...emblema del terroir del Mont Blanc... con questo sidro metodo ancestrale riscopriamo un'antica bevanda ricca di storia e tradizione...
Nei post precedenti vi avevo avvisato... per questo giro di Passaggi Etilici, spazio a bottiglie piuttosto particolari. Così dopo il vino al timo di Ibiza eccomi a raccontarvi una bevuta insolita, non propriamente vino... ma le affinità non mancano. Sto parlando del sidro di mele, bevanda non conosciutissima e che probabilmente alcuni di voi, avranno assaggiato in qualche pub nelle serate tra amici, come alternativa alla solita birretta. Da perfetto ignorante in materia mi ci metto anch'io nel calderone, avendo sorseggiato sidro solo un paio di volte in birreria, ritrovandomi una bibita che onestamente... non mi ha mai entusiasmato. Stappando il sidro di Maley e informandomi un po' sull'argomento ho scoperto una bevanda "sorprendente" e di ben altro spessore rispetto ai precedenti assaggi.
Siamo a ridosso del Monte Bianco, ed é proprio in quest'area geografica che unisce Italia e Francia abbracciando Valle d'Aosta, Savoia e Alta Savoia, che il sidro di mele é bevanda secolare con profonde radici storiche e culturali. Mentre in Francia (soprattutto in Normandia) si beve abitualmente riscuotendo un discreto successo commerciale, in Italia é decisamente ai margini rispetto al consumo di vino e birra. Oggi grazie a realtà come Maley, azienda italo-francese di recente costituzione, si torna a parlare di sidro anche qui. Sidro vero, realizzato con quella passione e attenzione che tanto ci ricorda il lavoro meticoloso dei viticoltori, sia nella cura dei meleti che nella fase di trasformazione in cantina. Partire quindi dal territorio delle Alpi, qui dove la cultura del sidro é storicamente radicata, recuperarne i metodi produttivi "ancestrali", utilizzare e ricercare costantemente le tipologie di mele tipiche della zona, per ottenere un prodotto che sappia esprimere e rappresentare una perfetta cartolina alpina.
Il nome stesso Maley é un tuffo nella storia di questo territorio, perché così veniva chiamata anticamente la mela della Valtournenche, oltre ad essere uno degli antichi nomi del Monte Bianco. Se il buon vino si fa in vigna, altrettanto si fa con il sidro... si é quindi partiti dalla ricerca e conseguente recupero di piante secolari, spesso situate oltre i 1000m di altitudine, utilizzando alcune varietà di melo tipiche della Valle d'Aosta come Raventze, Barbelune e Rodzetta ed una di pero Critchen d’Iveur. C'è quindi un grande lavoro alla base del progetto Maley, che non ha solo lo scopo ultimo di produrre un buon sidro, ma come per molti vignaioli, recuperare un bagaglio storico, sociale e culturale che stava scomparendo.
La Maley ha sede a Brissogne, le lavorazioni vengono effettuate a Saint Marcel nella storica distilleria La Valdôtaine e alla Novalaise nel cuore della Savoia, mentre i meleti sono sparsi in varie zone tra Valle d'Aosta, Savoia e Alta Savoia. Sono tre le tipologie di sidro commercializzate, il Cidre Jorasses, spumantizzato, con metodo classico, proprio come si fa con il vino, il Cidre du Saint Bernard prodotto con la sola mela autoctona Raventze e il Cidre du Mont Blanc che vado a stappare, prodotto con metodo ancestrale. Un sidro spumante quindi, che nasce dal matrimonio tra la mela Raventze e la mela Coison de
Boussy, tipica della Valle di Chamonix. Secondo la tradizione delle Alpi
occidentali, durante la spremitura delle mele viene aggiunta la pera
Blesson.
Le mele vengono
raccolte a mano dalle piante centenarie sui comuni di Saint Marcel, La
Salle, Servoz e la Novalaise; quindi
vengono tritate e pigiate mediante l’uso di un torchio a rulli continuo:
il fresco mosto ottenuto, viene fatto decantare al freddo e
successivamente travasato. Non vengono aggiunti coadiuvanti enologici e la stessa fermentazione è spontanea. Raggiunti i 2,5 %vol. di alcol, la botte viene raffreddata e filtrata, si procede quindi alla messa in bottiglia del nuovo sidro e, al raggiungimento di 3,5/4 %vol., si procede a pastorizzare senza nè degorgiare nè aggiungere
coadiuvanti.
Verso e nel bicchiere ritrovo un giallo oro poco brillante, non bellissimo in controluce, velato, quasi intorbidito. Abituato ai bianchi macerati, la mancanza di limpidezza nel bicchiere non mi disturba affatto e non lo ritengo un difetto. Visivamente molto bella è invece la spuma, un paio di centimetri consistenti, compatta e cremosa, effetto Guinness se mi passate l'esagerazione, che andrà ad estinguersi molto lentamente. Al naso piuttosto tenue rispetto ad un vino, sviluppa una gradevole e fresca fragranza, dove la dolcezza caratteristica del sidro si unisce a note più pungenti e amarognole, come fiori di campo, mela verde, cedro. Alla beva svela il suo lato migliore... dinamico, snello, effervescente... squisitamente dolce, ma ben bilanciato da una punta di acidità e da una discreta mineralità... giusto un tocco di sapidità per ricordarci che siamo ai piedi del massiccio più alto d'Europa.
Bollicine e spuma accompagnano con grande delicatezza la beva, senza mai gonfiarci o appesantire. Anche dal punto di vista gustativo, risulta appassionante l'intreccio di retrogusti che ammaliano il palato, dalle mele gialle mature, alla punta acida delle mele verdi, fino alla dolcezza "polposa" delle pere sul finale, adagiate su fondo sapido amarognolo.
Provate a dimenticarvi l'ultimo sidro che avete bevuto al pub o lo Strongbow qualcosa che pubblicizzano in televisione... ed immaginarvi un buon spumante a base di mela anziché di uva... giusto per farvi un'idea... immagina...puoi!! Proprio per questo il sidro Maley può essere un originale alternativa al solito prosecchino che stappate per l'aperitivo, (la mia compagna l'ha confuso con uno spumante) ... un buon bicchiere di questo "cidre du Mont Blanc", servito fresco durante una calda serata estiva in abbinata ad un bel piattone con fichi, culatello o crudo di Parma e mozzarelline di bufala... potrebbe svoltarvi l'estate.
Una bella sorpresa e una bella ventata di leggera freschezza alpina che potete trovate qui intorno alle 13 euro... Al di là della piacevole bevuta, mi é piaciuta la volontà di ridare lustro e nuova vita a tradizioni e usanze antiche, oltre che salvaguardare la biodiversità di un territorio unico. Un bel progetto...
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