...sa essere contadino e artigianale, sa esprimere la potenza e il vigore
che ti aspetti da un vino che non si piega alle tendenze e ti stupisce
con una beva mai doma, ricca di succo e di polpa masticabile, che ci
lascia felici e appagati, obbligandoci a leccarci le labbra una volta
posato il bicchiere.
E' con non poco entusiasmo che mi appresto a scrivere di questo "piccolo" ma grande Chianti dei Colli Senesi. Deve ammettere che in questo caldo inizio di Agosto, ho bevuto soprattutto vini bianchi ed era da un po' che non mi bevevo un rosso con così grande piacere e soddisfazione. Per raccontarvela tutta devo partire dall'inizio, ovvero dall'acquisto di questo Chianti (e del loro ottimo farro) dell' Agricola Pacina, azienda gestita da Giovanna Tiezzi e Stefano Borsa in quel di Castelnuovo Berardenga, che ho avuto modo di incontrare a Vini di Vignaioli in quel di Fornovo. Ho assaggiato i loro vini e alla fine ho optato per questo Chianti che mi é sembrato il più interessante del lotto, oltre che venduto ad un prezzo decisamente onesto (12 euro).
Pacina il cui nome di origine etrusca significa niente meno che "Bacco", ha la propria sede in un antico convento del decimo secolo, in un ambiente dove regna la biodiversità, tra vigneti (circa 10 ha.), boschi, oliveti, cereali e altro ancora. In grande armonia con la natura circostante, in questa terra di confine tra il Chianti Classico e quello dei Colli Senesi, Giovanna e Stefano non conducono semplicemente un'azienda agricola, ma protraggono una cultura rurale che affonda le radici in un passato ricco di storia, tradizioni e cultura. La scelta del biologico appare quasi scontata e obbligato per chi vuole vivere in simbiosi con l'ambiente circostante... e mantenerne vivo il carattere e l'unicità. La gestione naturale della vigna, il ridotto interventismo in cantina, la riduzione delle rese a 50ql/ha., sono il mezzo affinché la tipicità rurale di Pacina possa esprimersi nei loro vini. Su terreni principalmente sabbiosi/argillosi, si coltivano Sangiovese, Canaiolo, Ciliegiolo e Syrah per i rossi, Trebbiano e Malvasia per i bianchi, per una produzione annua di circa 45.000 bottiglie.
Il vino che vado a stappare é un Chianti dei Colli Senesi, annata 2008, quasi un Sangiovese in purezza se non fosse per quel 3% di Canaiolo e Ciliegiolo. Le uve fermentano in vasche di cemento sui lieviti indigeni, e ci rimangono a macerare per ben 6 settimane. Affinamento piuttosto lungo, 14 mesi in fusti da 500 litri e botti da 17/25 hl di rovere, più un anno in bottiglia. Vino non filtrato.
Allora, fatte tutte le dovute mosse necessarie per servire il vino ad una temperatura più o meno adeguata (qui in prealpi si bolle!!) mi ritrovo un vino che onestamente non ricordavo così "buono"!! Nel bicchiere un rosso rubino intenso, concentrato e profondo, ma dai riflessi vivi e brillanti.... vino consistente e tosto come non mi capitava da un po' (anche perché in estate prediligo i bianchi )... al naso mantiene le aspettative... vinoso ed intenso, dritto e persistente, leggermente alcolizzato (14.5%vol.), frutta sottospirito, accompagnata da note terrose e floreali, con leggero sentore animale in sottofondo. Non un naso particolarmente complesso, che non va alla ricerca delle sfumature e dell'eleganza, ma che vuole esprimere fin da subito il suo vigore e la sua fierezza, lasciando solo dopo una buona ossigenazione, spazio alle note più fruttate e speziate. La beva ha grande corrispondenza gusto-olfattiva, con ancora un sentore alcolico leggermente sopra le righe, accompagnato da un tannino ancora su di giri e un corpo pieno, ricco di materia, splendidamente equilibrato da una componente sapido-minerale che mantiene il vino "su di giri", teso e sul pezzo.
Queste le sensazioni della prima mezza bottiglia.... Ritappata con il suo stesso tappo di sughero, l'abbandono in cucina e la ripesco il giorno dopo, me la bevo i giardino tutto solo.... io, il Chianti e un buon libro. Il vino si é rilevato ancor più buono rispetto al giorno prima.... puzzetta sparita, alcool calmirato... mantenuta alla grande energia ed intensità, un vino sotto certi aspetti pazzesco. Me lo sono proprio "goduto" fino all'ultima goccia, ed era da tempo che un rosso non mi regalava un così "rustico" appagamento. Da una parte abbiamo ancora chi persevera a produrre vini con il ricettario, omologati e costruiti, vini spesso legnosi e pesanti, seduti dopo il terzo bicchiere (sempre che si siano alzati), dall'altra la contro-tendenza di sgrassare il più possibile i vini, puntare sulla leggerezza, sullo stile "Borgogna"... ma per fortuna nel mezzo ci sono vini genuini come questo Chianti a cui poco importa della tendenze e riesce con innata semplicità ad esprimere l'autenticità e la ruralità del luogo in cui nasce. Per questo é "sovversivo", perché sa essere contadino e artigianale, sa esprimere la potenza e il vigore che ti aspetti da un vino che non si piega alle tendenze e ti stupisce con una beva mai doma, ricca di succo e di polpa masticabile, che ci lascia felici e appagati, obbligandoci a leccarci le labbra una volta posato il bicchiere.
A suo modo un "grande" vino perché ti manda a letto contento, appagato e soddisfatto... questo é il vino che ogni oste dovrebbe servire ai propri ospiti... ma non dimenticatevi che questo è un vino dal grande potenziale, e se a differenza del sottoscritto, lo saprete aspettare ancora qualche annetto, potrebbe ulteriormente evolvere, mantenendo vivo il suo carattere e la sua autenticità, acquisendo maggior complessità e sfumature...
Rapporto qualità/prezzo assolutamente eccellente, da fare scorta in cantina (a me é rimasto solo mezzo pacchetto del loro farro), ed inserire nella classifica dei "the best" per l'anno in corso... di sicuro é un vino che per sincerità espressiva e godibilità di beva vi rimarrà indubbiamente nel cuore... e visto che é tempo di vacanze... se siete in Toscana non dimenticatevi di passare da queste parti...
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