calcareo,
impiantata a Barbera nel 1978, con una resa di 63 hl/ha. La vendemmia avviene
ad inizio ottobre, mentre la fermentazione ha una durata di 7-8 giorni sulle
bucce e termina in piccole botti di rovere francese. L'invecchiamento
proseguirà per 12 mesi, prima di concludere con 6 mesi di affinamento in
bottiglia.
Prima di raccontarvi del bevuto, voglio fare una premessa questo é
un ottimo vino. Fatto veramente bene, sia da un punto di vista tecnico che
emozionale. Lo voglio dire a scanso di equivoci, perché quando si parla di vini
proveniente da un terroir "mito" come quello langarolo, c'è sempre
chi punta il dito e storta il naso nei confronti dei vini elevati in barriques
(e in parte mi ci metto dentro pure io!!). Vi dico solo di non essere
prevenuti... almeno non con un sign. vignaiolo come Sergio Germano.
Andiamo...
nel bicchiere é "bellissimo", fluido, pulito, elegante, un rosso
rubino intenso con leggere sfumature granato. Al naso si dimostra da subito
vino di bella complessità olfattiva. E' intenso e persistente con buona vena
alcolica (14%vol.), senza però spingere esageratamente sull'acceleratore. Non
é un vino timido ma nemmeno invasivo o "saturante" come capita con
alcuni vini "alcolizzati". Qui c'è il giusto nerbo a sostenere un
bouquet pieno e piacevole, dove a predominare sono le note di frutta rossa
matura e sottobosco, accompagnate da sentori speziati più pungenti. In
"sottofondo" ad avvolgere e addolcire il tutto, vaniglia e
liquirizia. Al palato risulta asciutto e sapido, riempe bene la bocca e dimostra da subito una certa importanza. E' caldo e avvolgente, con buona struttura e corpo, una trama tannica fitta ma mai sopra le righe, il tutto equilibrato da una buona vena acida che conferisce freschezza e dinamicità. Penso sia il punto di forza di questa Barbera, ovvero un utilizzo intelligente del legno. A differenza di altri vini barricati, dove domina il legno, il muscolo e la polpa marmellatosa, qui (grazie anche alla spiccata acidità di quest'uva) la beva risulta assai piacevole e mai pesante, quasi croccante e con buona fragranza.. una bella apertura quindi, verso un finale fresco con un ricco e dolce retrogusto che richiama le sensazioni olfattive del naso.
Un gran bel vino, nel suo essere semplice ma al contempo ben articolato... qui ci sono tutte le caratteristiche che si vanno a cercare in un buon vino, ma senza strafare.. un po' di tutto ma ben bilanciato. Forse, giusto per fare il bastian contrario e trovare il classico "pelo nell'uovo", da un vino "del popolo" come é sempre stata la Barbera (quello che si comprava in damigiana quando ero ragazzino...), questa "Vigna della Madre" é una versione quasi troppo ben fatta, perché da una Barbera ti aspetti sempre un tocco di rusticità e ruvidezza. E' più una suggestione personale che una critica... non dimentichiamo che siamo al cospetto di una signora Barbera d'Alba superiore elevata in barriques da 16 euro... quindi credo sia doveroso scegliere questo vino proprio perché ne rappresenta l'espressione più nobile ed elegante del vitigno.
Per concludere il vino vale il prezzo del biglietto.. poi su queste cifre ci sono un sacco di vini in alternativa, quindi va a gusto personale la scelta della boccia giusta. Quindi il vino mi é piaciuto e mi aspetto ulteriori interessanti sviluppi in futuro, trattandosi di un vino con buona struttura e longevità.
Nel consigliarvi un abbinamento gastronomico classico ( per me barbera=risotto con i funghi) vi rimando all'ascolto di un rock classico e tendente al folk, giusto per non alzare troppo il volume e rimanere in pace con il paesaggio langarolo, ecco... un songwriter come fù Elliott Smith potrebbe starci bene. In attesa di assaggiare i suoi "sperimentali" bianchi, non posso che rimarcare rispetto e stima per Sergio e la sua Barbera, tecnicamente ben fatta senza mai risultare "costruita" o poco sincera.. Terroir+vigna+vignaiolo... la cantina Ettore Germano é sul pezzo!
dalla dscrizione deve essere un gran bel vino
RispondiEliminap.s Ceretto fa pagare 15 euro per visitare la sua tenuta!! :-)