...da oggi lo sapete, non solo mele Melinda in Val di Non, c'è anche un piccolo produttore di vino "storico" e sincero che merita la nostra attenzione.
Terza ed ultima bottiglia stappata per questa prima somministrazione di vini
“autunnali”. Dopo un bianco e un rosso dal Piemonte, passiamo ad est, diretti
in Trentino, altra regione italica dove l’autunno riesce a regalare emozioni
forti. Quando ho scelto questi 3 vini dal catalogo di Avionblu, ho puntato un
po’ a colpo sicuro sui due piemontesi e un po’ per curiosità su questo
Groppello… non l’avevo mai assaggiato prima e non sapevo esattamente cosa
aspettarmi, ma più raccoglievo informazioni in merito, più rimanevo affascinato
dalla storia di questo antico vitigno salvato dall’oblio e diventato simbolo della
biodiversità di un’intera valle.
Se ho elogiato Walter Massa per aver
ridato vita al Timorasso, altrettanto devo fare con Augusto Zadra detto “El
Zeremia”, vignaiolo autentico, fortemente legato al territorio, capace di
salvaguardare con orgoglio, le centenarie viti di Groppello di Revò (tipiche della Val di Non, da non confondere con gli altri Groppelli della zona del Garda ) dall’invasione delle mele e
diventarne il produttore simbolo, tanto da coltivare (circa un ettaro e mezzo) e produrre solo vini
ricavati da questa autoctona uva (2 tipologie).
Attualmente Zadra produce tutto in casa, grazie alla nuova cantina che gli consente di seguirne personalmente tutto il processo produttivo, mentre in passato (quindi anche per questa bottiglia del 2008) si appoggiava alla cantina Pravis per la vinificazione e l'imbottigliamento. L'età di queste particolari viti vanno dagli 80 ai 120 anni e sorgono su un suolo argilloso-sabbioso. La vendemmia avviene nella seconda metà di ottobre, con una resa di 60-80 ql/ha. Vinificazione e maturazione avvengono in acciaio, mentre per l'affinamento ci si affida alle barriques (circa un anno) e alla bottiglia (circa 6 mesi).
Osservando il vino nel bicchiere ci si fa subito un'idea.… color rosso
rubino brillante che sfuma nel porpora, decisamente fluido,
piuttosto dinamico e di buona trasparenza. Si avverte una certa
sensazione di leggerezza, e così sarà… Se mi concedete il termine "poco tecnico", alla domanda
<Com'è questo Groppello?> risponderei <carino…>. E' ben
fatto, ha il suo perché, ma non è riuscito ad entusiasmarmi. Pensate ad un
buon centrocampista, di quelli diligenti che tengono la posizione ed eseguono
alla lettera le istruzioni del mister. Ha piedi buoni e buona tecnica, ma se non lo nomina il telecronista quasi non ti accorgi della
sua presenza in campo. Ricopre il suo ruolo senza sbavature, ma non riesce mai
ad essere decisivo. Gli manca la grinta e il mordente del miglior Gattuso, non ha la
tecnica e l’eleganza di un Pirlo, ma soprattutto, scordatevi la
giocata che infiamma lo stadio di un Alex Del Piero. Ho reso l’idea?
Metafora nazional-popolare a parte, è il primo Groppello che bevo, ma la sensazione è che da questa storica uva,
neanche il suo produttore simbolo riesca a tirarne fuori un vino
importante. E’ tecnicamente ben fatto, discreto per struttura e persistenza. Il
naso non è particolarmente variegato e a spiccare sono le note di frutta rossa,
abbinate a sentori più speziati. Un
ventaglio olfattivo semplice e mai esplosivo. La beva risulta piuttosto
piacevole e snella, leggermente piccante, con il legno che smussa un po' gli spigoli... è un vino che denota una buona funzione
alimentare, grazie anche ad una interessante acidità che conferisce freschezza. Risulta gradevole, ma manca in
lunghezza e profondità, dal primo all’ultimo sorso rimane costante e fine a se
stesso, senza evolvere o riuscire ad incuriosire ed emozionare.
Rileggendo quanto ho scritto, devo ammettere che può sembrare un giudizio
decisamente negativo. Non è proprio così… diciamo che il vino non è affatto
male, anzi, ma da un vitigno autoctono con oltre 100 anni di
età mi sarei aspettato qualcosa di più particolare e ricercato, qualcosa di più
coinvolgente ed emozionante, un vino che nel bene o nel male, faccia discutere i
commensali…. invece rimane “solo” un buon vino, semplice, sincero, onesto (che é già gran cosa se paragonato a certi vini "costruiti" per le classifiche di Luca Maroni!!).
Questo il giudizio “tecnico” se così si può dire… (non essendo un tecnico perché dovrei dare un giudizio tecnico? non lo so...) ma non posso esprimermi esclusivamente sul bevuto, senza considerare il grande lavoro di recupero e salvaguardia di questa
uva autoctona da parte del sign. Zadra… Il rapporto imprescindibile tra terroir,
vignaiolo, storia, cultura ecc… per questo il Groppello di Revò merita la nostra
attenzione e si attesta come un vino a suo modo “importante” nel panorama
nazionale.
Negli ultimi decenni abbiamo visto il primeggiare delle monoculture
intensive, i terreni impoveriti da concimi e pesticidi chimici,
agro-imprenditori che puntano unicamente sui prodotti che hanno più mercato e
garantiscono fatturato. E’ successo anche in Val di Non, dove le vigne sono
state estirpate per lasciare spazio ai meleti, rischiando di azzerare le
biodiversità di una valle così ricca di sfumature. Per questo oggi più che mai,
bisogna valorizzare la scelta controcorrente de “El Zeremia”. Riappropriarsi e rivalutare un
vitigno storico del suo territorio, il “tenere duro” ai cambiamenti, innescare come vignaiolo,
una pratica di resistenza nei confronti di un sistema che anche in
agricoltura punta a favorire i grandi produttori. Non dimentichiamoci che un bicchiere di Groppello di Revò racchiude anche
tutto questo.
Costo della bottiglia sulle 18 euro, troppe se pensiamo al bevuto
(innegabilmente su queste cifre si possono trovare vini molto più interessanti, basta pensare alla Barbera di Ettore Germano assaggiata recentemente)
ma giustificate per tutto quello che c’è dietro alla produzione di questo vino.
Gradazione alcolica sui 13%vol. e reperibilità (se lo volete direttamente a casa senza troppo cercare in giro) presso Avionblu.
A voi la scelta, non entrerà nel top ten dei vini della vostra vita, ma
merita un acquisto “intelligente” a sostegno del progetto di rivalutazione di
queste antiche vigne autoctone. Da oggi lo sapete, non solo mele Melinda in Val di Non, c'è anche un piccolo produttore di vino "storico" e sincero che merita la nostra attenzione.
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