Una "semplice complessità", che si traduce in due parole, pulizia e finezza... un sorso che rasenta la perfezione stilistica senza appiattire il carattere e la tipicità dell'uvaggio e del terroir.
Il primo post su Simo diVino dopo la pausa estiva (ebbene si.. anche i
blogger vanno in ferie) è sempre un po’ speciale, perché speciale è tornare ha
gustare del buon vino in tranquillità dopo 3 settimane di astinenza dal nettare di
bacco. Come dire, approfitto dei viaggi estivi per concedermi una pausa da
tutte quelle abitudini (tra cui anche quelle più piacevoli, come stappare una
bottiglia e scriverne sul blog) che mi coinvolgono per gran parte dell’anno. Se
la spina si deve “staccare”, allora meglio farlo nettamente, niente viaggi
all’insegna del buon bere, niente tecnologia per rimanere connesso con il web…
si abbassa la saracinesca e via… zaino in spalla e chiuso per ferie.
Ora che sono tornato dal mio giro “massacro” in Cina, con grandi bevute di
TsingTao (1 euro la bottiglia da mezzo litro per questa “annacquata” birra
cinese, sfido chiunque a non approfittarne...), mi appresto con ritrovato entusiasmo e sete animalesca a stappare una
bella e buona bottiglia “made in Italy”. Il ritorno merita una bevuta di livello e lo faccio con un bianco friulano,
vuoi perché il clima ancora estivo mi invoglia a “picchiare” due branzini sulla
griglia, vuoi perché questa è “involontariamente” un’estate in cui si è parlato molto di Friuli... oltre a Borgo del Tiglio di oggi, alcuni dei bianchi di cui ho scritto recentemente portano il nome di Terpin e
Skerk a cui si aggiungono un paio di cene accompagnate da Ribolla
e Friulano, senza dimenticare il tam-tam mediatico scatenato dalla "facebookkata-allucinante" di Fulvio
Bressan insomma.. tanta "roba" friulana...nel bene e nel male!!
Tornando all'argomento di oggi, visto che manco da un po' e avrete voglia di leggere dei post nuovi, eccovi la Malvasia di Borgo del Tiglio e del suo vignaiolo Nicola Manferrari. Siamo a Brazzano in provincia di Gorizia, piccola frazione del comune di Cormons, nella zona collinare del Collio, famosa per la qualità dei suoi vini bianchi (quasi impossibile bere male da queste parti!!).
Accantonato il giovanil mestiere di farmacista, Nicola inizia a prendersi cura di questo suggestivo borgo in pietra e delle vigne circostanti, dopo la morte del padre, quindi più per necessità che per volontà... ma da quel momento in poi non tornerà più indietro, la sua strada era segnata... vignaiolo! Nel corso degli anni, vendemmia dopo vendemmia, Borgo del Tiglio inizia un percorso di crescita qualitativa, attraverso scelte radicali e personali, spesso controtendenza, forgiando vini con un ben distinto marchio di fabbrica. Quando tutti cercavano di rendere i vini grassi e potenti, quando si guardava al Friuli, capiscuola dei bianchi macerati, Nicola puntava già alla fine complessità dei bianchi di Borgogna e anche oggi mentre molti rinnegano le barriques per l'acciaio, puntando su vini più diretti, beverini ed economici, a Borgo del Tiglio si tira dritto per la propria strada, legni piccoli e vini complessi (anche nel prezzo). Una vinificazione moderna con l'utilizzo sapiente delle barriques, la selezione delle uve, tra i primi a ridurre i trattamenti e tanta meticolosa applicazione/sperimentazione per dare vita alla sua idea di vino perfetto, quando ancora in Friuli si commerciavano bottiglioni a basso e di qualità mediocre.
Attualmente dai circa 9 ettari vitati, vengono prodotte 35.000 bottiglie, molte delle quali destinate al mercato internazionale. Dai caratteristici uvaggi friulani, come Tocai e Malvasia Istriana, a quelli più internazionali come Chardonnay, Riesling e Sauvignon, tutti contraddistinti da una precisa nota stilistica. In abbinata anche il Milleuve (bianco e rosso) e il progetto marchigiano di Contrada Tenna. Tre i vigneti principali... il Brazzano proprio attaccato al Borgo, il Cà delle Vallade e il Ruttars. Vigne di età variabile, che in alcuni casi raggiungono anche i 50 anni di età, rese volutamente basse, gestione accurata e utilizzo delle uve migliori per i vini da bottiglia (nelle grandi annate vengono prodotte le versioni "selezione"), mentre il restante viene venduto come sfuso, in quantità variabile nel rispetto qualitativo di ogni singola annata.
L'equilibrio e la qualità delle uve é di grande importanza, così come il sapiente lavoro in cantina, quindi selezioni attente, gestione separata delle uve e un approccio "sottrattivo" alla materia, perché i vini non si pasticciano... fino alla scelta stilistica di vinificare in fusti di legno francese da 250 litri.
