...Un
tradizionalista-reazionario. Carismatico e passionale, un po' genio e sregolatezza, é lui l'uomo del
rinascimento dei colli Tortonesi. Un vignerons vero senza compromessi. Quindi
per associazione di idee se mi dici Timorasso... ti rispondo Walter Massa!!
Esiste una ristretta cerchia di produttori che rappresentano una garanzia
per il consumatore. Bottiglie che compreresti a scatola chiusa, bottiglie che
compri senza neanche stare a guardare il prezzo (se puoi permetterti di non
guardare il prezzo ovvio… ma anche i meno “possibilisti” per queste bottiglie,
uno strappo alla regola lo fanno...), basta nominare il produttore e sei sicuro
di ritrovarti in cantina un grande vino, anche nelle annate meno convincenti
non ti deluderà. Basta saperlo aspettare, prima o poi il suo carattere verrà
fuori.
Sto parlando di vignaioli che hanno saputo diventare un punto di riferimento
indiscutibile per una determinata tipologia di vini. Se facciamo il gioco delle
"associazioni di idee" in campo enologico, ecco che ti dico Bartolo
(e oggi Teresa) Mascarello o Beppe Rinaldi, appena sento dire Barolo, se mi dici
Brunello, tac, in automatico dico Biondi Santi, per l’Amarone della
Valpolicella dico Quintarelli etc…etc… Tre nomi scritti di getto, i primi che
mi sono venuti in mente. Provate voi adesso ad aggiungerne altri… pensate a
uomini e cantine, diventate l’emblema di un vitigno… che hanno saputo
guadagnarsi rispetto e stima (anche internazionale), perché sono loro i primi a
nutrine per quel vitigno, quel terroir e la sua storia. Rendere grande un vino,
finire sulle guide di mezzo mondo, rimanendo sempre fedeli a se stessi e alla
propria idea “culturale” di vino. Non hanno bisogno di farsi pubblicità o
inventarsi strane diavolerie (tipo blend super-qualcosa) per attirare l’attenzione
e aumentare i fatturati… per loro parla la storia, il rispetto guadagnato sul
campo, la devozione degli appassionati, le emozioni che riescono a trasmetterci
con un bicchiere di vino. Vignaioli eretti a simbolo di una cultura vinicola di
cui ne sono coraggiosamente custodi.
Ecco a voler aggiungere qualche nome ai 3 menzionati sopra, sicuramente ci
metto il sign. Walter Massa, forse meno "famoso" e vignaiolo di un
terroir meno nobile e rinomato rispetto alle Langhe, Montalcino ecc..., ma che
sicuramente é custode della tradizione e delle cultura vinicola del suo
territorio (i colli Tortonesi), fino a diventare il produttore simbolo di un
vitigno storico e straordinario come il Timorasso, realizzando un vino di
altissimo livello, che nel corso degli anni ha saputo guadagnarsi la stima e il
rispetto degli appassionati di mezzo mondo. I suoi vini bianchi non sfigurano
al fianco dei grandi produttori di Borgogna, sono elogiati dalle guide e
decantati dagli eno-critici, siano essi tradizionalisti tutti d’un pezzo, o
amanti dei vini più moderni. Una cosa è certa… di fronte ad una bottiglia di
Timorasso dei vigneti Massa si è tutti d’accordo. Come é riportato in etichetta..
"un territorio, un vino, un vitigno" e io ci aggiungo "un
vignaiolo", perché senza il passionale e coraggioso lavoro di Walter,
probabilmente oggi non saremo qui a parlare del Timorasso. Un
tradizionalista-reazionario. Carismatico e passionale, un po' genio e sregolatezza, é lui l'uomo del
rinascimento dei colli Tortonesi. Un vignerons vero senza compromessi. Quindi
per associazione di idee se mi dici Timorasso... ti rispondo Walter Massa!!
Ecco a questo punto caro amico lettore, hai 2 possibilità:
A) Spendere altri 5 minuti del tuo prezioso tempo
e leggerti tutto quello che scriverò su questo "numero uno" dei colli Tortonesi.
Ne vale la pena se non conosci questo produttore e il suo Timorasso.
