Barolo Grignorè in Serralunga... storia di un nobile "cru", che oggi non si produce più... e c'è chi svende le ultime bottiglie rimaste...
Questa é la storia di un nobile sconosciuto, o meglio di un vino che é stato per pochi e che tra un po' non sarà più per nessuno. Cerco di fare ordine e chiarezza... ecco di cosa si tratta. Allora, per una serie di passamani e avvenimenti che non starò qui a raccontarvi, una quindicina di giorni fa mi viene regalata questa bottiglia di Barolo. Produttore Ceretto, una delle più conosciute e blasonate (anche a livello mediatico) cantine langarole, non tra i miei produttori del cuore, ma sicuramente di valore e di cui ho già avuto modo di scrivere, raccontandovi del loro Barbaresco Asij, a cui vi rimando per leggere un po' di notizie in merito a questa storica famiglia di viticoltori.
Insomma, non é poi così difficile imbattersi in una bottiglia di Ceretto, anche se non l'avete mai cercata... rimango comunque sorpreso dalla bottiglia, annata 1999, definita dagli esperti eccezionale o comunque molto buona, etichetta numerata e produzione limitata a 2492 bottiglie, ricavate dal vigneto Grignoré, piccola parcella in Serralunga. No sono un eno-strippato, ma da appassionato, se bevo una bottiglia, soprattutto di un certo livello, mi piace raccogliere qualche informazione in merito, sul produttore, sulla vinificazione ecc.., per farmi un'idea più precisa in merito, che non sia limitata al semplice esame organolettico. Oggi con tutte le informazioni a portata di click, niente di più semplice, soprattutto i produttori più importanti (quelli che curano il marketing), hanno siti dettagliati ed esaustivi.
Vado sul sito di Ceretto, ma aimé, del Grignoré non c'è traccia. Vai di Google, ma anche qui pochissime notizie, trovate traccie solo sulla carta dei vini di un ristorante. Cresce il mistero e anche le ipotesi. Come mai una cantina come Ceretto produce un cru di cui oggi non ve né più traccia? Provo a chiedere ad alcuni amici con decennale esperienza nel settore, ma anche qui un buco nell'acqua. Ne esce un'ipotesi un po' maliziosa... vuoi vedere che Ceretto ha provato a commercializzare un cru (un po' in stile Borgogna), per provare a piazzarlo nel mercato a prezzi elevati e successivamente l'ha ritirato a causa dei scarsi risultati di vendita? E' solo una supposizione... ma per fare chiarezza non mi resta che contattare la cantina... e così, dopo una quindicina di giorni ricevo risposta dall'addetta ai rapporti con i clienti... (che ringrazio per il gentile chiarimento) e mistero svelato... ecco cosa mi hanno detto....
"...per quanto riguarda il Barolo Grignorè di
Ceretto, le comunichiamo che si tratta di una piccolissima produzione esclusiva
per il Ristorante Guido di Costigliole, mai entrato nella nostra normale
distribuzione commerciale. Grazie all'amicizia tra il
sig. Marcello Ceretto e il sig. Guido Alciati, proprietario di uno dei
Ristoranti stellati più prestigiosi del Piemonte, per alcuni anni ('80 - '90)
si è vinificata l'uva proveniente dal vigneto Grignorè di Serralunga, sottozona
Gabutti (menzione geografica) solo per Guido, il quale, essendo un grande
selezionatore di prodotti di eccellenza, lo serviva e lo vendeva ai suoi
clienti.
Il figlio di Guido, Piero
Alciati, ha continuato questa collaborazione con Marcello anche dopo il
trasferimento del Ristorante da Costigliole d'Asti alla sede di Pollenzo,
presso l'Agenzia di Pollenzo / Slow Food. A seguito dell'acquisizione dell'Agenzia di Pollenzo e del Ristorante Guido da
parte di Oscar Farinetti di Eataly, la collaborazione è cessata, ed il 1999 è
stato l'ultimo anno di produzione del Barolo Grignorè per Guido. La vinificazione era di
tipo tradizionale, macerazione a cappello sommerso, fermentazione malolattica e
i 3 anni di invecchiamento previsti dal Disciplinare in Botti grandi di Rovere
di Slavonia da 55 Hl. Il valore commerciale della
bottiglia di Barolo Grignorè 1999 è circa 100 Euro, ma mi ha detto Alessandro
Ceretto che Eataly lo sta svendendo, come sta svendendo molti altri vini ma non
sappiamo bene a quale prezzo".
Mistero svelato e una cena a base di capriolo in salmì con polenta é l'occasione giusta per assaggiare questa selezione del '99. Nel bicchiere sfoggia un rosso granato piuttosto scarico e velato, poco brillante. Il naso é intenso e persistente, etereo. Decisamente spinto, sfoggia una bella alcolicità (14%vol), che esalta un bouquet complesso, con profumi floreali di rosa e viola. Le note fruttate richiamano il sottobosco e le ciliege sottospirito, con una pungente speziatura a base di pepe e noce moscata. Il tutto é accompagnato da sensazioni tostate, che ricordano il caffè, il tabacco e il cuoio. E' lungo, complesso e ricco di fascino. Al palato é asciutto e deciso, di grande struttura e trama tannica. E' un vino possente, ma mai pesante o muscoloso, sfoggia complessità ed eleganza, una beva consistente ed importante, profonda e lunga. In poche parole una grande bevuta. Peccato che questa sia (o meglio era) una delle ultime bottiglie rimaste.
Se per caso ve ne capita una tra le mani, non fatevela scappare, soprattutto se siete dei collezionisti, perché tra un po' non se ne troveranno più. Per chi invece il vino non lo colleziona, ma lo beve... non disperate, bottiglie di Barolo altrettanto grandi, non mancano. Il "Grignorè" é un Barolo tradizionale, anche se non troppo rustico, ma in grado di sfoggiare il carattere che si va cercando in un grande e tipico vino di Langa.
Veronelli diceva che “Il peggior vino contadino è migliore del miglior vino industriale”.... condivido eticamente questa affermazione, ma mentirei a me stesso se "bocciasi" questo cru solo perché prodotto da una grande cantina. Quando un vino é buono... é buono ed é giusto affermarlo senza preconcetti, anche se, davanti ad uno scaffale di bottiglie di Barolo, il cuore mi spingerebbe verso altre etichette. Un gran bel Barolo.. anzi lo é ancora se riuscite a scovarlo...
Incuriosito anch'io dall'etichetta che segnala la produzione limitata, ho fatto un search e mi sono imbattuto in questo post del 2013. Interessante e esaustiva la ricerca che hai fatto. E' altresì affascinante il fatto che una bottiglia possa essere legata a una tale quantità di personaggi e luoghi.
RispondiEliminane possiedo 10 bottiglie del 1973.
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