Il tappo che faccio saltare oggi é della Malvasia 2009, versione etichetta bianca (c'è anche la selezione "etichetta nera" per questa ottima annata), bottiglia stilosa ed elegante, venduta tra le 22-25 euro in enoteca (quasi il doppio per la selezione). Quindi prezzi importanti per un bianco "base" ma che parte da standar qualitativi elevati. Vinificazione e affinamento (1 anno) in barriques, pressatura soffice e leggera filtrazione per gravità.
Di un giallo paglierino tenue e piuttosto scarico, limpido
e fluido... visivamente esprime una piacevole sensazione di leggerezza. Naso
ricco e complesso, ma senza mai eccedere in spigoli e forzature, è una brezza
fine, leggera ed elegante.. capace di esprimere il carattere dell'uvaggio senza dover
mai alzare la voce. Lentamente, in un amalgama perfetto, si apre una varietale
articolata che ci solletica il naso… le note aromatiche della Malvasia tra il
dolciastro del frutto maturo e l’amarognolo degli agrumi, poi il tuffo in un campo fiorito, la vena minerale del suolo roccioso, il calore
del legno. Una "semplice complessità", che si traduce in due parole, pulizia e finezza. La beva scivola via piacevolmente sulla stessa linea stilistica che ne ha contraddistinto l'olfatto... fine
ed elegante, con un sorso di grande appagamento, per un vino che sa mantenere una vibrante
tensione, ma senza affilare troppo la lama, lasciando una piacevole sensazione di "morbidezza cremosa", supportata da una leggera acidità che
conferisce ulteriore freschezza e dinamicità, in un equilibrio perfetto tra le componenti, per un sorso che rasenta la perfezione stilistica senza appiattire il carattere e la tipicità dell'uvaggio e del terroir.
La stoffa del grande vino c’è tutta… la classe del campione,
che con semplicità apparente, riesce a racchiudere una beva ricca e piena,
strutturata e longeva.. per un vino che non ti stanchi mai di bere. Manferrari mi ricorda un folk singer, di quelli schivi e poco inclini a farsi fotografare per Rolling Stones, di quelli che riescono a stregarti seduti su uno sgabello solo voce e chitarra acustica. Non c'è bisogno di caricare il pezzo con inutili marchingeni ed effetti speciali... la canzone esce perfetta già così, incredibilmente ricercata e raffinata, quanto pop... te ne innamori al primo ascolto e ti emozioni ogni volta che la senti, affascinato da tutte quelle sfumature intriganti, solo apparentemente celate dalla semplicità del chitarra e voce...
L'avventura di Nicola Manferrari prosegue dritta e lontano dai riflettori da oltre 30 anni (difficilmente ne troverete traccia sulle guide), ma abbiate l'accortezza di cercare i suoi vini... sono purtroppo un po' costosi, almeno per chi come il sottoscritto, comprare un bianco da 25 euro diventa impegnativo, ma credo che valga un sacrificio anche in virtù della longevità dei suoi vini. Forse questo é stato l'unico neo di questa mia bevuta... aver avuto fretta di stappare... per quanto incredibilmente perfetta, ancora 3 o 4 anni di cantina avrebbero ulteriormente esaltato questa Malvasia in espressività e complessità. I grandi vini si sa, bisogna saperli aspettare e cogliere...(dalla cantina!!)
L'avventura di Nicola Manferrari prosegue dritta e lontano dai riflettori da oltre 30 anni (difficilmente ne troverete traccia sulle guide), ma abbiate l'accortezza di cercare i suoi vini... sono purtroppo un po' costosi, almeno per chi come il sottoscritto, comprare un bianco da 25 euro diventa impegnativo, ma credo che valga un sacrificio anche in virtù della longevità dei suoi vini. Forse questo é stato l'unico neo di questa mia bevuta... aver avuto fretta di stappare... per quanto incredibilmente perfetta, ancora 3 o 4 anni di cantina avrebbero ulteriormente esaltato questa Malvasia in espressività e complessità. I grandi vini si sa, bisogna saperli aspettare e cogliere...(dalla cantina!!)
Raramente capita di bere vini così articolati e al contempo equilibrati e bevibili... fini ed eleganti, in una regione che si contraddistingue per i bianchi macerati (potremmo a questo punto aprire un dibattito sui bianchi friulani... meglio vinificazione in bianco o in rosso?), tanto che non sono riuscito ad avanzare il bicchiere del giorno dopo e mi sarei spazzolato molto volentieri un'altra bottiglia di questa Malvasia la sera stessa, se solo ne avessi avuta un'altra in cantina... Siccome non voglio farvi mancare nulla e le gioie vanno condivise, vi dico anche dove potete acquistare i vini del Borgo... (clicca qui). Alla prossima recensione perché mi aspetta un'altro grande bianco di territorio, ma dallo stilo molto differente... per l'autunno e i vini rossi posso ancora aspettare...
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