B) Tieni stretto il tuo prezioso tempo,
grazie per l’attenzione e arrivederci. Walter Massa lo conosci bene e sai tutto
sul suo Timorasso. O magari non sai nulla, ma ti è bastato scoprire che produce
un bianco “made in Italy” che se la gioca alla pari con i più importanti
bianchi di Borgogna e Alsazia per convincerti che questo è un vino da provare
almeno una volta nella vita.
Per tutti quelli che hanno scelto la proposta A ecco un veloce riassunto
sulla storia dei vigneti Massa, così capirete perché Walter Massa e Timorasso
sono due nomi imprescindibili. La famiglia Massa coltiva la vite in quel di
Monleale dalla fine dell'ottocento, la svolta però ha inizio sul finire degli
anni '70 con l'arrivo di Walter ai comandi. Terra di classici rossi come
Barbera e Croatina, fin dall'antichità esiste anche un'autoctona uva bianca
chiamata Timorasso, poco considerata dai viticoltori locali, alla quale hanno
preferito il Cortese, altro vitigno a bacca bianca tipico di queste zona. A
metà degli anni 80 il Timorasso é in via di estinzione, si conta giusto un
ettaro vitato con questa tipologia di uva, contando anche le vigne incustodite
e le piante dei giardini privati.
E' qui che entra in gioco Walter. Crede nel Timorasso, é convinto che
sia un' uva dal grande potenziale. Con grande testardaggine inizia a coltivarla
e a fare esperimenti in cantina, ottenendo i primi risultati incoraggianti. Il
punto di svolta nel 1996, quando Walter passa alla macerazione sulle fecce
nobili per periodi piuttosto lunghi, tecnica già adottata da alcuni viticoltori
friulani, che permette al Timorasso di esprimersi al meglio. Da allora ad oggi
é un susseguirsi di successi e attestati di stima. Si passa da 1.5 ettari di vigneto a
Timorasso agli attuali 9, mentre in tutta l'area dei colli Tortonesi si arriva
ad un totale di circa 50
ettari e una trentina scarsa di produttori. In totale
sommando anche i rossi, ai Vigneti Massa si coltivano 22 ettari di vigna per
una produzione di circa 100.000 bottiglie.
Il Timorasso, che come avete capito, é l'emblema di questa cantina, viene
prodotto in 3 versioni, il Derthona (che potremmo definire il Timorasso base di
Massa), e due versioni cru come il Derthona Sterpi e il Derthona Costa del
Vento, il primo ad essere commercializzato e prodotto in sole 2.000 unità. Il
vino che vado ad assaggiare é proprio il Costa del Vento 2010. Realizzato con
uve Timorasso in purezza vendemmiate da una vigna di 2 ettari su suolo
argilloso-calcareo, con una resa di circa 70 ql/ha.
La caratteristica che
contraddistingue i vini di Walter é la scelta di puntare su una lunga fase di
macerazione sulle bucce (circa un anno), seguita da altri 12 mesi di
affinamento direttamente in bottiglia. Ne deriva un vino unico e con un grande
potenziale di invecchiamento. Come i grandi bianchi di Borgogna, il Costa del
Vento non si offende se viene dimenticato in cantina.
Prima indicazione da non sottovalutare è l’annata. Come ho scritto questo
vino non fa legno e l’affinamento in bottiglia gioca un ruolo importante nella
fase di maturazione. E’ un vino di grandissima longevità che meriterebbe di
essere stappato non prima dei 4 o 5 anni. Io invece vado ad assaggiare l’ultima
annata, quindi non ancora pronto al 100%. Fatta la dovuta
precisazione sulla giovane età di questa bottiglia, ecco cosa mi sono ritrovato
nel bicchiere.
Alla vista già notiamo la "diversità" di questo vino. Un giallo
oro di rara brillantezza e luminosità. Fluido, pulito, tecnicamente ineccepibile.
Al naso é come prendere tutti i sentori e gli aromi tipici dei vini bianchi,
frullarli insieme, et voilà... un incredibile bouquet che sa essere esplosivo
ed intenso, di grande persistenza ma al contempo qualitativamente fine, mai
aggressivo, in grado di sfoggiare una gamma olfattiva variegata e ricca di
sfaccettature. E' salino e minerale, con la frutta in secondo piano, dove a
spiccare sono le note più pungenti di limone e mela verde. Non mancano i
sentori erbaceo-floreali, ma soprattutto una più calda e coinvolgente
sensazione mielosa. Un naso in continua progressione, che ad ogni
"sniffata" sa regalare nuove sensazioni aromatiche. Esuberante e
dinamico, complesso ed emozionante. Da notare la grande potenza alcolica di
questo vino (14.5%vol.), in grado di sostenere il bouquet lavorando
sottotraccia, senza mai pungere o saturare. Al palato prosegue quanto iniziato
al naso, attacca minerale e sapido, un bel sapore amarognolo che dona
freschezza, prima di "ingrassare" ed esplodere croccante e polposo,
dolce e caldo, denso e concentrato. Ci abbandonerà lentamente con retrogusto di
mandorle tra il dolce e l'amarognolo.
Corpo e grande struttura. L'unico appunto fattibile é dovuto alla giovane
età di questa bottiglia. Come ho scritto sopra deve maturare e attualmente
risulta ancora un po' scomposto, leggermente nervoso. Ma il bello é anche
provarlo giovane e scoprire quanto sia già incredibilmente amabile e godibile.
Quasi emoziona immaginare l'evoluzione futura di questo Costa del Vento.
Personalmente sono un amante dei bianchi leggeri, freschi, beverini, estivi e
ben adattabili ad una funzione alimentare. Ma per la prima volta anche al
cospetto di un vino così strutturato, ricco e "autunnale", la beva é
risultata incredibilmente piacevole e mai austera.
Impressiona ancora una volta questo vitigno (avevo già parlato con
entusiasmo del Timorasso
San Vito dei compagni di Valli Unite) capace di dare grandi risultati, ma
impressiona altrettanto la capacità di Walter Massa nel regalarci un vino degno
rappresentante del carattere "esuberante" e "tenace" del
suo vignaiolo.
Che altro aggiungere, fate l’investimento perché ne vale la pena. Il prezzo di
questo cru Costa del Vento è piuttosto impegnativo, siamo sulle 35 euro, che
per un bianco non è poco. Comunque li vale tutti, dovete solo avere la pazienza
di saperlo aspettare qualche annetto. Diciamo quindi che si tratta di un
investimento per il futuro, oppure se proprio non resistete o non avete
possibilità di conservare il vino a lungo in un luogo idoneo, provate a
recuperare qualche annata più vecchia.
A differenza dei bianchi più beverini, che spesso utilizziamo in abbinata al
pesce, il Timorasso per struttura e carattere è un vino che ben si sposa con i
sapori più rustici dell’autunno. Formaggi anche saporiti, carni bianche agli aromi
ecc…
Musicalmente pensando al vino e al suo produttore mi vengono in mente i Dinosaur Jr. Anche loro arrivano dalla metà degli anni 80 from Massachusetts, con un sound che sa regalarci ballate indie-rock che prendono
il cuore e pezzi più sonici e trascinanti. J. Mascis ne é il mentore, con quel timbro vocale un po’
stonato e un po’ scazzato, ma in grado di disegnare melodie accattivanti e mai banali. Ecco un nerd, uno che non se la
tira, ma che ci regala alcune tra le più “bellissime” perle dell’indie rock
americano. Un po’ come il nostro scapigliato Walter, che da un terroir un po’
nerd, riesce a tirar fuori delle gemme senza paragoni, vini che hanno cuore e grinta come le songs dei dinosauri.
Un vino che non si discute, un uomo che è vignaiolo nel dna. Uno di quei
vini da provare almeno una volta nella vita mentre ascoltate Where you been dei Dinosaur Jr. Fatte attenzione però... troppe emozioni tutte insieme potrebbero essere pericolose.
effettivamente il prezzo e' molto impegnativo
RispondiEliminaalmeno per le mie tasche
credo che optero' per la versione base derthona
almeno per cominciare :-)
grazie per la recensione
deve essere veramente un grande vino !!
Vedrai ti piacerà un sacco anche il derthona base... anzi.. da molte guide, oggi che non vanno più di moda i vini di grande struttura, assegnano punteggi migliori al derthona che non ai due cru...
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